Gli effetti del piano Fiat Governo: 2.894 licenziamenti

 

E’ questo il drammatico risultato a cui è giunta l’applicazione del piano di Fiat e Governo del dicembre 2002. Oltre le dichiarazioni,la cruda realtà è rappresentata da questa tabella:

 

Provincia

Quadri/Impiegati

Ais

Operai

Totale

Torino

461

0

1406

1867

Milano

116

0

281

397

Bologna

3

0

0

3

Roma

7

0

5

12

Frosinone

76

17

241

334

Napoli

61

0

4

65

Palermo

25

5

186

216

Totale

749

22

2123

2894

 

Oggi, 30 luglio, al ministero del Lavoro Fim, Uilm e Fismic hanno firmato la mobilità proposta da Fiat e Governo che, di fatto, accetta il piano che unitariamente era stato rifiutato il 5 dicembre 2002. Questo piano prevede ben 2.100 lavoratori in mobilità lunga.

 

Fatto ancora più grave è che, con questa operazione, Torino perde altri 1.867 posti di lavoro e si impoverisce drammaticamente la struttura industriale torinese, così come quella di Milano, Frosinone (Cassino) e Palermo.

 

Siamo sempre in assenza di un piano industriale che dia prospettive e sviluppo all’industria dell’auto, a partire da Torino.

 

I licenziamenti non aiutano a mantenere l’auto in Italia.

 

E’ per questo che riteniamo grave che altre organizzazioni abbiano pensato di aderire a quanto proposto dall’Azienda, anche perché il piano presentato dal nuovo amministratore delegato, il cosiddetto “Piano Morchio”, già prevede ulteriori esuberi, sia per l’auto che per le altre aziende del gruppo Fiat - Comau, Magneti Marelli, Iveco, Case New Holland - per altri 2.800 addetti.

 

Noi pensiamo invece che si debba richiedere un tavolo di trattativa con il Gruppo Fiat per ridiscutere un piano industriale che porti sviluppo e non licenziamenti, con un intervento pubblico ed istituzionale che garantisca il mantenimento di un’industria italiana dell’auto.

 

Per questi motivi a settembre, visto che ora tra Cassa integrazione e ferie le fabbriche sono chiuse, riprenderemo, nel Gruppo Fiat, le iniziative di lotta su questi temi.

 

                                                                                                Fiom-Cgil nazionale

 

Roma, 30 luglio 2003