La Federmeccanica, la Fim e la Uilm verso un accordo separato che lede i diritti dei lavoratori e sopprime la democrazia sindacale.
La Fiom chiama tutti i metalmeccanici alla lotta per un vero contratto nazionale.

 

Dopo gli ultimi incontri per la vertenza per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, la Federmeccanica, la Fim e la Uilm si avviano verso l'accordo separato.

Nell'ultimo incontro, la Federmeccanica ha esplicitamente e formalmente dichiarato di ritenere inaccettabile tutta l'impostazione contenuta nelle richieste della Fiom e di non essere intenzionata a trattare su di essa. Nello stesso tempo, la Federmeccanica ha presentato una serie di posizioni e proposte scritte che, per essa, rappresentano le condizioni dell'accordo.

Sulla lotta alla precarietà, la Federmeccanica ha respinto tutte le richieste della Fiom e ha invece chiesto di inserire nel Contratto nazionale di lavoro le norme contenute nella Legge n.30 (ex 848), approvata recentemente dal Parlamento. Questa legge introduce tutte le forme possibili e immaginabili di precarietà del lavoro e chiedendo di trasferirla nel contratto, la Federmeccanica destruttura tutte le regole e i diritti contenuti nella normativa contrattuale.

Inoltre la Federmeccanica cancella tutte le norme che regolano i contratti a termine e chiede di applicare il Decreto n. 368, che liberalizza tutte le forme di contratto a termine. La Federmeccanica rifiuta di discutere dei co.co.co., delle terziarizzazioni, del decentramento produttivo e naturalmente di stabilire un tempo massimo a tutte le forme di precarietà del lavoro.

Sugli orari di lavoro, la Federmeccanica ha respinto tutte le richieste della Fiom di riduzione degli orari per i turni più faticosi, accettando solo la smonetizzazione delle quattro ore residue monetizzate per i turnisti. Gravissima poi la richiesta degli industriali di trasferire nel contratto il decreto legislativo ultimo sugli orari, con la richiesta evidente di cancellare l'orario massimo settimanale e di trasformarlo in orario plurisettimanale medio. La Federmeccanica non ha titolo per chiedere l'applicazione della legge nel contratto, perché la legge stessa non lo prevede, ma vuole così ottenere la totale flessibilità degli orari settimanali.

Sull'inquadramento, la Federmeccanica ha respinto tutte le richieste di miglioramento normativo e di coinvolgimento delle Rsu nella sua applicazione. La Federmeccanica ha proposto una Commissione nazionale, che dovrebbe scrivere il nuovo inquadramento entro il prossimo contratto nazionale. In questo modo si delegittima l'attuale inquadramento, senza chiarire prima che cosa sarà sostituito ad esso e si dà mano libera agli industriali per mettere in discussione gli attuali diritti dei lavoratori.

Sui diritti, la Federmeccanica ha respinto tutte le principali richieste della Fiom, sulla salute e la sicurezza nel lavoro, sulla malattia, sul diritto allo studio. Su quest'ultimo punto, la Federmeccanica propone di trasformare le 150 ore in un istituto legato alla formazione professionale aziendale, cancellando nei fatti il diritto dei lavoratori a permessi per una formazione più generale.

Sulle trasferte, sulla reperibilità, e su altre normative la Federmeccanica ha respinto le richieste della Fiom, in particolare escludendo dalla normativa sulla reperibilità tutti gli impiegati di 6° e 7° livello. Inoltre, ha presentato testi, a partire da quello sulle procedure per l'assunzione, che prefigurano un potere delle aziende di avere a disposizione i lavoratori in qualsiasi momento e in qualsiasi località.

Sul salario, la Federmeccanica ha respinto le richieste della Fiom e ha controproposto, peggiorandolo, lo stesso meccanismo dell'accordo separato del 2001. La Federmeccanica ha dichiarato la disponibilità ad aumenti solo del 4,3%, pari a 68 euro al 5° livello e a poco più di 50 al 3°, per quanto riguarda la vigenza contrattuale. Ha inoltre aggiunto la disponibilità a un aumento che scatti dal 1° gennaio 2005, che sia considerato un anticipo delle spettanze del nuovo contratto e che copra la differenza tra inflazione reale e inflazione programmata per il 2003. Andando avanti di questo passo, con l'anticipo sempre più esteso di spettanze dei nuovi contratti, si arriverà a un momento nel quale la Federmeccanica potrà dire che l'aumento contrattuale è 0 perché tutto è già stato anticipato nei precedenti accordi contrattuali.

Di fronte a queste posizioni di assoluta rigidità e, in alcuni casi, di vera e propria contropiattaforma di Federmeccanica, la Fiom ha proposto alla Fim e alla Uilm di fare fronte comune trovando ove possibile posizioni unitarie e soprattutto concordando procedure democratiche che affidino ai lavoratori il giudizio sulle intese.

La Fim e la Uilm hanno respinto tutte le proposte unitarie della Fiom, dichiarando di essere intenzionate a perseguire un accordo separato e a non farlo votare dai lavoratori.

In questo modo la Fim e la Uilm agevolano e condividono l'attacco della Federmeccanica allo stesso istituto del contratto nazionale. In cambio di questa scelta ricevono la costituzione di un Ente bilaterale, finanziato dalle aziende, nel quale le Organizzazioni sindacali dovrebbero amministrare oggi la formazione professionale e domani il mercato del lavoro e le stesse relazioni sindacali.

La Federmeccanica non ha proposto un vero contratto nazionale, ma di realizzare una sorta di contratto delega, nel quale commissioni paritetiche, prive di un reale controllo democratico, possano riscrivere le normative più importanti sulla base della legislazione lesiva dei diritti del lavoro che sta avanzando, del Patto per l'Italia, degli accordi separati che tanto danno hanno fatto in questi ultimi anni ai lavoratori.

In questo modo si mette in discussione lo stesso istituto del contratto nazionale e tutti i diritti dei lavoratori diventano precari.

Gravissima poi è la scelta della Federmeccanica, della Fim e della Uilm di giungere a un accordo di questa portata senza preoccuparsi minimamente della verifica democratica del consenso dei lavoratori.

Fare un accordo separato con organizzazioni di minoranza che non sottopongono l'accordo al voto dei lavoratori significa delegittimare il contratto e tutta la contrattazione, affermare il principio che si fa l'accordo con chi ci sta al prezzo più basso, applicare la legge della giungla alle relazioni sindacali.

La Fiom si oppone e si opporrà sempre a questo stravolgimento dei diritti dei lavoratori e chiama i metalmeccanici a mobilitarsi per difendere il loro contratto, la piattaforma che hanno votato in 454.000, il loro diritto a decidere e a contare.

No agli accordi separati, no ai soprusi contro la democrazia sindacale, sì al Contratto nazionale.

 

Segreteria nazionale Fiom-Cgil

 Roma, 30 aprile 2003