Comunicato della Segreteria nazionale della Fiom: no alla delega delle pensioni e a tutta la politica economica del governo

 

La delega sulle pensioni sulla quale il governo ha posto la fiducia per evitare qualsiasi confronto politico e sociale, rappresenta un altro durissimo attacco ai diritti e alle condizioni sociali delle lavoratrici e dei lavoratori.

Si allunga l’età pensionabile, quando nelle aziende i processi di ristrutturazione colpiscono in primo luogo le lavoratrici e i lavoratori più anziani, con il rischio che alla disoccupazione e alla precarizzazione dei giovani si aggiunga quella, in concorrenza sul mercato del lavoro, delle persone mature. In questo modo il trattamento di mobilità fino alla pensione, spesso utilizzato durante i processi di ristrutturazione aziendale, viene messo in discussione, con il rischio che migliaia di lavoratori anziani si trovino senza tutela, troppo vecchi per lavorare ma anche troppo giovani per andare in pensione. Per queste ragioni è inevitabile che la delega sulle pensioni abbia riflessi negativi su ogni vertenza per ristrutturazione. La Fiom, in ogni caso, è impegnata a impedire il licenziamento dei lavoratori anziani.

Si accrescono inoltre i danni per la salute psicofisica dei lavoratori, soprattutto quelli sottoposti a mansioni più faticose e ripetitive, per i quali l’allungamento dell’età lavorativa significa peggioramento complessivo delle condizioni di vita.

Il “sequestro” del Tfr, teoricamente per la previdenza integrativa, in realtà per favorire le assicurazioni private e per coprire, con una tassa sui salari, altri buchi della spesa pubblica, colpisce le retribuzioni e il potere d’acquisto dei lavoratori, senza garantire in alcun modo un miglioramento della condizione contributiva dei più giovani. Occore, invece, far sì che i lavoratori possano scegliere consapevolmente se destinare il proprio Tfr ai fondi integrativi contrattuali, oppure se conservarlo nella propria retribuzione. La Fiom avvierà una campagna informativa capillare tra i metalmeccanici, per contrastare ogni iniqua forma di sottrazione ai lavoratori del sacrosanto diritto alla scelta su come utilizzare una parte della propria retribuzione.

La manovra iniqua sulle pensioni, fatta unicamente, come ha dichiarato il Presidente del Consiglio, per ottenere un migliore giudizio sui conti pubblici dalla finanza internazionale e dalla comunità europea, rivela come tutta la politica economica del governo punti a far pagare ai lavoratori e ai pensionati i costi di scelte profondamente sbagliate e anche inefficaci sul piano dello sviluppo.

La finanziaria che si annuncia con il Dpef, la manovra correttiva, i costi di un’eventuale riduzione delle tasse ai ricchi, determineranno un pesantissimo taglio ai servizi sociali e alla spesa pubblica, un salasso sulle buste paga e sul tenore di vita di tutto il mondo del lavoro, che deve essere respinto e contrastato con il massimo della forza democratica.

Dopo anni di caduta del potere d’acquisto, dopo che i salari reali non reggono l’andamento effettivo dell’inflazione, le misure del governo sulla sanità, sulla scuola, sulle pensioni, su tutti i servizi pubblici, rischiano di aprire una falla insopportabile in tutti i redditi del mondo del lavoro.

Per tutte queste ragioni, la Fiom ritiene che sia giunto il momento in cui tutto il movimento sindacale compia una scelta di rottura profonda con le politiche economiche e sociali di questo governo. Occorre una forte mobilitazione, fino allo sciopero generale, e va chiarito alle istituzioni e all’opinione pubblica democratica che la politica economica del governo rende impraticabile qualsiasi forma di dialogo sociale.

La Confindustria, a sua volta, va chiamata ad assumere precise responsabilità. Dopo il documento profondamente negativo consegnato alle confederazioni, è necessario che le organizzazioni delle imprese chiariscano se intendono assecondare, rivendicando interessi corporativi, la politica economica del governo, o se invece ritengono che questa sia un danno anche per il sistema industriale.

La Fiom conferma, con ancora maggiore convinzione dopo queste gravi scelte antisociali del governo, la decisione di non tenere in alcun conto dei tassi di inflazione programmata per i rinnovi contrattuali. Il prossimo biennio dei metalmeccanici dovrà invece garantire un forte recupero del potere d’acquisto dei lavoratori. Questa sarà la proposta che la Fiom rivolgerà alle altre organizzazioni sindacali, nel confronto per realizzare una piattaforma comune.

La Segreteria nazionale della Fiom esprime totale sostegno a tutte le iniziative di mobilitazione e di lotta che sono in corso, anche in queste giornate, per protestare contro la politica economica del governo e l’attacco alle pensioni. Il Comitato centrale, per l’8 e il 9 settembre, definirà le ulteriori iniziative che la categoria proporrà per contrastare la politica economica del governo e per difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

 

La Segreteria nazionale della Fiom  

Roma, 28 luglio 2004