Sistema Sociale Usa
Ve la inviamo perché riteniamo che abbia notevole interesse per la sintesi semplice ed efficace che essa fa del sistema sociale, previdenziale e sanitario, esistente attualmente negli Usa. Ricordiamo che il principale sindacato degli Stati Uniti, la Confederazione AFL-CIO, sindacalizza il 5% del lavoro privato e il 10% di quello pubblico. Caro
Guglielmo, Savino, Luigi e delegazione sindacale tutta, Benvenuti
a Washington. La
RSU dell'Ambasciata e tutto il personale vi ringraziano per aver chiesto
di incontrarci e, soprattutto, per la lotta che state portando avanti
contro la truffaldina proposta di riforma delle pensioni. Continuate a
battervi per modificarla radicalmente e per una eventuale riforma che,
pur accettando perfezionamenti della riforma Dini, salvaguardi il
principio della previdenza sociale pubblica e sviluppi un sistema
complementare sicuro e controllato da dirigenti scelti dai lavoratori. Vi
invitiamo anche a mantenere questa unità e determinazione in difesa di
altri prevedibili attacchi al sistema della sicurezza sociale in Italia. Abbiamo
mille ragioni per lottare contro l'attuale proposta di riforma delle
pensioni. Tuttavia, noi che viviamo negli Stati Uniti, molti di noi solo
per pochi anni, abbiamo qualche ragione in più per lottare contro tale
proposta e per preoccuparci ogni qualvolta si parla di riformare il
"welfare state" in Italia ed in Europa. Le Organizzazioni
Finanziarie Internazionali e la maggioranza degli economisti
statunitensi, regolarmente, ormai da più di dieci anni, chiedono
all'Europa ed all'Italia di ridurre le spese per la previdenza e la
sicurezza sociale. Sappiamo che qualche volta questi economisti hanno
ragione, soprattutto quando si riferiscono agli sprechi e eccessi che
alcuni sistemi hanno perpetrato negli anni '80. Tuttavia, gli stessi
critici dei sistemi europei non dedicano molta attenzione ai problemi
sociali creati dal sistema statunitense che, quasi sempre, ci propongono
come modello. Allora
diamoci una occhiata noi, insieme.
Pensioni: Solo
il 48% dei lavoratori dipendenti privati statunitensi hanno una qualche
forma dì previdenza. E, in linea di massima, si può dire che le
pensioni di questo 48% si suddividono in due categorie: casse
professionali alimentate da contributi o "benefit plans" e
fondi d'investimento aziendali o privati, i cosiddetti 401(k)s. Oggigiorno
i lavoratori che hanno la fortuna di avere le casse professionali sono
solo il 21% e sono in continua diminuzione (nel 1980 erano il 37%).
Queste casse gestiscono i contributi versati dal datore di lavoro e dal
lavoratore. La pensione è garantita dallo Stato federale o dagli Stati
tramite il "Pension Benefit Guaranty Corporations (PBGC)". C’è
da dire comunque che, anche per questa forma ormai residuale di
previdenza, le certezze stanno vacillando poiché proprio pochi giorni
fa, per l'esattezza il 25 settembre u.s., uno dei Direttori della FED ha
annunciato che il PBGC è sotto capitalizzato di oltre 400 miliardi di
dollari. L'altro
27% dei lavoratori (nel 1980 erano solo il 7%) hanno invece i piani o
fondi 401 (K)s. Per costoro la situazione è molto diversa e non hanno
nessuna certezza di ricevere un giorno la pensione. Essi corrono infatti
il doppio rischio del fallimento della loro azienda e dei crolli di
borsa. In questo caso il datore di lavoro e il lavoratore versano i loro
contributi ad un fondo d'investimento del quale il datore di lavoro ha
un controllo totale. E' lui infatti a sceglierne i responsabili e, non
solo ne influenza le scelte, ma spesso li obbliga ad investire tutto
nella propria azienda. 1 lavoratori non hanno nessun controllo sul
management del fondo e molto spesso sono tenuti all'oscuro degli
investimenti fatti, nonché di quanto personalmente accumulano nel corso
degli anni. Enron, Worldcom, K‑Mart, ecc., avevano questo tipo di
fondi ed hanno lasciato centinaia di migliaia di lavoratori senza un
dollaro di pensione. Infine,
sulle pensioni c'è da dire che ben il 52% dei lavoratori dipendenti
privati non ha nessuna forma di previdenza sociale. Questi lavoratori
predispongono la propria pensione in maniera completamente personale e
privata, dovendo risparmiare, investire e correre tutti i rischi. Può
sembrare molto bello e liberale, ma, a noi non piace e fa venire i
brividi per l'assoluta mancanza di solidarietà sociale, nonché per i
rischi connessi a tale sistema. (dati AFL-CIO) E
vediamo la situazione della sanità. Per
i 122 milioni di lavoratori dipendenti la situazione è la seguente: A
41 milioni (21 a part‑time e 20 a tempo pieno) le aziende non
offrono nessuna copertura sanitaria; a
40 milioni di lavoratori l'azienda offre la scelta fra due tipi diversi
di assicurazioni private; agli
altri 41 milioni l'azienda offre un tipo di assicurazione privata senza
alcuna possibilità di scelta. Tali
assicurazioni sono scelte dal datore di lavoro ed il costo medio annuale
del premio, per chi ha famiglia, è stato di $ 9.068 nel 2003. Il
lavoratore, sempre nel 2003, ha pagato in media mensilmente e di tasca
sua circa $ 201. Inoltre, ogni piano assicurativo aziendale o polizza ha
coperture specifiche e limitate, mentre per le prestazioni coperte c'e
quasi sempre da pagare un ticket: nel 35% dei casi per i ricoveri in
ospedale; nel 90% degli acquisti di farmaci e nel 100% delle visite
mediche. Tali tickets variano tra il 10 ed il 30%. La
situazione potrebbe sembrare anche "solo privatizzata", se non
si sapesse però che oltre ai 40 milioni di lavoratori dipendenti non
assicurati, almeno dal datore di lavoro, ci sono altri 44 milioni di
cittadini senza alcuna copertura sanitaria. Infine,
sulla sanità c'è da dire che i premi assicurativi sono in allarmante
aumento, negli ultimi anni sono aumentati di oltre il 10% all'anno. nel
2003 del 13,9%. Tali aumenti sono automaticamente caricati e ripartiti
sulla quota che paga il lavoratore. (Dati:
Washington Post e Kaiser Family Foundation). Il
Washington Post, il 30 ottobre, scriveva che siamo in presenza di una
"erosione del contratto sociale che lega l'individuo alla società.
Il giornale parlava solo di sanità, ma, probabilmente, se mettesse
insieme un'altro articolo sulle pensioni e sui tagli al "welfare
state" statunitense fatti in questo ultimo decennio, dovrebbe
scrivere di cancellazione del contratto sociale e di solidarietà
sociale orinai affidata quasi esclusivamente alle opere religiose di
carità. Abbiamo
voluto parlarvi di questa situazione, ben sapendo che voi la conoscete
meglio di noi, solo per confermarvi che ciò non è solo "cattivo
giornalismo o statistiche lette male", ma, se ne ha conferma sul
campo frequentando, parlando e "sentendo" i problemi dei
lavoratori locali. Tenete
presente tutto questo nei vostri incontri di questi giorni, poiché
molto probabilmente solo la AFL‑CIO ed il suo Presidente Sweeney
vi parleranno di questi problemi, altri non li conoscono o non ne
parlano. Negli Stati Uniti se ne parla molto poco, sono stati
emarginati, se non cancellati, dal dibattito politico e dalla
maggioranza dei media. Mentre, noi ci teniamo che voi torniate in Italia
ancora più convinti della giustezza della battaglia che state
conducendo in difesa del sistema pensionistico italiano e, più in
generale, della previdenza pubblica e del sistema di sicurezza sociale. Lasciateci
infine aggiungere due parole sulla Amministrazione Pubblica italiana e
sul Ministero degli Affari Esteri. Anche nel nostro settore c'è chi
spinge e agisce nel senso delle privatizzazioni all'americana. Ebbene,
anche su questa tendenza noi siamo critici e scettici e possiamo
smentire la favola della rapidità ed efficienza dell'amministrazione
statunitense. Molto spesso la differenza è fatta unicamente dalla
quantità di mezzi e di persone a loro disposizione. Insomma,
anche in questo settore in Italia sono sicuramente necessari
perfezionamenti delle riforme già avviate nel corso degli anni '90.
Tuttavia, tali riforme devono essere completate e consolidate, non
controriformate o annullate. Per esempio il Ministero degli Affari
Esteri, come altri Enti pubblici appena riformati, dovrebbero essere
messi in condizione di operare a condizioni ottimali, dovrebbero
ricevere i mezzi finanziari ed il personale necessari per assolvere i
crescenti compiti derivanti dalla nuova legislazione e dalla crescente
internazionalizzazione. Servirebbe più personale, almeno sostituire
quello che va in pensione o si dimette e, soprattutto, servirebbero
maggiori finanziamenti. Vogliamo
segnalarvi infine che nelle nostre Ambasciate e Consolati prestano
servizio un gruppo di lavoratori, definiti contrattisti locali (quasi
tutti di cittadinanza italiana residenti all'estero, o comunque con
doppia cittadinanza), i quali sono esclusi dalla tutela sindacale: non
hanno diritto a votare per la RSU; le loro controversie di lavoro sono
affidate al "Foro locale". Inoltre, tutti gli impiegati a
contratto italiano o locale perdono l'assistenza sanitaria dal momento
che vanno in pensione, pur avendo versato i contributi all'INPS per
decenni. Le OO.SS. dovrebbe fare di tutto per eliminare tali problemi
nel prossimo contratto nazionale. Sappiamo
che tutto ciò dipende soprattutto dal Governo e non dalle OO.SS., ma è
bene ripetercelo per avere le idee chiare e non dimenticarlo quando ci
si deve battere in difesa della Pubblica Amministrazione e dei diritti
sindacali. Vogliamo
mantenere la promessa "delle due parole" e allora ci fermiamo
qui. Vi
auguriamo buon lavoro in questi giorni di intensi incontri. Buon lavoro
per quando tornerete in Italia e riprenderete la lotta in difesa delle
pensioni. Buon lavoro per mantenere le nostre tre OO.SS. attive ed in
prima linea in difesa dei lavoratori e dello stato sociale. Grazie
ancora per questo incontro e per il vostro saluto. La
RSU e tutto il personale dell'Ambasciata. |