Piombino.
Morto un operaio delle acciaierie Lucchini. Fiom parte civile
Martedì
15 giugno alle ore 15.10, nell’acciaieria Lucchini di Piombino a causa
di una scarica elettrica da 380 volt è morto l’operaio Giancarlo
Frangioni, di 48 anni, residente a Piombino. Lascia moglie e due figli. L’operaio
era dipendente della ditta Bertocci, che ha circa 80 dipendenti, e che
è una delle ditte che lavorano in appalto all’interno
dell’acciaieria. L’operaio, mentre allacciava un “cappellone”
(luce portatile di grossa entità che si trova all’interno del
convertitore), ad una presa a voltaggio 380 è rimasto fulminato dalla
scarica. La Magistratura ha posto sotto sequestro l’impianto in cui
lavorava la ditta. I lavoratori delle acciaierie di Piombino hanno
deciso scioperi di protesta immediata nei diversi turni e uno sciopero,
il giorno dei funerali, con data ancora da stabilire. I dipendenti
dell’acciaieria, alle dirette dipendenze della Lucchini, sono 2.094,
mentre i lavoratori delle ditte esterne sono 1.400. Negli ultimi 5 anni,
in questa acciaieria, sono morti per incidenti sul lavoro 7 operai, di
cui 6 dipendenti di ditte appaltatrici. L’ultimo grave infortunio, non
mortale, alle acciaierie di Piombino, risale a giovedì 10 giugno ultimo
scorso, quando un lavoratore della ditta Sifi di Taranto (circa l’80%
delle ditte appaltatrici proviene da Taranto), è caduto all’interno
del convertitore, dopo un volo di 10 metri ed ha riportato fratture su
diverse parti del corpo. E’ ricoverato in gravi condizioni, anche se
non è in pericolo di vita. Gli
orari di lavoro nelle ditte d’appalto sono totalmente fuori controllo.
Le ditte di trasfertisti (Taranto), tendono a lavorare una quantità
altissima di ore, anche senza giornate di riposo infrasettimanali, nei
periodi in cui sono in trasferta, questo al fine di accelerare i lavori
e il rientro. Nel 2000 il Ministro del Lavoro, Cesare Salvi, visto
l’alto numero di infortuni mortali, aveva costituito una Task-force di
ispettori del lavoro con il compito di intervenire, al fine di
individuare gli interventi utili per mettere in sicurezza gli impianti
di questa acciaieria. Cambiato il governo nel 2001, il nuovo ministro
del lavoro Roberto Maroni ha lasciato cadere il progetto. Per fare un
paragone sulla frequenza degli infortuni mortali nelle grandi acciaierie
italiane: all’acciaieria Riva di Genova, che conta 2.800 lavoratori
dipendenti diretti e circa 200 di ditte in appalto, negli ultimi 5 anni
c’è stato un infortunio mortale di un operaio dipendente Riva; mentre
nell’acciaieria Ilva di Taranto (gruppo Riva), con oltre 13.200
dipendenti diretti e 2.000 circa delle ditte in appalto, ci sono stati
negli ultimi 5 anni 8 incidenti mortali sul lavoro di cui 3 di ditte
esterne. Quattro dei quali avvenuti negli ultimi 12 mesi, tutti operai
alle dipendenze dirette dell’Ilva. La
Fiom ha recentemente confermato al proprio Congresso la scelta di
costituirsi parte civile nei processi per gravi infortuni e intende,
anche in questo caso, agire di conseguenza. Detto ciò, se non c’è la
volontà politica di imporre il rispetto delle norme di sicurezza, anche
attraverso congrue pene nel caso di violazione e di mancata applicazione
di tutti i dispositivi necessari, i risultati continueranno ad essere
questo stillicidio di morte tra i lavoratori che non fanno notizia. Fiom-Cgil
nazionale Roma,
16 giugno 2004 |