Thyssen sentenza storica, morire in fabbrica non è solo un “incidente”
Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
La sentenza che condanna a pene detentive pesanti i vertici della Thyssen Krupp per il terribile incidente che è costato la vita a sette operai a Torino è una sentenza storica. Innanzitutto voglio sottolineare che se si è arrivati ad essa è stato per il modo in cui sono state fatte le indagini: gli inquirenti hanno indagato non solo la dinamica dell’incidente mortale ma tutto ciò che era stato fatto – o non fatto – per evitarlo. Questa è la novità che noi ci auguriamo faccia scuola per i magistrati. Dire che c’è una responsabilità dell’azienda e delle istituzioni nel modo in cui si tutela la salute dei lavoratori e delle lavoratrici indica che fin dalla progettazione degli impianti la tutela e la salute debbono costituire un punto di cui tener conto. Nella sentenza inoltre, per quel che ho potuto leggere, sarà necessario approfondire, si parla anche di un taglio dei finanziamenti pubblici alle imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza; questo secondo me significa affermare che ci deve essere una responsabilità sociale dell’impresa e che la tutela della salute debba essere un elemento costitutivo del funzionamento dell’impresa. Noi, la Fiom, ci eravamo costituiti parte civile e abbiamo lavorato in questa direzione, abbiamo attivato in questi anni anche un piano straordinario sulla formazione dei rappresentanti sindacali sulla sicurezza. Perché è indubbio che il modello di sviluppo che si è andato affermando in questi anni ha puntato molto sullo sfruttamento delle persone, sulla riduzione del lavoro ad una merce che poteva essere sostituita in qualsiasi momento. Abbiamo lavorato sulla sicurezza mentre il tentativo del ministro Sacconi è stato quello di ridurre le sanzioni solo al piano pecuniario e non penale. Se fosse stato per questo governo oggi noi sulla Thyssen avremmo avuto al massimo una multa, non una condanna dell’amministratore delegato a 16 anni e rotti di carcere. È indubbio che questo dimostra che se una legge viene davvero interpretata dai magistrati nella sua essenza questo può produrre dei cambiamenti oggettivi, perché voglio far notare che in questi anni non sono calati i morti sul lavoro. Pochi giorni fa è morto un altro lavoratore nell’impianto petrolchimico e se guardiamo i dati globali non siamo in presenza di una diminuzione delle morti sul lavoro. I lavoratori muoiono come prima, anzi, di più, perché è enormemente aumentata la cassa integrazione ma le morti restano le stesse. L’importanza della sentenza è dunque grandissima, anche nel senso di rimettere la questione sotto i riflettori e nell’affermare la responsabilità delle imprese sfatando ciò che si cercava di far passare, e cioè che gli incidenti sul lavoro accadono per la disattenzione dei lavoratori.
FIOM-CGIL NAZIONALE
Roma, 16 aprile 2011 |