Ecco gli ulteriori "frutti" dell'Accordo tra Fiat e governo del 5 dicembre 2002: 2.894 posti di lavoro distrutti

 

Ecco gli ulteriori “frutti” dell’Accordo tra Fiat e governo del 5 dicembre 2002, 2.894 posti di lavoro distrutti di cui: 1.859 a Torino, 408 ad Arese, 331 a Cassino, 216 a Termini Imerese, 65 a Pomigliano, 12 a Roma e 3 a Bologna.

Questi “brillanti risultati”, sono il frutto degli accordi separati che hanno permesso alla Fiat di scaricare l’incapacità dei dirigenti a trovare soluzioni positive per l’Auto Fiat in Italia e nel mondo.

Particolarmente grave per Torino e Arese per la quantità e qualità dei lavoratori dichiarati in esubero.

Tutto ciò, si accompagna alla constatazione che anche gli altri stabilimenti colpiti, da Cassino a Termini Imerese a Pomigliano, sono investiti da un processo di ristrutturazione senza nessun piano di sviluppo che possa far prevedere un’inversione di tendenza con l’aggravante di una esposizione finanziaria di Fiat Auto e Gruppo sempre più preoccupante.

Per questi motivi, riteniamo indispensabile la riapertura di un tavolo negoziale per contrattare un piano di un rilancio di Fiat auto in tutti gli stabilimenti, attraverso lo sviluppo di iniziative  che permettano all’auto di ritrovare le posizione che aveva sino a pochi anni fa.

Inoltre, riconfermiamo il nostro giudizio, più volte espresso, della necessità di un intervento istituzionale, che fermi questa disastrosa deriva a cui una classe dirigente incapace sta portando la Fiat, oltre a bloccare le ulteriori voci di esuberi aggiuntivi, in particolare tra gli impiegati e tecnici, che sono state fatte circolare in questi giorni sui giornali etichettati come “Piano Morchio”.

Infatti Fiat Auto continua a perdere quote sul mercato italiano e mondiale e non dà segnali di ripresa come dimostrano i dati disastrosi del primo trimestre del 2003.

E’ pertanto necessario riprendere una mobilitazione in tutti i posti di lavoro affinché questa distruzione di attività non diventi un inarrestabile percorso che porterà ad ancora più gravi conseguenze.

Chiediamo a tutti i lavoratori del gruppo Fiat di attivarsi affinché questo, che pare un destino “cinico e baro”, sia interrotto e si ritrovi invece un percorso che permetta a Fiat Auto di uscire da questa disastrosa crisi.

La Segreteria Fiom-Cgil

Roma, 11 giugno 2003