Lettera del segretario generale della Fiom a tutti gli organismi di controllo nazionali ed europei
sulla crisi della Fiat

 

Il nostro sindacato è naturalmente impegnato per difendere e sviluppare la base produttiva del paese, in difesa dei diritti dei lavoratori in quanto tali, ma anche nella loro qualità di storici piccoli azionisti e di risparmiatori che hanno investito in obbligazioni Fiat, sue controllate e collegate quotate in Borsa, e di consumatori.

Senza intento autoreferenziale né tantomeno politico, al fine di portare avanti in modo puntuale, più efficace e deciso le rivendicazioni e la mobilitazione dei lavoratori in difesa del posto di lavoro, intendiamo acquisire la maggiore cognizione di causa possibile su tutti i termini industriali, economici, finanziari nonché contrattuali, della vicenda Fiat.

Ci siamo già espressi per la modifica del piano industriale presentato dai dirigenti Fiat, assolutamente insoddisfacente e decisamente inadatto sia a garantire la sopravvivenza e lo sviluppo dell’azienda, sia un futuro occupazionale ragionevolmente certo e sereno per i lavoratori.

Ora per il nostro sindacato - nel rigoroso ambito del proprio ruolo e mandato, e delle proprie competenze - dato che la gestione da parte dei dirigenti e dell’azionista di riferimento del gruppo Fiat, nonostante i numerosi e importanti interventi dello Stato e quindi della collettività, ha portato all’attuale disastro per l’economia nazionale e per i lavoratori, è adesso in questa situazione, assolutamente necessario e doveroso allargare e approfondire l’iniziativa e muoversi responsabilmente a vasto raggio, promuovendo l’aggregazione di soggetti plurimi.

In tal senso auspica la partecipazione unitaria degli altri sindacati nazionali e di categoria, mobilitando risorse, professionalità e intelligenze, e intende essere gestore attivo e attento della crisi e delle prospettive di recupero e sviluppo della Fiat, insieme a tutti i soggetti coinvolti nella crisi del gruppo Fiat e che ne pagano le conseguenze, nel più rigoroso rispetto delle reciproche autonomie e delle proprie specifiche riconosciute funzioni di rappresentanza sociale.

Il sindacato intende offrire un contributo di trasparenza e di piena informazione all’intero Paese, e a tal fine chiede al gruppo Fiat di rimuovere formalmente ogni ostacolo alla divulgazione dei dati richiesti, che vanno comunque considerati, interamente, di interesse generale, e in particolare di quelli sottoindicati.

Pertanto, in base a tali considerazioni e presupposti, il nostro sindacato con questa lettera:

1. si rivolge a tutti gli organismi di controllo nazionali ed europei, nel richiamo alle loro prerogative, doveri e compiti istituzionali, e in particolare alla Consob, perché venga immediatamente resa pubblica la documentazione relativa al contratto/accordo quadro vincolante tra Fiat spa e General Motors, con specifico riferimento agli allegati 8.03 (a) (iii), contenente i parametri, e 8.03 (a) (iv), contenente i termini e le condizioni, relativi al diritto di Fiat spa a vendere ( la cosiddettaPut option”);

2. si rivolge a tutti gli organismi di controllo nazionali ed europei, nel richiamo alle loro prerogative, doveri e compiti istituzionali, e in particolare alle Società di revisione del gruppo Fiat, anche alla luce delle enormi responsabilità di importanti Società di revisione emerse nelle recenti crisi di grandi aziende in Usa, per ottenere, al di là delle usuali sintetiche rappresentazioni, il dettaglio disaggregato dei crediti e dei debiti del gruppo Fiat, e quindi delle singole società controllate e collegate, da ricavarsi dai documenti di lavoro delle stesse Società di revisione. In particolare, si chiede che vengano conosciuti i motivi per cui nel 2000 non è stato più reso noto agli analisti, come di consuetudine, il bilancio consolidato di Fiat Auto spa, e infine di essere informati su ogni altro analogo rilevante strumento conoscitivo in possesso della società;

3. si rivolge a tutti gli organismi di controllo nazionali ed europei, nel richiamo alle loro prerogative, doveri e compiti istituzionali, e in particolare al ministro per le Attività produttive, anche attraverso i preposti Organismi interministeriali del governo, affinché vengano rese note tutte le proposte fino a ora avanzate, i piani finanziari e industriali presentati, e loro eventuali modifiche e aggiornamenti, relativi al gruppo Fiat e quindi alle singole società controllate e collegate;

4. si rivolge alla Banca d’Italia affinché venga rapidamente svolta e resa nota l’ analisi puntuale di quanti siano i risparmiatori che attualmente hanno investito in azioni (ordinarie, privilegiate e di risparmio) e obbligazioni del gruppo Fiat per un importo superiore a 12 miliardi di euro con scadenze a breve, medio e lungo termine, anche alla luce del declassamento del debito deciso da Moody’s. E inoltre chiede che vengano resi formalmente noti, in dettaglio, tutti gli impegni assunti dalle banche in occasione della recente erogazione del “prestito convertendo” per un importo di 3 miliardi di euro, che ha permesso alle stesse banche, in assoluta confusione di ruoli, di entrare perentoriamente sia nel merito del piano industriale che sull’assetto del gruppo dirigente della Fiat. Auspica, a tal fine, la costituzione di autonomi Comitati dei piccoli azionisti e dei risparmiatori della Fiat Spa, e delle sue controllate e collegate quotate in Borsa;

5. si rivolge ai presidenti di Senato e Camera del Parlamento italiano affinché nell’ambito dei loro poteri, prerogative e doveri istituzionali, anche attraverso le Commissioni parlamentari preposte, raccolgano ogni informazione relativa alla crisi del gruppo Fiat e la rendano pubblica e accessibile;

6. si rivolge alla Commissione europea affinché, nell’ambito dei propri poteri, prerogative e doveri istituzionali, in relazione alle compatibilità del piano industriale e finanziario del gruppo Fiat con le nuove normative sopranazionali e con le direttive europee, raccolga ogni elemento utile che possa contribuire a rendere trasparente e noto a tutte le parti coinvolte, qualsiasi atto inerente alla crisi del gruppo Fiat e alle ipotesi di sua soluzione;

7. si rivolge al presidente della Repubblica, che ha già svolto rilevanti incarichi di Governatore della Banca d’Italia, di ministro del Tesoro, di presidente del Consiglio e infine di capo dello Stato, affinché si renda garante di quella totale trasparenza e conoscenza degli atti relativi alla crisi del gruppo Fiat, avendo fatto proprio della trasparenza elemento essenziale di tutto il suo agire professionale, politico e istituzionale;

8. intende affrontare la crisi del gruppo Fiat quale crisi globale, anche in parte eterodiretta, dotandosi di tutta la più moderna, efficiente ed efficace strumentazione professionale necessaria anche per analizzare le origini, le cause e le soluzioni della crisi del gruppo Fiat.

Per affrontare una vicenda così complessa, il sindacato ha deciso di avvalersi:

A. della consulenza di una struttura professionale di qualificati auditors, per analizzare la composizione dei debiti, la composizione dei crediti e la loro solvibilità e corretta appostazione, i flussi finanziari e loro intrecci e relativi movimenti internazionali;

B. di una struttura legale, qualificata e indipendente, con competenze multiprofessionali dall’ambito civilistico, contrattualistico, tributario sino a quello penale, inoltre collegata con gli uffici legali delle associazioni e organizzazioni a tutela dei consumatori; e infine in partnership con analoghi studi professionali negli Usa e in quei paesi coinvolti nel piano industriale e in quello finanziario relativo, in particolare, a dismissioni di attività del gruppo Fiat;

C. di una qualificata e competente struttura di consulenti finanziari, di esperti in politiche industriali e di prodotto, e inoltre di revisori dei conti anche per analizzare:

a.  l’incessante calo di redditività del gruppo Fiat;

b. la continua erosione della quota di mercato della Fiat nonostante, tra l’altro, gli importanti incentivi, come la rottamazione, concessi dai vari governi;

c. la progressiva riduzione della capacità di autofinanziamento, con più del 65% degli investimenti coperti tramite debiti, e con un rapporto tra capitale di rischio e debiti, per il settore auto, di 1 a 8;

d. la crescente mole degli interessi passivi, per di più in una fase in cui i tassi hanno raggiunto il livello più basso di questi ultimi dieci anni;

e. la debolezza commerciale della rete di distribuzione che ormai, per la scarsa attenzione riservata a questo aspetto dalla dirigenza Fiat, è in gravissime difficoltà anche per mancanza di specifica formazione e di stimolanti motivazioni;

f.  il gravissimo errore manageriale di trascurare strategicamente progettazione, ricerca e quindi innovazione di prodotto, nonostante gli ingenti aiuti dello Stato pari a più di 11.000 miliardi di vecchie lire solo negli ultimi dieci anni. Ai quali vanno aggiunti, e che ci interesserà conoscere, tutti gli ingenti contributi ricevuti dallo Stato e quindi dalla collettività, per aprire stabilimenti, per nuove linee produttive, per corsi di formazione, e quant’altro. E inoltre le ragioni per cui è stato sottovalutato l’aspetto strategico, nonostante le limitate ma specifiche ricerche effettuate anche dalla stessa azienda, di uno sviluppo del settore auto possibile con modelli ecologici in grado di ridurre l’impatto ambientale e il consumo energetico, salvaguardando così la salute e il territorio;

g. l’utilizzo, in particolare negli ultimi 18 mesi, pur in presenza di precisi segnali di crisi nel settore auto, di ingenti risorse finanziarie, pari a più di 6 miliardi di euro, consumate in svariate acquisizioni per diversificare e ricercare redditi extra auto, chiedendo ai nostri professionisti una valutazione attenta della redditività di tali investimenti e il loro valore attuale di mercato, tenendo conto delle eventuali minusvalenze, latenti o che si siano già manifestate;

D. infine, di una Banca di investimenti qualificata, indipendente e che opera anche a livello internazionale, in grado di sondare adeguatamente i mercati e presentare ad azionisti e risparmiatori diverse prospettive ed eventuali alternative europee ed extraeuropee, così da evitare, in una logica di mercato aperto, di dipendere dalle decisioni di un unico contraente-interlocutore che detti le sue condizioni perentorie e insindacabili;

9. intende coinvolgere, attraverso le relative categorie, i dipendenti sia delle aziende del gruppo Fiat in predismissione che di quelle non ancora previste nelle correnti ipotesi di dismissioni, e in particolare i dipendenti del “Corriere della Sera” di Milano e della “Stampa di Torino”. E inoltre si intende ricercare un collegamento con le rappresentanze sindacali dei dipendenti delle banche coinvolte nella crisi del gruppo Fiat di tale portata da rischiare di metterne alcune in crisi, date le loro condizioni certamente non floride, e quindi, come sempre, con un risanamento dei propri conti a danno dei lavoratori con  licenziamenti di massa;

10. intende stabilire un collegamento con le rappresentanze dei lavoratori, delle associazioni e organizzazioni dei consumatori, e dei piccoli azionisti dei gruppi italiani ed esteri candidati o interessati all’acquisizione di aziende del gruppo Fiat;

11. intende creare un collegamento stretto con i 40.000 dipendenti dell’indotto diretto, compresi i 7.500 piccoli e medi imprenditori totalmente “Fiat-dipendenti”presenti sull’intero territorio nazionale vincolati da  mono commesse Fiat e che non hanno quindi potuto, se non in limitatissimi casi, diversificare i prodotti e ricercare ulteriori commesse. Imprenditori che  rischiano in proprio avendo rilasciato alle banche garanzie personali a fronte  dei finanziamenti ottenuti per fare gli investimenti necessari finalizzati alle forniture Fiat.

Ricomprendendo tra questi, in particolare, i concessionari, date le peculiari caratteristiche del rapporto mono-mandatario con Fiat Auto spa, con assunzione di rischi diretti.

E inoltre intende ricercare forme di collegamento con dipendenti  e piccoli imprenditori (fino alle piccolissime realtà produttive unifamiliari) dell’indotto indiretto, che rappresentano sull’intero territorio nazionale una popolazione vastissima difficilmente quantificabile, più esposta agli effetti immediati della crisi del gruppo Fiat, perché più indifesa;

12. intende altresì sviluppare rapporti strutturati e continuativi con quegli Enti locali che, con le loro politiche di pianificazione e intervento territoriale e di comunità, hanno agevolato le attività d’insediamento di stabilimenti e di imprese del gruppo Fiat o del suo indotto, e pertanto sono più direttamente coinvolti nella crisi Fiat, così come le organizzazioni sociali territoriali rappresentanti interessi lesi dalla crisi del Gruppo.

È più che mai necessario riportare fiducia dentro e fuori l’azienda per recuperare quote di mercato perse per insipienza, mancanza di coraggio manageriale e di progettualità complessiva, dalla produzione al marketing; anche per evitare una gestione meramente finanziaria, spartitoria e di potere della crisi industriale della Fiat.                              

Le iniziative che il sindacato intende complessivamente assumere scaturiscono dalla convinzione che l’azienda Fiat, che è una grande azienda, intesa nel suo complesso (dagli assetti produttivi alle risorse umane, alle capacità e saperi sedimentati storicamente) rappresenta una ricchezza che non deve essere dispersa.

 

Roma, 3 gennaio 2003