Camera ardente per Pino Tagliazucchi

C/O la Camera del lavoro - Via del Macello (zona Bellocchio) - Perugia

mercoledì 5 ottobre 2005 dalle ore 10.00 alle 18.00

la commemorazione avverrà presso la Camera ardente alle ore 17.00


Saluto della Fiom a Pino Tagliazucchi, scomparso il 2 ottobre

Perugia, 5 ottobre 2005

Alessandra Mecozzi

E’ triste e difficile parlare davanti alla bara di un compagno, di un amico caro. Si rischia la retorica per combattere il senso di una perdita grande. E se c’era qualcuno che detestava la retorica quello era Pino. Pino Tagliazucchi, un sindacalista speciale, insofferente di convenzioni, luoghi comuni, burocrazie, spesso legati tra di loro. Una persona libera. Ha lavorato nella Fiom e per la Fiom dagli inizi degli anni 70, continuando più di 20 anni dopo la sua andata in pensione. Speciale, anche perché ha alimentato questo suo lavoro con tante altre attività e interessi, ma soprattutto con la sua inesauribile curiosità e passione del mondo. Passione politica per la vicenda umana, per la lunga marcia dei popoli oppressi verso la loro liberazione, passione politica, da metalmeccanico della Olivetti, per la ricca vicenda metalmeccanica.

Pino l’ho conosciuto nei primi anni 70, quando ho cominciato a lavorare nella Fiom nazionale a Roma.Proprio in uno dei miei primi lavori, la redazione di un piccolo libro Il Vietnam chiama ,1000 lire per il Vietnam, strumento di una sottoscrizione per un politecnico, una libreria tecnica per i Vietnamiti, che, Pino ne era certissimo e lo diceva, avrebbero vinto e liberato il loro paese. Era il 1972. La sua conoscenza, la sua passione per quella lotta di popolo che ha segnato un’epoca e più di una generazione erano stupefacenti: luoghi, persone, tattiche e strategie militari, poesie, storia e geografia. Non c’era un aspetto che Pino non conoscesse e non mettesse al posto giusto.

Altrettanto forte era il suo legame con la realtà sociale, operaia e sindacale di quegli anni: gli anni dei consigli di fabbrica, di quel movimento di lotta che ebbe la forza di far valere una nuova stagione di democrazia  nelle fabbriche, nel sindacato, nella società, che fece nascere e crescere la straordinaria esperienza unitaria della FLM.

Protagonista dell’attività internazionale nella Fiom e nella FLM, Pino ne fu un intelligente ambasciatore nel mondo, con la sua fitta e accurata rete di relazioni con tutti i sindacati. Pino fu un motore prezioso del lungo processo che portò, all’inizio degli anni 80, la FLM nella FISM. Ci vollero anni di accanite discussioni dentro la Fiom sulla opportunità o meno di affiliarsi alla Fism, dove, come si diceva, stavano i sindacati dei paesi capitalisti. Bisognava lasciare la FSM , l’orbita “socialista” e Pino, che si trovava a Praga nel 1968, quando arrivarono i carriarmati sovietici, era convinto che quel passaggio alla Fism fosse una necessità. E avvenne nel 1980, poco prima che lui andasse in pensione, nel settembre 1981. E l’80 fu anche l’anno in cui cominciò a uscire, dapprima come ciclostilato interno alla FLM nazionale, il Notiziario,(di cui, grazie a un compagno della Fim che con Pino aveva lavorato, ho visto ieri il primo numero,) che si chiamò poi, nel 1987, quando diventò Fiom, Notizie Internazionali. Così indiscussi erano il suo rigore intellettuale e la sua competenza, che il Notiziario sopravvisse alla crisi e separazione sindacale del 1984, quasi tre anni. Notizie Internazionali era uno strumento prezioso per tutti.

Riguardandone ieri i tanti numeri era come fare un viaggio nel tempo e nello spazio, guidati dalla sua precisione e capacità di sintesi chiarissime, uniche, basate sulla lettura attenta e il confronto di decine di testate di altri paesi, dal Wall Street Journal al Financial Time, da Le Monde a Business Week, alla Allgemeine Zeitung, da cui traeva anche disegni e vignette, con la collaborazione della perfetta conoscenza del tedesco di Manù e del computer di Nora..

Osservatore ironico e disincantato delle vicende umane e politiche: dell’occupazione e della disoccupazione, della condizione di lavoro, delle lotte e trasformazioni sindacali, come dei grandi avvenimenti che in poco più di 20 anni hanno cambiato la faccia del mondo. Con la sua precisione e ironia ci ha fatto attraversare gli anni terribili, talvolta ridicoli, del reaganismo e thatcherismo: lui la signora Margaret Thatcher la chiamava la Margherita o la Margareta ! Amaro e tagliente quando snocciolava i dati della povertà e della fame nel mondo, dell’enorme disuguaglianza tra Nord e Sud e le responsabilità di “lorsignori”. Sapiente nella rubrica che chiamava la “pizza”, consapevole della pesantezza per la lettura della mole di informazioni su un tema: Palestina-Israele o l’unificazione tedesca o il trattato di Maastricht: 20.000 pagine e 175 chili, “ma provo a farvelo capire”, e ci riusciva. Tra i primi a cogliere con la sua analisi acuta ai primi degli anni 90 il carattere disastroso della globalizzazione e delle Istituzioni internazionali  che oggi, dai movimenti di Seattle in poi, è diventato materia all’ordine del giorno di tutti noi, dei movimenti, dei sindacati.

Il suo ritornello pedagogico, nelle brevi lettere che spesso indirizzava al lettore in apertura del bollettino, era più o meno: “qui trovi quello che non trovi altrove, dato che l’informazione italiana è estremamente parca di notizie su ciò che avviene nel mondo; perciò resisti e leggi…”e ancora “troverai fatti e non commenti, ma se ti piacciono gli “opinionisti” (per i quali nutriva una non celata avversione), il bollettino non fa per te.” E concludeva con l’immancabile, “statti bene!”

Eppure una piccola rubrica di brevissimi commenti se la riservava. Si chiamava ODDIO!, dall’87 ODDEA! (forse ironico omaggio alla cultura femminista di quegli anni). Era fatta di notizie giornalistiche singolari, a cui aggiungeva in parentesi una sua parola o una sua frase.Per esempio quando il Wall Street Journal raccontò che con grande successo la Colt aveva lanciato per Natale un nuovo modello di pistola per signora e la Nation Rifle Association aveva commentato: “gli americani tornano alla tradizione di considerare fucili e pistole come strumenti di pace, Pino aveva aggiunto tra parentesi “eterna”. O quando Le Monde riportava che la squadra navale belga inviata nel Golfo Persico nel 1987 (guerra Iran-Iraq) si era esercitata al tiro con mitragliatrice sparando sui delfini e suscitando viva emozione, la parentesi di Pino era stata “non erano iraniani”.

Quanto abbiamo chiacchierato negli ultimi 4 o 5 anni, quando lo andavo a trovare a Perugia, accolta  dai fantastici pranzetti di Manù…Pino non voleva fare più interamente e da solo Notizie Internazionali. Avendo la bella età di 80 anni si può pensare che volesse riposarsi. E invece no, diceva “alla mia età voglio poter dedicare più tempo a fare le cose che voglio io, che mi piacciono”. Una di queste nasceva dalla sua passione, restata costante, per la cultura vietnamita. Traduceva i CA DAO, poesie vecchie e nuove, anonime, legate alla tradizione orale e ne curò una pubblicazione con il suo amico Nguyen Van Hoan. Accogliemmo la sua richiesta, ma il suo lavoro, i suoi intelligenti e colti mosaici di informazioni arrivano fino all’ultimo numero di Notizie Internazionali, non ancora uscito: sulla terribile situazione di Gaza, sul G8 tenutosi in Scozia, sulla geografia politica dei gruppi terroristi; un ultimo, inquieto sguardo sul mondo…

 

Voglio salutare Pino proprio con un CA DAO

 

“Figlio di re diventa re,

figlio di sai ramazza foglie morte

Quando il popolo si leverà

Il figlio del re spazzerà la pagoda"