Per queste ragioni un negoziato reale che punti alla realizzazione di un positivo compromesso tra le esigenze della multinazionale e quelle del Paese e dei lavoratori, richiede un cambio di atteggiamento dell’azienda e la sua disponibilità a discutere su almeno cinque punti che qui riassumiamo: 1. l’azienda deve riconoscere il carattere poliproduttivo dell’insediamento industriale ternano. Questa era la natura delle acciaierie Terni quando sono state privatizzate. Il riconoscimento e la capacità dell’insediamento industriale ternano di produrre una vasta gamma di acciai di qualità, la conseguente disponibilità a rafforzare le capacità tecnologiche e di ricerca del polo ternarno, sono le effettive garanzie dell’autonomia di Terni all’interno della ThyssenKrupp. Al contrario sinora l’azienda ha operato per ridurre tutta la complessità dell’insediamento industriale unicamente a una funzione del ciclo dell’acciaio inossidabile.2. Per quanto riguarda l’acciaio inossidabile occorre rafforzare quantitativamente e qualitativamente le capacità produttive di tutto il polo industriale italiano, cioè Terni e Torino. Per fare questo bisogna puntare a una capacità produttiva complessiva che si avvicini al milione e 800 mila tonnellate anno, come nel passato indicato dalla stessa direzione aziendale. E’ necessario che la maggioranza di questa produzione sia di laminati a freddo ad alta qualità. Conseguentemente occorre un programma di investimenti atto a potenziare effettivamente la capacità fusoria dell’azienda, nonchè quella di laminazione, superando strozzature e arretratezze degli impianti. Gli investimenti sinora annunciati dall’azienda non si pongono questo obiettivo, puntando a un tonnellaggio complessivo inferiore, e non paiono adeguati nemmeno a risolvere problemi persistenti nello stabilimento. Inoltre va elevata la fascia qualitativa degli acciai inossidabili, con un adeguato programma di ricerca e di investimento. 3. Occorre salvaguardare la diversità industriale costituita dalle consociate e dalla produzione del lamierino magnetico. E’ necessario un progetto, anche in collaborazione con il governo, che salvaguardi la specificità di produzioni uniche nel nostro Paese. Per quanto riguarda il lamierino magnetico è necessario ricordare che l’azienda dispone oggi di un brevetto sulla produzione del “grano orientato” di grande rilevanza tecnologica e commerciale. Questo brevetto, nato a Terni, innalza enormemente il livello competitivo della produzione del lamierino magnetico. E’ inaccettabile che l’azienda trasferisca all’estero il know how di questo brevetto privando il paese di una tecnologia e di una produzione unica. Per questo si chiede la disponibilità di ThyssenKrupp di affrontare, nel quadro di un progetto concordato con il governo, un programma, da realizzare anche con partnership, di mantenimento della diversità produttiva dello stabilimento per le fucine e per il magnetico. Per quanto riguardo il titanio il mantenimento della società nel perimetro aziendale deve essere confermato con un adeguato programma di investimenti, cosa che invece finora manca nei programmi aziendali. 4. L’Azienda deve sentirsi coinvolta e interessata nel rafforzamento delle capacità industriali, tecnologiche e di ricerca del territorio. Il Csm, Aspasiel, altre aziende collegate dell’indotto, rappresentano un valore sia per la produzione di Terni, sia per l’economia industriale del territorio. L’azienda si è dichiarata interessata a un accordo di programma con le istituzioni locali e con il Governo che riguardi logistica, energia, ricerca. E’ necessario che questo accordo contenga impegni dell’azienda per lo sviluppo delle collegate e per la salvaguardia dell’indotto. Oggi al contrario siamo di fronte a un incertezza assoluta per le collegate e a una crisi nell’indotto. 5. L’azienda ha più volte dichiarato che i propri processi di ristrutturazione comporteranno un “saldo zero” dal punto di vista occupazionale. Cioè non ci saranno riduzioni degli organici rispetto ai 3.800 complessivi previsti nei precedenti piani del gruppo. In realtà sinora l’azienda ha solo affermato l’impegno a evitare soluzioni traumatiche nell’occupazione, chiedendo però 155 esuberi, da coprire con la mobilità fino alla pensione. E’ invece necessario che l’azienda confermi i suoi precedenti impegni definendo un piano occupazionale che garantisca per i prossimi anni il mantenimento degli organici del gruppo in Italia a 3.800. Tale impegno va chiarito con proiezioni dettagliate degli organici per le varie attività, verificabili nel confronto con le Rsu. L’azienda
sinora ha mostrato l’indisponibilità a una vera trattativa. Il
documento presentato al tavolo, sia per i suoi contenuti, sia in quanto
definito dalla stessa azienda “ultimativo”, non può costituire la
base per un accordo. La decisione ulteriore dell’azienda di procedere
alla cassa integrazione a zero ore dimostra ulteriormente
l’indisponibilità dell’azienda al negoziato e la strumentalità e
l’inaffidabilità di molte posizioni sinora assunte. Infatti, come si
fa a conciliare la cassa integrazione a zero ore ad effetto immediato
con la decisione dell’azienda di prolungare, seppure in misura
ridotta, la produzione del magnetico fine a fine anno? O non era vera la
posizione illustrata dall’azienda, o la cassa è strumentale. Un vero
negoziato deve sgombrare il campo da queste pregiudiziali aziendali e
deve puntare a un effettivo compromesso tra esigenze della
multinazionale e esigenze industriali del territorio. L’occupazione
deve essere comunque e realmente garantita. Il governo e le istituzioni
locali sono chiamati a promuovere e a garantire un accordo che, vista
l’importanza dei temi in discussione, ha un valore strategico per gli
interessi del Paese. In particolare è necessario un ruolo attivo del
governo, che serva a condurre l’azienda a un’assunzione di
responsabilità nei confronti dei lavoratori e del sistema industriale
del Paese. Questo
è il mandato che i lavoratori hanno dato alle organizzazioni sindacali
e a questo mandato Roma,
3 febbraio 2005 |