L'articolo 18 è stato violato. Firmato l'accordo sui licenziamenti

 

Oggi si è prodotto un danno gravissimo ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, cancellando il risultato di conquiste storiche del movimento sindacale e rendendo più ingiusto l'intero modello sociale di questo paese.

L'accordo è stato sottoscritto dal governo, dalle parti padronali, da Cisl e Uil nel totale dispregio di ogni principio democratico: senza il consenso del maggiore sindacato - la Cgil, e senza venire sottoposto alla consultazione vincolante delle lavoratrici e dei lavoratori.

Ancora una volta come nel rinnovo del biennio economico del Contratto dei metalmeccanici, si ignora la rappresentanza per subordinare le condizioni degli uomini e delle donne che lavorano all'arbitrio dei padroni.

L'accordo siglato è all'insegna della precarietà selvaggia, della punizione della disoccupazione e della mortificazione dei contratti:

-  licenziamenti liberi per le imprese che superano i 15 dipendenti;

-  progressiva cancellazione della Cassa integrazione sostituita da fondi contrattuali gestiti dagli Enti bilaterali;

-  aumento solo apparente dell'indennità di disoccupazione, per la prima volta posta dentro il tetto complessivo di ricorso agli ammortizzatori sociali per un massimo di 24 mesi in 5 anni;

-  riconferma di tutta la delega sul lavoro e quindi di tutte le forme di lavoro "a comando" lì contenute;

-  sindacato ridotto a ente di gestione e di servizio dei processi di ristrutturazione e delle flessibilità imposte dalle imprese.

La Cgil non ha firmato perché non è disponibile a ridurre diritti e tutele delle lavoratrici e dei lavoratori.

La premessa all'accordo è la condivisione del Dpef, e quindi delle politiche economiche messe in atto dal governo. In questo modo le organizzazioni sindacali firmatarie diventano interne alle scelte del governo e della Confindustria.

In tutto ciò si rivendica la politica dei redditi come quadro per il rinnovo dei contratti nazionali, con l'esplicita assunzione della riduzione del potere d'acquisto dei salari.

La Fiom chiama tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori metalmeccanici al massimo impegno per respingere l'accordo.

Da subito è necessaria la più ferma risposta di lotta nei luoghi di lavoro per dire NO alla libertà di licenziare, al disprezzo dei diritti, alla messa in mora della democrazia.

 Segreteria nazionale Fiom-Cgil

Roma, 5 luglio 2002