COMUNICATO STAMPA

 

Contratto metalmeccanici. Fiom: “Sul salario, totale chiusura di Federmeccanica”

 

Si è svolto oggi a Roma l’ultimo degli incontri tematici messi in calendario il mese scorso quale avvio della trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici dipendenti da imprese aderenti alla Federmeccanica. Nel corso dell’incontro, dedicato ai temi del salario, la Fiom ha presentato le ragioni e i contenuti delle proprie rivendicazioni, ribadendo il giudizio per cui la crisi attuale della politica dei redditi e l’assenza di obiettivi comuni tra le parti sociali non mettono in discussione le regole contrattuali, a cui si attiene la richiesta salariale presentata dalla stessa Fiom.

La Fiom ha quindi rivendicato il pieno recupero per l’arco di 24 mesi del differenziale tra l’inflazione programmata e l’inflazione reale Istat; tale differenziale, per il periodo che va dall’1/1/2001 al 31/12/2002, è pari ad una cifra del 2,3%.

La Fiom ha stimato l’inflazione attendibile per il 2003-2004 almeno al 5%. A queste due voci si aggiunge poi una quota di produttività di settore che fa sì che la richiesta salariale complessiva sia pari a poco più di 8,5 punti. Questa somma corrisponde, con un valore punto di euro 15,65, a 135 euro uguali per tutti.

La Federmeccanica ha respinto le richieste sindacali sia con argomenti di merito, sia con posizioni di rifiuto politico. L’Associazione degli industriali ha infatti descritto un andamento delle retribuzioni dei lavoratori che la Fiom ha considerato privo di corrispondenza con la realtà.

Un andamento dei salari del 10% superiore all’inflazione avutasi negli ultimi anni, che si sarebbe verificato secondo la tesi sostenuta dalla Federmeccanica, non corrisponde all’andamento effettivo delle buste paga dei lavoratori, nè a quello dell’economia reale e neppure se a tanti altri dati che segnalano una stagnazione delle retribuzioni lorde ed una caduta di potere d’acquisto per molte aree di lavoratori.

Il quadro fornito dalla Federmeccanica, iperottimistico per l’andamento delle paghe dei metalmeccanici, non corrisponde quindi alla realtà nè alla sensibilità del sistema industriale del Paese.

Ma la Federmeccanica ha soprattutto ripresentato una posizione di chiusura politica che rifiuta di uscire dai limiti dell’accordo separato del 2001 e da quelli dell’inflazione programmata decisa unilateralmente dal governo per il 2003-2004. Così la Federmeccanica pone agli aumenti un tetto massimo del 4,3% che è lontanissimo dalle richieste presentate.

La Fiom considera profondamente negativa l’impostazione contrattuale della controparte che, nei fatti, nega qualsiasi spazio al negoziato. La verifica del 12 marzo permetterà di chiarire se la Federmeccanica intenderà aprire un confronto sulla piattaforma presentata o invece riproporrà quelle chiusure politiche che finora hanno bloccato il negoziato.

Il Comitato centrale della Fiom, convocato per l’11 marzo, compirà un’attenta valutazione sullo stato della vertenza.

La Segreteria nazionale Fiom-Cgil

Roma, 5 marzo 2003