La guerra non è inevitabile: fermiamola!

La possibilità dell’attacco degli Stati Uniti all’Iraq si fa sempre più vicina: dobbiamo impedirlo!

Ci opponiamo a questa guerra, così come abbiamo fatto nel corso di questi anni.

La guerra è sempre distruzione di persone, diritti, civiltà: questa è la ragione fondamentale della nostra avversità a essa.  Questa guerra, espressione evidente della logica di puro dominio e spregio della legalità internazionale, che caratterizza le scelte del governo degli Stati Uniti, unicamente basate sui propri interessi economici e geopolitici, nonché dei petrolieri e produttori di armi che lo sostengono,  afferma nei fatti il principio della guerra preventiva: fa quindi anche strage del diritto internazionale, è totalmente illegale. Viene cancellata qualsiasi norma di civile convivenza e diventa legge l’arbitrio del più forte, lo stato di guerra globale permanente.

Il ruolo delle Nazioni unite, messe in sostanza di fronte a un ultimatum, ne viene mortificato. La divisione tra i governi europei diventa un ulteriore strumento per l’affermazione dell’unilateralità che caratterizza le politiche dell’Amministrazione Bush.

Alle Nazioni unite chiediamo di svolgere un ruolo di pace, al governo italiano, da cui sono già venute inquietanti dichiarazioni belliche di subalternità agli Stati Uniti, alle istituzioni europee, di schierarsi nettamente per la pace, facendo valere una autonoma scelta di civiltà.

Le conseguenze di un attacco all’Iraq da parte degli Stati Uniti saranno catastrofiche per il mondo: ne sarà vittima non solo la popolazione dell’Iraq, stremata da anni di embargo, ma tutte le popolazioni del Medio Oriente e il conflitto Israele-Palestina ne verrà ulteriormente alimentato, costringendo quelle popolazioni a vivere altri lunghi periodi di terrore. Verranno vanificati gli sforzi di riaccendere la speranza di una pace giusta, fondata sulla applicazione delle Risoluzioni delle Nazioni Unite, sulla fine dell’occupazione dei territori palestinesi e il riconoscimento di uno Stato indipendente di Palestina che coesista accanto a quello di Israele. Tutti i fondamentalismi verranno alimentati, creando il terreno favorevole a sempre nuove azioni terroristiche.

Contro la logica della violenza, della guerra, del terrorismo, pensiamo che sia urgente e indispensabile una straordinaria mobilitazione delle coscienze dei lavoratori e delle lavoratrici, anche per queste ragioni saremo in piazza il 14 settembre. La guerra cancella infatti in primo luogo proprio quei princìpi di civiltà al centro della manifestazione: il diritto a una giustizia eguale per tutti, il diritto alla libertà di informazione.

Roma, 13 settembre 2002