Quarantaquattresimo morto all’Ilva di Taranto Giorgio Cremaschi: l’azienda è responsabile ma le istituzioni locali sono colpevoli di non fare rispettare la legge
Un altro omicidio sul lavoro, questa volta un lavoratore che è giunto dalla Polonia, in un’azienda di appalto francese, per morire a Taranto, dove ci sono comunque migliaia di giovani disoccupati. Questo nuovo omicidio ripropone la questione centrale della sicurezza del lavoro in appalto, che come il lavoro precario, soprattutto nei periodi di crisi viene sottoposto ai rischi più gravi sulla salute e sulla vita. Ancora una volta all’Ilva si muore di lavoro, sono già 44 i lavoratori morti dalla metà degli anni 90. E purtroppo, ancora non ci sono state iniziative atte ad accertare e a punire le responsabilità. Le istituzioni locali, tutte, sono colpevoli di ritardi, inefficienze, superficialità. Avevamo già condannato il fatto che l’Inail avesse premiato l’azienda per la riduzione degli infortuni quando era chiaro che molti dei rischi e delle nocività si erano trasferiti sui lavoratori precari e in appalto e quando un clima aziendale intimidatorio punisce con provvedimenti disciplinari i lavoratori che si infortunano. Di fronte alle evidenti responsabilità della direzione dell’Ilva fino ai massimi livelli, per la strage continuata dei lavoratori non si fa tutto quello che deve essere fatto. Se a Taranto si fosse agito da parte delle istituzioni, anche della magistratura, con la stessa solerzia e rigore con cui ci si è mossi a Torino, oggi probabilmente la situazione sarebbe diversa. Per questo la Fiom, nell’esprimere cordoglio e dolore per la nuova vittima annuncia l’intenzione di estendere immediatamente la sua costituzione di parte civile a tutti i casi di morte sul lavoro per i quali ci sono procedimenti aperti. La Fiom si attiverà per chiarire per quali ragioni a Taranto ci sia un così inspiegabile ritardo nell’istruzione dei processi, con l’evidente rischio della prescrizione dei reati.
Le vittime di Taranto
esigono giustizia, anche la giustizia è prevenzione. Bisogna fare in
modo che questo omicidio finalmente interrompa la catena dei morti,
tutti i responsabili istituzionali devono essere chiamati a fare il loro
dovere. Ogni trascuratezza, ogni rinvio sarà un atto colpevole e come
tale lo denunceremo.
Roma, 11 dicembre 2008 |