Riunione 2 marzo salute e sicurezza. Sintesi della relazione e proposte
1. Con questa discussione, aperta a contributi esterni, vogliamo dare avvio ad un lavoro permanente e organizzato della Fiom sui temi della salute e della sicurezza. E’ necessario infatti che tutta l’organizzazione programmi l’attività su questo tema, evitando di lasciare soli gli Rls, sostenendo la loro attività in maniera organica. 2.
E’
bene riassumere il dato sugli infortuni che ci riguarda più direttamente.
Su circa un 1.300.000 di infortuni che accadono ogni anno,
nell’industria metalmeccanica sono tra i 110 e i 120 mila, con 150/200
morti, a seconda di come vengono considerati i dipendenti delle aziende in
appalto, che operano in siti metalmeccanici. Il tasso di inabilità,
temporaneo o permanente, in alcuni settori più a rischio della nostra
categoria (siderurgia, cantieristica, metallurgia) è superiore a quasi il
doppio di quello medio dell’industria dei servizi, con quasi 7 persone
su 100 all’anno che si infortunano in maniera grave. Questo ci fa dire
che nell’arco di una decina di anni praticamente tutta la forza lavoro
sottoposta a rischi (bisogna anche tenere conto che una parte dei
dipendenti sono in situazione di minor rischio) si infortuna.
I
giovani e i migranti si infortunano di più di tutti gli altri. Non
viene data vera formazione e neanche informazione (in più lingue).
La
precarietà è diventata un vero e proprio fattore di rischio, anche perché
per questi lavoratori, la conoscenza e le condizioni di tutela verso il
rischio sono inferiori. Se il 60% dei lavoratori a tempo indeterminato
conosce i fattori di rischio, solo il 30% dei precari, in analoghe
condizioni, è a conoscenza di essi. Il 73% degli interinali dice di non
essere mai stato informato dei rischi presenti sul posto di lavoro e il
60% non sa neppure se nell’azienda esista o meno il Rappresentante dei
lavoratori per la sicurezza, tanto meno gli Rls territoriali per le
piccole aziende. 3.
Il persistere di fattori tradizionali d’infortunio si accompagna
a una condizione di stress crescente dei lavoratori, determinata dal fatto
che si chiede ad essi di operare ai limiti, o spesso al di sopra delle
proprie possibilità con richieste di prestazioni anche le oltre 60 ore
settimanali. La precarietà del lavoro, che mette il lavoratore a
disposizione dell’azienda con molti meno diritti e le strategie di
competitività estrema, che impongono la produzione e il risultato ad ogni
costo, sono diventati veri e propri fattori di rischio. Si può dire che
accanto ai tradizionali fattori di nocività: rumori, fumi, carichi
pesanti, ritmi intensi, agenti chimici (interni ed esterni) oggi ve ne sia
un altro, la precarietà e la competitività estrema del lavoro, che
diventa un’aggravante di tutti gli altri e, nello stesso tempo, produce
danni autonomamente. Per questo la lotta alla precarietà del lavoro è
parte integrante della lotta per la tutela della salute delle lavoratrici
e dei lavoratori, così come la piena tutela dei diritti dei migranti è
anche un fattore di salute. 4.
I dati dicono che nel 2006 non vi è stata riduzione degli
infortuni soprattutto quelli mortali accertati, la situazione generale
della salute dei lavoratori si è aggravata. In questi anni è cresciuto
l’ “infortunio sommerso”, non registrato o registrato come
malattia. C’è necessità di un generale rafforzamento della prevenzione
di quanti sono a rischio attraverso opportuni azioni di intervento da
parte dei sistemi sanitari regionali che oggi purtroppo sono scesi a
impegni di spesa al di sotto del 2%, in contrasto con gli indirizzi di
spesa previsti dal Ministero della Sanità. I primi segnali in positiva
controtendenza con alcune misure contenute nei provvedimenti del governo
devono essere estesi con una diffusa pratica e, soprattutto, generalizzati
con l’attività sindacale e il ruolo delle istituzioni competenti. Con
questa impostazione bisogna quindi superare ogni separatezza
dell’attività di tutela della salute dei lavoratori, rispetto alla
normale attività sindacale svolta dalle Rsu e dalle strutture
territoriali. 5.
Riteniamo che il ripristino e il potenziamento delle attività
ispettive e di tutte le attività istituzionali di tutela della salute e
di repressione dei danni sia centrale. Le istituzioni pubbliche centrali e
locali devono essere messe di nuovo in condizioni di operare: ispettorati
del lavoro, Asl, Forze di Polizia. Occorre quindi tornare alla
penalizzazione e superare tutta la deregulation di questi anni. Nello
stesso tempo occorre potenziare l’attività dei Rappresentanti dei
lavoratori per 6.
Sulla base di questi punti intendiamo definire i seguenti paradigmi
nell’impostazione della Fiom a tutela della salute: a.
utilizzare
appieno tutte le funzioni delle istituzioni preposte alla salute. In tutti
i casi gravi occorre adire immediatamente all’autorità giudiziaria e
costituirsi parte civile di fronte a gravi infortuni; b.
l’attività degli Rls va programmata e potenziata. Nella
piattaforma per il contratto nazionale intendiamo chiedere l’aumento
delle ore di permesso per le attività degli Rls e rivendicare che in ogni
luogo di lavoro ci sia un’ora di assemblea retribuita dedicata
assolutamente ai temi della salute e della sicurezza; c.
occorre
orientare l’attività sindacale e degli Rls sulla base di linee guida
attorno ai fattori di rischio, generalizzando i risultati ottenuti.
A
questo proposito l’azione giudiziaria intrapresa a Torino e non solo, a
tutela dei danni fisici dei lavoratori dei lavori a ritmo vincolato per le
patologie derivanti, deve estendersi a tutte le attività simili. Su
questo tema occorre muoversi con una direzione unificata d’iniziativa
del sindacato. d.
La
formazione e il continuo coordinamento delle attività degli Rls deve
essere compito di tutta e.
Intendiamo
istituire presso il centro nazionale uno sportello di consulenza per
l’attività degli Rls che sia particolarmente orientato a fornire
consulenze sulle sentenze, sui diritti, sulle leggi, sulle pratiche utili
alla tutela della salute. f.
Intendiamo
rafforzare, diffondere e utilizzare il protocollo sottoscritto da Fiom ed
Inca, in particolare per il riconoscimento delle malattie professionali. g.
Le
strutture territoriali dovrebbero realizzare almeno 1 direttivo all’anno
sulla salute, la sicurezza, per realizzare un bilancio dell’attività e
definire priorità d’intervento. Segreteria nazionale Ufficio
Sindacale |