ASSOCIAZIONE AL SOLE

ASSOCIAZIONE ESPOSTI AMIANTO

 

COMITATO PROMOTORE PER LA CONFERENZA NAZIONALE SULL’AMIANTO

Roma, Senato della Repubblica, ex Hotel Bologna, 20 luglio 2004

 

Fulvio Aurora  a nome delle associazioni AL SOLE (Associazione Lavoro, Società e Legislazione) e AEA (Associazione Esposti Amianto).

L’incontro di oggi si propone di stabilire in modo definitivo il comitato promotore della Conferenza nazionale, di stabilire il luogo e la data della Conferenza, di definire, almeno in linea di massima il programma della conferenza stessa.

Non possiamo che partire dai risultati della Conferenza (governativa) del 1999, le cui conclusioni oltre essere importanti e condivisibili, risultano per la gran parte di attualità. Infatti ancora oggi quanto è stato deciso ed indicato solo in una piccola parte è stato attuato.

Questa è una delle regioni che denota la necessità di una nuova Conferenza nazionale sull’Amianto.

Prima di entrare nel merito dei punti nodali e programmatici e fare le proposte relative agli obiettivi stabiliti vanno ricordate le ragioni profonde che ci spingono ad occuparci del problema amianto.

Sono innanzitutto le ragioni etiche. Sono milioni i lavoratori che sono stati impiegati nel mondo ad estrarre e a lavorare l’amianto. E’ difficile fare il conto. Come è difficile fare i conti delle centinaia di migliaia di lavoratrici, lavoratori e cittadini che sono morti al seguito della sua esposizione. Sappiamo pure che la mortalità da amianto andrà avanti ancora per diversi anni; potrà essere attenuata se verranno adottate delle misure di bonifica e sorveglianza sanitaria ed ambientale, la gran parte delle qualità  note, ed alcune in via di sperimentazione.

In Italia abbiamo calcolato che ogni anno per malattie asbesto correlate muoiono circa 4.000 persone, in gran parte ex esposti per attività lavorativa; vi sono poi milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto sparse per il territorio nazionale e concentrazione particolari di amianto in alcuni siti.

Un’emergenza sanitaria ed ambientale che richiede di essere affrontata con maggiore forza ed adeguatezza rispetto a quanto sia stato fatto fino ad oggi.

Migliaia di vite sono state stroncate, migliaia di persone, famiglie ed amici, sono state colpiti da lutti ed hanno pure sofferto oltre che socialmente anche economicamente.

Nella gran parte dei casi non è stata data la dignità che sarebbe stata richiesta alle persone colpite.

Occuparsi di questo problema è dunque un dovere etico.

L’amianto poi va oltre, se possiamo dire così, i suoi effetti e il suo significato materiale; l’amianto ha pure un significato simbolico. E’ un agente nocivo cancerogeno utilizzato in grande quantità, è il simbolo degli agenti e delle sostanze cancerogene, di quelle migliaia di sostanze inventate ed utilizzate, anche se non ne è stata definita l’innocuità. L’amianto, come le altre sostanze sono state immesse in produzione e nell’ambiente, senza salvaguardare gli effetti sulle condizioni di salute e degli esposti. Effetti che sono stati per decenni nascoste e negate; responsabilità che sono state misconosciute e che ancora oggi non si riesce nella loro totalità a riconoscere. Ancora oggi la società calcola un limite sopportabile, o presunto tale per i malati e i morti. Inaccettabile, ma reale.

La definizione dei valori limite ne è la prova. Valori limite che oltre non essere accettabili, vengono solo raramente rispettati e raramente calcolati.

L’amianto è pure un simbolo per la sua diffusione mondiale. Oggi, molti paesi occidentali lo hanno messo al bando o si apprestano a farlo (l’Unione Europea nel 2005), al contempo però le multinazionali produttrici lo diffondono a piene mani nei paesi in via di sviluppo (o di ulteriore sottosviluppo?). Uno dei maggiori produttori mondiali, il Canada, delle 300.000 t di amianto che produce ne utilizza solo 6.000. Di quanto succede nelle nuove repubbliche che una volta costituivano l’Unione Sovietica (primo grande produttore al mondo) non si sa quasi nulla. Sembra che lì l’amianto non abbia gli effetti nefasti che ha altrove.

Noi affrontiamo prevalentemente il problema relativamente al nostro paese, ma non possiamo inserire il nostro sforzo all’interno del contesto europeo e mondiale.

Partiamo ora dai risultati della conferenza del 1999 almeno per sottolineare gli aspetti principali che sono stati trattati e disattesi che dobbiamo maggiormente affrontare nella Conferenza che ci accingiamo a preparare.

Nel documento propositivo del comitato promotore abbiamo distinto:

a)     il problema epidemiologico e sanitario;

b)     quello ambientale, ovvero dei censimenti e delle bonifiche, degli smaltimenti e dei sostituti;

c)      quello previdenziale, del riconoscimento delle responsabilità, dei risarcimenti alle vittime;

d)     quello europeo ed internazionale della presenza e diffusione dell’amianto.

Il tutto all’interno dell’idea e della pratica di prevenzione primaria.

La conferenza del 99 sottolineava la necessità di portare a compimento ciò che era stato definito per legge in tema di registrazione dei danni e dei rischi. I registri dei mesoteliomi, i registri degli esposti. I primi sono stati definiti in tutte le regioni, ma non in tutte ancora attuati. Si sarebbe dovuto porre la registrazione anche delle altre malattie asbesto correlate, particolarmente dei tumori dei polmoni, cosa che invece non è avvenuta. Questo è un nodo che va affrontato e discusso. Anche per i registri degli esposti, pur essendo presente nella direttiva sull’amianto dell’83, pur essendo stabilito dalla legge 277/91 a tutt’oggi non è messo in pratica, se non a quanto riconosciamo in un’unica regione: il Friuli Venezia Giulia.

Riteniamo che i livelli di registrazione sono estremamente importanti ai fini della prevenzione per conoscere i punti di maggiore rilevanza delle malattie, degli esposti, quindi della presenza di amianto .Lo scopo è quello di procedere alle indispensabili bonifiche e alla sorveglianza sanitaria; non ultimo per gli effetti risarcitori e previdenziali che ne derivano: avere l’elenco degli esposti ed ex esposti, pur non potendolo considerare esaustivo, può essere determinante.

La conferenza del 99 ancora sottolineava come allora si era in ritardo per quanto riguarda i censimenti e le bonifiche. Dobbiamo dire che oggi il ritardo si è accumulato. Solo recentemente è stato emanato il decreto in merito ai censimenti, anche se questi erano già previsti dalla legge. In molte regioni sono stati fatti dei piani e si è proceduto a fare interventi di bonifica. Certamente le A-Usl sono intervenute in migliaia di situazioni a rilasciare autorizzazioni per le bonifiche. Censimenti e bonifiche generalizzate in grandi e importanti siti inquinanti sappiamo che sono state messe in atto solo in Piemonte a Casale Monferrato e a Balangero. Negli altri grandi stabilimenti Eternit, Fibronit, Materit, Cemamit, abbiamo notizie che la situazione è in fase di stallo. Nessuna bonifica è in corso… mancano i quattrini e ci sono problemi sulla destinazione delle aree.

La gran parte dei milioni di metri quadri di coperture o le centinaia di chilometri di tubi contenenti amianto attendono ancora di essere censiti e bonificati. Così pure solo in poche regioni sono state prese misure di defiscalizzazione e di incentivazione per favorire le bonifiche di piccoli quantitativi di amianto.

Da una relazione della società delle FS (31.12.03) si legge che i rotabili accantonati sono stati ridotti dai 4.700 del 1996 ai 123 del 2003 e quindi i siti di accantonamento sono passati da 245 a 19. I rotabili circolanti ancora non bonificati non sono pochi: al 31.12.99 erano 4.688 su 15.745, mentre al 31.12.03 erano 2.354.

La Conferenza nazionale del 99 indicava la necessità di sottoporre a sorveglianza sanitaria gli ex esposti e di migliorare il più possibile la qualità della vita. Sappiamo che in alcune regioni, meglio in alcune A-USL, in genere corrispondenti a forte presenza di lavoratori ex esposti, sono stati adottati protocolli di sorveglianza sanitaria (ad esempio: Pistoia in Toscana, Frosinone nel Lazio, a Padova in Veneto). Non sono stati definiti a livello nazionale comportamenti, metodologie e protocolli comuni; soprattutto ancora la gran parte degli ex esposti non è sottoposta a sorveglianza sanitaria. Pertanto un compito della Conferenza è quella di entrare nel merito e dare delle indicazioni di massima chiare e concrete.

Similmente al seguito di alcuni studi e sperimentazioni sono state aperte possibilità di cura anche per le malattie asbesto correlate più gravi; al contempo sono stati manifestati forti dubbi sulla loro efficacia; pure sembra si sia aperta la via per la diagnosi precoce del tumore dei polmoni almeno per coloro che sono stati esposti a grandi quantità di polveri e che al tempo stesso erano fumatori.

Anche qui resta l’incertezza sia sulla fattibilità che sull’efficacia.

In campo ambientale vi era l’indicazione di sperimentare e/o valutare innovazioni nel campo dello smaltimento dei rifiuti dell’amianto. Non ci sembra siano stati fatti progressi in questa direzione, come pure non siamo a conoscenza di valutazioni sulla tossicità dei materiali sostituitivi dell’amianto.

Complessa è la situazione degli esposti che potevano ottenere i benefici previdenziali di cui all’articolo 13 comma 8 della legge 257/92 e successive modifiche. In merito la conferenza nazionale era intervenuta su due problemi cruciali: la prima a riguardo dell’estensione dei benefici a tutte le categorie di esposti, la seconda sulla incompatibilità delle funzioni dell’INAIL, anche oltre la definizione degli stessi benefici, di riconoscimento e di risarcimento.

Frenetici sono stati gli ultimi mesi del 2003 per i lavoratori che si sono mobilitati e per tutti coloro dentro e fuori le istituzioni che hanno avversato il disegno governativo che, pur attenuato, è comunque passato.

E’ vero che i benefici previdenziali dovrebbero essere di diritto per tutti gli esp0osti. Il problema è che per il futuro le nuove modalità legislative non danno che una parvenza di benefici. La ratio per cui questi erano stati istituiti, cioè la difesa della salute degli esposti, è completamente saltata. In più l’INAIL è diventata per legge l’ente certificatore dell’esposizione. Precedentemente lo era solo in via amministrativa.

Non meno importante è il problema dei riconoscimenti e dei risarcimenti dalle vittime. Fra l’altro vi sono delle vittime che non sono lavoratrici e lavoratori. E non meno vi è il problema dei risarcimenti alla comunità locale nel suo insieme. Chi paga le bonifiche? Il pubblico? Si tratta di milioni di euro di fronte ai quali i sistemi pubblici schiantano… Si deve studiare quali possono essere le forme per fare intervenire anche economicamente i responsabili dell’inquinamento, fossero anche (e principalmente) multinazionali.

Questi sono pertanto solo i nodi principali. Probabilmente i mezzi e i tempi a disposizione non ci consentiranno di aprire all’interno della conferenza stessa altri tipi di approfondimento, potremmo essere contenti se riusciamo ad arrivare a questo.

 

Qual è dunque la proposta organizzativa che facciamo come associazioni proponenti?

Anzitutto la data: a nessuno sfugge la situazione politica piuttosto tumultuosa. Andare oltre l’anno in corso risulterebbe impossibile. Il bisogno di dare risposte a quanto abbiamo esposto è impellente ed è pure impellente cogliere anche un ulteriore opportunità: un testo di legge di revisione di tutta la materia che ci veda tutti impegnati e che veda impegnate tutte le forze parlamentari e regionali che condivideranno le conclusioni della Conferenza.

La proposta è pertanto quella di scegliere le date del 12 e 13 novembre dell’anno in corso.

Il luogo: da subito abbiamo pensato ad un luogo significativo dove lavoratori e popolazione sono stati colpiti dalle conseguenze dell’esposizione. Purtroppo in Italia queste situazioni non sono poche. Abbiamo pensato quindi di scegliere, quindi di proporre la scelta in base alle disponibilità- Nello specifico il comune di Monfalcone e i comuni della zona circostante hanno offerto più che la loro disponibilità, oltre ad avere dato la loro adesione al comitato promotore. Da qui siamo stati sollecitati per chiedere l’adesione della Regione Friuli Venezia Giulia che, insieme alla Liguria, ha il triste primato della mortalità per amianto, e che però, possiamo affermare senza ombra di dubbio, ha la legislazione migliore (Legge regionale 22/01) in tema di amianto. L’adesione è arrivata con pure la promessa di erogare un contributo al comune di Monfalcone, sede possibile della conferenza.

La nostra proposta è pertanto quella di indicare Monfalcone come sede della Conferenza nazionale sull’amianto.

Abbiamo pure considerato, vista l’ubicazione di Monfalcone, che si sarebbero dovute coinvolgere altre regioni. Come comitato promotore abbiamo pensato al sud e particolarmente a Bari, dove potremmo indire un convegno preparatorio prima della conferenza nazionale. La medesima preparazione potrebbe essere fatta anche in altre regioni, pensando che queste possano supplire a temi particolari non affrontabili in materia approfondita nella conferenza nazionale. Ad esempio, in Lombardia si potrebbe affrontare in apposito convegno il problema della sorveglianza sanitaria, delle cure e della diagnosi precoce delle patologie asbesto correlate, in Piemonte quello dello smaltimento dei rifiuti, in Liguria quello dei registri, ecc.

Il programma della Conferenza deve essere definito da un gruppo di lavoro che qui si stabilisce. I quattro temi che sono stati indicati nel documento del comitato promotore sono quelli che proponiamo, considerando che debbono essere trattati in apposite sessioni della conferenza, certamente con un a comunicazione finale in assemblea.