28 novembre 1969, la prima volta a Roma

Il 28 novembre 1969, nel pieno dell'«autunno caldo», centomila metalmeccanici, arrivati con 5 treni speciali e centinaia di pullman, scesero in piazza, per la prima volta a Roma, con una grande manifestazione nazionale per il rinnovo del contratto, a seguito della rottura delle trattative voluta dalla Confindustria.

L'accordo venne poi firmato l'8 gennaio 1970. Tra i risultati più rilevanti: la riduzione dell'orario settimanale a 40 ore, il diritto di assemblea in fabbrica, significativi aumenti salariali, il riconoscimento dei rappresentanti sindacali. Il rinnovo rappresentò inoltre una spinta significativa verso l'unità sindacale che portò, più tardi, alla nascita della Flm.

Si può affermare che il sindacato è entrato a testa alta negli anni Settanta, grazie soprattutto alle sue componenti dinamiche e innovative. Fra le caratteristiche più significative delle vicende dell'«autunno caldo» si possono citare: «l'alta partecipazione degli impiegati agli scioperi, la simpatia della gente comune per i lavoratori in lotta, la scoperta del sindacato da parte dei mass media» (Flm la storia, le immagini, pag. 23), l'incontro, nelle lotte, di operai e studenti, e nello specifico, il forte incremento del numero degli iscritti alla Fiom registrato tra il 1969 e il 1970 (da 377.020 a 452.872 iscritti).

Con l'autunno caldo «l'autonomia e la democrazia entravano nelle fabbriche: il lavoratore era meno oggetto e più soggetto, più persona e meno fattore della produzione» (Fiom. Cento anni di un sindacato industriale, pag. 203); il segno forte di tale cambiamento "culturale" si ritrova nell'approvazione, in quei mesi, da parte di Senato e Camera, dello Statuto dei lavoratori che diventava legge dello Stato (n. 300 del 20 maggio 1970).


Roma, il corteo arriva a piazza del Popolo

«La manifestazione esplodeva in un crescendo di rumori – campanacci, tamburi, fischietti, megafoni – che turbava l’ordine di una città abituata a ignorare i sacrifici, l’emarginazione, il logoramento fisico e psichico della vita in fabbrica. Ma era anche una festa, un momento di liberazione dal vincolo e dalla disciplina del lavoro alla catena, un’espressione di sé negli slogan gridati e scritti sui cartelli, nei pupazzi portati in corteo. In piazza del Popolo, all’imbrunire, si accesero migliaia di fiaccole. Un elicottero della polizia ci sorvolava, provocando fischi e reazioni. Dal palco dissero che la televisione stava filmando la manifestazione. Quel giorno non cadde un vetro. Centomila metalmeccanici avevano preso possesso della città e sfilato per ore, senza che accadesse un incidente. Dal dopoguerra ad oggi non c’erano mai state manifestazioni a Roma…un corteo operaio possente, composto e determinato fece impressione. I metalmeccanici cominciavano a contare. (…)» (in Pio Galli. Da una parte sola, pagg. 147-148)

«Si è svolta oggi a Roma la grande manifestazione unitaria dei metalmeccanici indetta dalla Fiom, Fim, Uilm. La partecipazione dei lavoratori è risultata imponente nonostante le minacce delle autorità politiche e i divieti dei responsabili della forza pubblica. Sin dalle prime ore del mattino i lavoratori, con treni speciali e colonne di pullman, cominciano a giungere da tutte le province italiane: si formano così due grandiose concentrazioni operaie in Piazza della Repubblica e alla Piramide Cestia le quali, dopo aver percorso separatamente un tratto dell'itinerario previsto, confluiscono in un unico immenso corteo che si snoda per oltre 6 chilometri per le vie di Roma dirigendosi verso Piazza del Popolo. Qui, alla presenza di circa centomila lavoratori, dei quali cinquantamila sono convenuti dalle province attraverso l'aiuto e la solidarietà dei compagni di fabbrica e della popolazione, si svolge un comizio unitario.

(...) I tre segretari generali: Macario per la Fim, Benvenuto per la Uilm e Bruno Trentin per la Fiom ribadiscono le motivazioni e le ragioni della lotta dei metalmeccanici per il rinnovo contrattuale e l'impegno per una più generale battaglia per reali riforme strutturali, sociali ed economiche. I lavoratori metalmeccanici italiani uniti ai lavoratori di ogni categoria di Roma, hanno dato una dura lezione ai padroni, al governo, alla stampa borghese, insomma a tutti quelli che nei giorni scorsi, sfruttando vergognosamente gli incidenti di Milano del 19, avevano messo in atto una campagna allarmistica nel tentativo di isolare i lavoratori in lotta.

(...) Con la loro forza, la loro compattezza e autodisciplina i lavoratori hanno voluto dare l'avvertimento ai padroni che qualsiasi manovra provocatoria fallisce e fallirà puntualmente, che ogni speranza di fiaccare la combattività operaia è vana. Più che mai l'obiettivo dei metalmeccanici resta quello di ottenere il rinnovo del contratto di lavoro senza svendere alcuno dei punti qualificanti della piattaforma rivendicativa. Di fronte alle proposte irrisorie e provocatorie della controparte i lavoratori metalmeccanici, con la loro imponente lotta, dimostrano sia l'insensibilità e l'isolamento politico dei padroni, sia la loro ferma volontà di ottenere con questo contratto una reale e più giusta redistribuzione di reddito e di potere.

(...) Questa volontà, già chiaramente espressa dalle grandi manifestazioni unitarie di Torino e di Napoli, è stata riconfermata oggi a Roma, a testimonianza del significato non particolaristico dell'attuale battaglia bensì del suo valore di punta nel generale scontro anticapitalistico che vede attualmente impegnata tutta la classe operaia italiana.

 
Un momento della manifestazione

(…) Con la manifestazione di Roma i metalmeccanici non hanno dato soltanto una prova senza precedenti di combattività, di spirito di sacrificio e di decisione, ma hanno indicato a tutta l'opinione pubblica quali sono veramente le forze del disordine, della provocazione e del caos. Ed è molto significativo che dopo Roma, la Confindustria sia passata da un atteggiamento di offensiva ad uno di resistenza; è molto significativo che abbia dovuto avanzare nuove proposte, ancora largamente insufficienti e talvolta inaccettabili, ma comunque ad un livello più avanzato.

(…) Il sindacato varca quindi i cancelli della fabbrica con tutto il suo potere e la sua forza…un sindacato che ha avuto la capacità di collegarsi direttamente ai lavoratori e di saldare ad un confronto di massa permanente ogni suo atto, e che in questo modo è riuscito a dispiegare un imponente movimento rivendicativo in questi ultimi anni e a vincere una grande battaglia contrattuale. Il potere che oggi abbiamo tradotto anche in norma contrattuale, non è e non sarà soltanto scritto sulla carta, ma è un potere reale dei lavoratori e per i lavoratori. Si tratta cioè di un punto di partenza.» (in «Sindacato Moderno»,  n. 11-12, novembre-dicembre 1969)