Campagna per fermare la Conferenza del Wto di Cancun, in programma dal 10 al 14 settembre 2003 A Cancun, in Messico, si terrà dal 10 al 14 settembre 2003 la V Conferenza ministeriale del World trade organisation (Wto), l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc). Dalla sua nascita, nel 1995, il Wto ha sempre più ampliato la propria sfera di influenza dal commercio di beni (Gatt), ai servizi (Gats), ai diritti di proprietà intellettuale (Trips), agli investimenti nel commercio (Trims), all’agricoltura (Aoa), fino agli standard sanitari e fitosanitari (Sps). Nel prossimo vertice, il Wto vorrebbe decidere su un’ulteriore fase di liberalizzazione e di privatizzazione dei servizi, compresi quelli pubblici essenziali, come l’acqua, o sulla totale liberalizzazione della produzione agricola e alimentare. Si tratterà sui diritti di proprietà intellettuali, mirando alla globalizzazione del regime dei brevetti, difendendo così – ad esempio – gli interessi delle multinazionali farmaceutiche, principalmente americane e bloccando l’accesso agevolato ai farmaci generici contro le malattie infettive, come l’aids, per i paesi del Sud del mondo non produttori, acquisendo e gestendo vantaggi di un monopolio. Ma alla stessa Conferenza di Cancun sono attese ulteriori decisioni, a partire dalla controversa questione dei «quattro temi di Singapore» (commercio e investimenti, commercio e concorrenza, trasparenza negli appalti pubblici e facilitazione al commercio). La Conferenza di Doha – dove si è svolto il precedente vertice ministeriale nel 2001 – ha sancito l’ingresso nel round del millennio delle cosiddette «questioni di Singapore» secondo un processo in due tempi, che non è affatto chiaro; fino a Cancun si negozieranno le modalità su come svolgere i negoziati; quindi in Messico sarà necessario un esplicito consenso di tutti i paesi membri del Wto sulle modalità per iniziare i negoziati. Il contenzioso tra Nord e Sud del mondo, che era al cuore del fallimento di Seattle e dei compromessi di Doha, riguarda la possibilità o meno che i negoziati facciano parte in ogni caso del pacchetto di decisioni da raggiungere per chiudere il round negoziale, come sostiene in maniera agguerrita l’Unione europea, inimicandosi potenze emergenti quali India e Cina, o se invece un mancato accordo sulle modalità può evitare in toto l’inizio dei negoziati nel round di Doha. Una questione non da poco che ha esposto a critiche da diverse parti i limiti dell’inadeguato sistema decisionale delle conferenze ministeriali del Wto. Una delle questioni principali – in vista di Cancun – rimane quella agricola, sempre più centrale: è evidente, in proposito, tutta l’ipocrisia dei paesi industrializzati, in prima fila Stati Uniti e Unione europea, che denota un atteggiamento protezionistico a vantaggio soltanto della grande industria agroalimentare. Bisogna evitare che il Wto concentri nelle proprie mani un potere che nessun’altra istituzione internazionale ha mai avuto, emarginando i membri più deboli e avvantaggiando gli interessi delle imprese multinazionali senza porsi problemi di impatto ambientale, sociale e di sviluppo nei singoli paesi. Anche l’Italia soffrirebbe di un regime di questo tipo, con una completa liberalizzazione del mercato, poiché la produzione di ricchezza proviene per l’80% da piccole e medie aziende che non reggerebbero il confronto con le imprese multinazionali. Ma, secondo le regole del Wto, i «diritti» al profitto delle imprese vengono prima dei diritti umani e del lavoro: incoraggiando la corsa al ribasso dei salari, i lavoratori vengono messi l’uno contro l’altro, e non vengono promossi standard del lavoro riconosciuti a livello internazionale. Secondo il Wto, è illegale per un governo mettere al bando una merce basandosi sul modo in cui è prodotta, ad esempio con il lavoro minorile, e quando si devono prendere decisioni sulla compravendita, i governi non possono prendere in considerazione «valori non commerciali» come i diritti umani, o la condotta delle imprese che fanno affari con dittature immorali – come nel caso della Birmania. È necessario fermare l’espansione del Wto a Cancun, per rimettere in discussione l’intero round negoziale di Doha e avere così due anni di respiro che permettano di elaborare proposte innovative per un commercio mondiale equo e a sostegno delle popolazioni locali, intorno cui trovare il consenso di forze sociali e di alcuni paesi in via di sviluppo. Per fermare l’allargamento dei poteri del Wto e contrastare la liberalizzazione dei servizi pubblici è nata la campagna «Questo mondo non è in vendita» (www.campagnawto.org), che assume da noi una particolare importanza perché, da luglio 2003, è iniziato il semestre di presidenza italiana del Consiglio europeo. Tra gli scopi di questa campagna c’è proprio quello di esercitare una forte pressione sull’Unione europea, convinta sostenitrice della liberalizzazione dei servizi e di un concordato su una serie di questioni che non rientrano peraltro tra i temi commerciali, come la proposta di un accordo sugli investimenti che ricalca il Multilateral agreement on investment (Mai), già respinto dalla società civile e dal Parlamento europeo nel 1998. Non è detto, infatti, che i princìpi del Wto sul commercio dei beni si possano applicare anche agli investimenti, non vi è alcuna garanzia che contribuiscano allo sviluppo e alla eliminazione della povertà, mentre emergono forti dubbi sulla stabilità economica dei paesi coinvolti da questo tipo di operazione. Per dire sì a regole trasparenti e democratiche per il commercio globale, no all’espansione dell’Accordo Gats e del Wto a Cancun. I materiali citati sono stati reperiti sui siti: www.altreconomia.it
- www.retelilliput.net - www.campagnawto.org
- www.carta.org - www.ourworldisnotforsale.org Nato nel 1995, il World trade organisation (Wto) è l’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc), che ha ottenuto in dote gli accordi scaturiti dalle varie trattative commerciali svoltesi dal 1947 (anno della prima versione del Gatt, l’accordo sulle tariffe e il commercio) a oggi. Oltre che custodire questi documenti, il Wto è l’organismo preposto a dirimere le questioni giuridiche fra nazioni, nell’ambito del commercio, e a essere la sede ufficiale delle trattative mondiali. Il Wto è stato creato al termine dei negoziati noti sotto il nome di Uruguay Round, che portarono in dote, oltre al nuovo Gatt, l’accordo sui servizi (Gats) e quello relativo ai diritti di proprietà intellettuale (Trips). All’inizio il Gatt si occupava di tariffe (dazi doganali) e quote d’importazione, ma dal 1995 le regole riguardano le barriere non doganali (non-tariff barriers to trade), in pratica leggi sanitarie, regolamenti sui prodotti, sistemi fiscali interni, politiche di investimenti e qualsiasi altra legge di un paese che in qualche modo può influenzare il commercio di un determinato prodotto. L’influenza del Wto nelle legislazioni interne si è fatta perciò pesante. Attualmente sono 134 i paesi che ne fanno parte e 33 sono osservatori. Ufficialmente le decisioni sono prese per consenso, ma nella pratica a tirare le fila sono Canada, Giappone, Usa e Unione europea. 4-6 settembre 2003 - Riva del Garda L’Europa che vogliamo Per contrastare il disegno del
Wto a Cancun e le proposte sostenute dall’Unione europea, il prossimo
appuntamento è dal 4 al 6 settembre a Riva del Garda (Tn), con una
mobilitazione europea organizzata dal Tavolo «Per un’Europa sociale, Riva
2003», in occasione del vertice dei ministri esteri dell’Unione europea –
ultimo vertice prima di Cancun – a cui aderisce anche la Fiom-Cgil, e che
culminerà il 6 settembre nella giornata internazionale contro il Wto. Il Forum
alternativo «Per un’Europa sociale» è contro la guerra, le privatizzazioni
e gli accordi Gats, per un’Europa di pace e
di solidarietà, aperta agli immigrati e basata sulla giustizia
sociale. Il programma del Forum alternativo di Riva del Garda (Tn) si può consultare all’indirizzo internet: www.stopwtoriva2003.org 5-7 settembre 2003 - Bagnoli, ex Ilva L’impresa di un’economia diversa. Pace, ambienti, diritti per un’alternativa al neoliberismo Nella prima settimana di settembre, a Cernobbio si discute delle strategie delle imprese e dell’economia italiana nel corso di un seminario a cui partecipano imprenditori, leader di governo ed economisti; le ricette di Cernobbio sono da anni sempre le stesse: privatizzazioni, riduzioni del welfare, flessibilità, precarizzazione del lavoro, allentamento dei vincoli ambientali, detassazioni. Di fronte a queste scelte di
tipo neoliberista, la campagna «Sbilanciamoci», insieme a organizzazioni del
territorio napoletano e nazionali – tra cui la Fiom – ha promosso a Bagnoli
un forum per ribadire e rilanciare delle alternative: un modello di sviluppo
sostenibile, i diritti del lavoro, il ruolo positivo della spesa pubblica, il
diritto allo studio, il rafforzamento dell’economia sociale, il commercio equo
e solidale, lo sviluppo locale, la responsabilità sociale dell’impresa. Boicottiamo il V Vertice di Cancun Pubblichiamo di seguito il volantino preparato in Messico per boicottare il V Vertice ministeriale del Wto di Cancun Il Vertice ministeriale del Wto si terrà in un contesto di crescita dell’aggressione militare degli Stati Uniti contro i cittadini e le nazioni del mondo. L’invasione e l’occupazione dell’Iraq da parte di Washington è solo l’ultimo e più eclatante caso della politica estera, aggressiva e unilaterale dell’amministrazione Bush. Il Wto rappresenta lo sforzo più ambizioso per sottomettere le economie dei paesi del Sud, così da assecondare gli interessi delle corporazioni transnazionali. Il paradigma neoliberista del libero mercato, rappresentato dal Wto, va a scapito degli interessi sia dei popoli del Sud che di quelli del Nord. Le conseguenze sono maggiore povertà, ingiustizia, disuguaglianza e indebitamento per tutto il mondo. E tutto questo accelererà la distruzione dell’ambiente. Il Wto, insieme al Fondo monetario internazionale (Fmi) e alla Banca mondiale, stanno attraversando una crisi storica per quanto riguarda le proprie credibilità e legittimità. Contro questa prospettiva di miseria, la società civile si sta unendo per proporre delle alternative che promuovano un ordine globale più giusto. Contro un futuro di guerra, ingiustizia e crisi permanente prospettato dagli Stati Uniti, dall’Unione europea e dalle istituzioni del potere corporativo, la società civile internazionale propone un futuro di giustizia, pace e solidarietà. Anche quando il Wto rende permanente la stagnazione, l’ingiustizia e la povertà, Washington è impegnata a creare maggiori legami corporativi per sottomettere il Sud, minacciando i governi delle Americhe affinché approvino il Trattato Ftaa (Free trade area of the Americas – Trattato sull’area del libero commercio delle Americhe). Ora basta: otto anni di Wto sono sufficienti. L’ultima cosa di cui l’America latina ha bisogno è il trattato Ftaa. Al contrario, noi sosteniamo che un altro mondo è possibile. E, spinti da questo desiderio, invitiamo tutta la gente di tutto il mondo a unirsi a noi a Cancun, dal 9 al 13 settembre 2003, per partecipare al Foro dei popoli per un’alternativa al Wto. Invitiamo inoltre le popolazioni e i movimenti in tutti i paesi a realizzare manifestazioni unitarie, di massa e coordinate, martedì 9 settembre, per la Giornata internazionale di azioni contro il Wto (blocchi, scioperi ecc.) e sabato 13 settembre, per la Giornata della marcia internazionale contro la globalizzazione e la guerra. Unita, la grande maggioranza dei popoli del pianeta dice: No alla guerra! Fine della tirannia del libero mercato e del Wto! No al trattato Ftaa! Un altro mondo è possibile! Perché
bisogna opporsi al Trattato Ftaa Durante gli ultimi tre anni i rappresentanti di 34 paesi hanno lavorato in segreto per espandere il Trattato Nafta – sul libero commercio negli Stati Uniti – all’America centrale, al Sudamerica e ai Caraibi. Il Trattato Ftaa è un altro esempio del fondamentalismo del libero mercato che ci sta portando sull’orlo del precipizio, minacciando l’ambiente, la vita familiare, i diritti umani e la democrazia. Ancora una volta, un trattato di libero commercio a favore degli interessi commerciali, da porre sopra a tutti i valori umani. Questo accordo, scritto senza
ascoltare il parere delle cittadine e dei cittadini, diminuirà i diritti dei
lavoratori e causerà notevoli perdite di impiego, danneggerà le aziende a
conduzione familiare, porterà alla privatizzazione dei servizi essenziali,
aumentando povertà e disuguaglianza. Ma ci sono alternative certe, che si basano su uno sviluppo giusto e a misura d’uomo: gruppi di cittadini di tutto l’emisfero occidentale hanno scritto un trattato alternativo per le Americhe, che offre un’idea di quello che potrebbe essere un mercato responsabile e sostenibile per l’ambiente. Si può trovare il documento sul sito internet di Global exchange: www.globalexchange.org . |