Notizie Internazionale n. 114,
ottobre 2008
Quest’anno,
oltre ai 60 anni della Costituzione italiana, ricorrono anche 60 anni
della Dichiarazione universale dei diritti umani, delle Nazioni unite.
Un testo breve come vedrete, chiaro,
fondamentale, che ha fatto e continua a far discutere molto, e per
questo abbiamo deciso di pubblicarlo integralmente, ma aggiungendo
storia e commenti provenienti da punti di vista e luoghi molto diversi (Jakobsen,
Della Ragione, Maguire
Abbiamo voluto dare un particolare rilievo
alla situazione di Gaza, con la testimonianza di un premio Nobel per la
pace, che viene dall’Irlanda; con una riflessione sul rapporto tra
quella Dichiarazione universale e gli Accordi di Bretton Woods, con una
valutazione a tutto campo dal Brasile che include un richiamo
particolare ai diritti del lavoro.
A questi viene dedicata una parte del
dossier per mettere in luce le pratiche sindacali utili a contribuire
alla realizzazione dei diritti fondamentali nel mondo (i casi della Fiat
e della Dalmine, in marcia per arrivare ad accordi quadro
internazionali), quello della rivolta dei contadini contro
l’industrializzazione forzata e distruttiva della Tata in India (Bezzi);
la questione dei diritti assenti e dei problemi che si pongono al
sindacato nella riva sud del Mediterraneo (Spezia). Abbiamo insomma
cercato sia di far conoscere la genesi della Dichiarazione universale,
sia le contraddizioni che solleva, sia anche l’azione affinché venga
realizzata nelle sue parti fondamentali relative al lavoro.
Ne risulta un mosaico variegato e
certamente molto parziale, ma che ha l’intenzione di informare e
sollecitare una discussione.
Al di là delle varie obiezioni che al testo
e alla sua genesi si possono fare, forse prima tra tutte quella ovvia
che gli esseri umani non nascono uguali – giacché vengono condizionati e
in certa misura definiti dalle condizioni sociali e materiali in cui si
trovano – oppure quella che i diritti umani spesso non hanno incluso
quelli delle donne; c’è un nucleo forte che è rappresentato dalla
indivisibilità di questi diritti.
Indivisibilità che vuol dire impossibilità
di settorializzarli, o di privilegiarne alcuni rispetto ad altri, perché
il loro destinatario è l’essere umano globalmente inteso.
Come si vedrà il punto fondamentale che
oggi è più che mai attuale, rispetto alla crisi globale che investe il
mondo, è che agire e lottare per i diritti non può neanche essere
separato dall’agire e lottare per un modello di sviluppo diverso, per
una società ed economia diverse. |