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numero
90 |
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Firmato
l’accordo quadro internazionale alla Renault, che ha oltre 130.000 dipendenti
in tutto il mondo.
Francia:
il 12 ottobre è stata firmata da Louis Schweitzer, amministratore delegato
della Renault, da Marcello Malentacchi, segretario generale della Fism e da
rappresentati del Comitato aziendale internazionale Renault, la dichiarazione
dei “Diritti fondamentali dei lavoratori”.
La
Fism aveva avviato la discussione con la Renault già tre anni fa, ma il
negoziato vero e proprio – culminato nel raggiungimento dell’accordo – è
iniziato ad aprile.
L’accordo
quadro Renault riconosce la responsabilità sociale dell’azienda, che garantirà
il proprio appoggio e la conformità agli standard Oil e il diritto di base di
tutti i dipendenti di fondare e organizzare sindacati e rappresentanze dei
lavoratori. Fra gli altri punti, l’accordo stabilisce il rispetto delle
convenzioni Oil n. 87 (libertà di associazione) e n.98 (diritto alla
contrattazione collettiva).
Inoltre,
l’azienda si impegna a incentivare i propri appaltatori a rispettare gli
stessi accordi con le loro politiche aziendali, per una vantaggiosa e reciproca
collaborazione.
“Possiamo
supporre che le attività di Renault adempiano già a questo accordo, ma
significa che i lavoratori dei ‘nuovi’ paesi dove Renault vorrà aprire
degli stabilimenti – in Europa dell’Est, in
Cina o in India – avranno garantiti gli stessi standard. Lo stesso vale
per i lavoratori addetti alla catena di montaggio”, ha dichiarato Malentacchi.
Tutti
i dipendenti del gruppo Renault – gli stabilimenti più grandi si trovano in
Francia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Turchia, Argentina, Brasile e
Corea del Sud – saranno informati dell’accordo raggiunto; le parti
firmatarie svilupperanno una valutazione sull’attuazione dell’accordo quadro
entro la fine del 2006.
(14
ottobre 2004)
La
General Motors minaccia di tagliare 12.000 posti di lavoro in Europa
La
General Motors annuncia un piano che prevede il taglio di 12.000 posti di lavoro
in Europa entro il 2006.
Europa:
il 14 ottobre la General Motors ha annunciato di voler tagliare 12.000 posti di
lavoro in Europa entro la fine del 2006, con l’obiettivo di risparmiare 618
milioni di dollari.
La
società, che deve ancora discutere il suo piano con i lavoratori, ha dichiarato
che molti tagli “riguarderanno la Germania, specialmente i dirigenti e i
tecnici”, e che il 90% dei licenziamenti avverrà nel 2005. L’azienda ha
rifiutato il riferimento a stabilimenti specifici, “durante le trattative con
i sindacati”.
La
Gm aveva 63.000 dipendenti in 11 stabilimenti in Europa alla fine del 2003, e
32.000 nella sola Germania.
(14
ottobre 2004)
James
Hardie inizia a trattare
In
seguito alla pressione internazionale, James Hardie incomincia a discutere con i
sindacati australiani in merito ai rimborsi per le vittime dell’amianto.
Australia:
il 1° ottobre James Hardie ha iniziato la trattativa per risarcire le vittime
dell’amianto con l’Australian Council of Trade Unions (Actu) e i
rappresentanti delle vittime. Il segretario di Actu, Greg Combet, ha dichiarato
che, mentre può essere raggiunto abbastanza velocemente un piano generale per
giungere a una soluzione, ci vorrà più tempo prima che tutte le questioni in
gioco vengano affrontate.
Prima
che iniziassero le trattative, due dirigenti hanno lasciato il loro incarico, ma
sono rimasti con l’azienda, dopo la divulgazione di un rapporto giudiziario
d’inchiesta negativo. L’inchiesta, che ha esaminato il deficit di 1,4
miliardi di dollari nel fondo destinato alle vittime dei prodotti
dell’amianto, ha concluso che l’azienda ha comunque risorse sufficienti per
pagare.
Questi
recenti eventi sono accaduti sulla scia della martellante campagna dei sindacati
in Australia, in Olanda e negli Stati Uniti, per fare pressione sull’azienda
– uno dei maggiori fornitori australiani di prodotti dell’amianto -
mettendola di fronte alle proprie responsabilità morali verso le persone che si
sono ammalate per essersi esposte all’amianto.
Una
commissione australiana è stata incaricata di investigare sulle relazioni
d’affari dell’azienda; inoltre, i risultati dell'inchiesta giudiziaria sono
stati inviati alla Commissione di scambio e sicurezza negli Stati Uniti, il
paese da cui James Hardie ora trae la maggior parte dei suoi profitti.
Ringraziando
per l’appoggio ricevuto, il presidente di Actu, Sharan Burrow, ha dichiarato
che “le azioni di protesta internazionale hanno accresciuto in James Hardie la
consapevolezza e gli ostacoli, portandolo
ad accettare le trattative in corso”.
(6
ottobre 2004)
Il
sindacato bielorusso Repam potrebbe chiudere per l’ingiustificata decisione
del governo di eliminare il sindacato, e attende la sentenza della Corte suprema
che regolamenta la materia.
Bielorussa:
Repam sta affrontando un futuro incerto, se accadrà quello che ha ordinato il
ministro della Giustizia, che ha delegittimato il sindacato.
Repam,
conosciuta anche come il sindacato dei lavoratori dell’industria
radioelettrica, dell’auto, dei metalmeccanici, e di altri settori
dell’economia nazionale, si è formata in seguito all’unione di due
sindacati, Rei e Aam. È stata ufficialmente registrata dal ministero di
Giustizia della Repubblica bielorussa il 12 aprile 2004 e, aderendo alle nuove
regole di governo, Repam ha cominciato a fare cambiamenti strutturali e
contrattuali per modificare e aggiornare la propria condizione. Tre mesi più
tardi, il ministero di Giustizia ha ordinato la cancellazione della
registrazione, senza fornire alcuna spiegazione o giustificazione per questa
decisione.
Come
risultato, le autorità regionali non hanno permesso la registrazione delle
strutture locali di Repam e sono state rifiutate le candidature alla Casa delle
rappresentanze di Gennady Fedynitch e Aliaksandr Bukhvostau, sulla base del
fatto che il sindacato non è registrato ufficialmente.
Repam
ha presentato un reclamo per l’attività del ministero di Giustizia alla Corte
suprema: senza registrazione, Repam non ha l’autorità legale per difendere i
diritti dei lavoratori, non può consultare, negoziare o fare contratti
collettivi in nome dei propri iscritti e, di conseguenza, cesserà di esistere.
L’azione
contro Repam coincide con un’altra iniziativa della autorità bielorusse, che
impedisce anch’essa l’indipendenza dei sindacati. Il ministero della
Giustizia ha proposto un emendamento alla legislazione sindacale, per
riconoscere solo organizzazioni con almeno 30.000 iscritti, 6 volte più del
minimo richiesto oggi (500 iscritti). L’innalzamento
di questa soglia avrebbe lo scopo di eliminare il sindacato altrimenti
legittimato, così come sarebbe limitata la possibilità dei sindacati di
difendere gli interessi dei lavoratori, che potranno scegliere di iscriversi a
un’organizzazione, scelta tra un minor numero di sindacati.
(30
settembre 2004)
Ultim’ora:
la Corte suprema della Repubblica di Bielorussa l’8 ottobre ha rigettato il
reclamo avanzato da Repam contro il ministero di Giustizia, convalidando
l’ordine del ministero di cancellare dal registro, dal luglio scorso, il
sindacato. Repam intende continuare a far valere i propri diritti attraverso vie
giudiziarie.
In
migliaia hanno scioperato contro il governo spagnolo che intende privatizzare i
cantieri navali, in seguito ai violenti scontri dell’ultima settimana.
Spagna:
nel primo dei tre scioperi nazionali previsti, migliaia di costruttori navali
hanno invaso le strade della Spagna il 21 settembre, per protestare contro il
piano del governo spagnolo che vuole privatizzare Izar, cantiere navale pubblico
che dà lavoro a 10.700 persone in 10 stabilimenti.
Questo
primo sciopero è stato proclamato dopo che i sindacato ha rifiutato ancora una
volta il piano governativo di spezzettare Izar in settori militari - più
proficui delle operazioni civili – con capitale privato. I sindacati spagnoli
hanno negoziato con la State Industrial Participation Corporation (Sepi) il
futuro di Izar, “lottando per le condizioni di vita e per i posti di lavoro
delle generazioni future”.
Lo
sciopero è avvenuto dopo tre giorni di duri scontri tra la polizia e i
manifestanti: gli scontri ci sono stati a Cadice, Bilbao e Siviglia, quando la
polizia ha usato i gas lacrimogeni e le pallottole di gomma in risposta ai
blocchi stradali e alla barricate dei manifestanti. Oltre cinquanta persone sono
rimaste ferite, e un lavoratore ha perso la vista da un occhio.
(22
settembre 2004)