Alla “nuova Marconi Ericsson” non
interessano dignità e garanzie per i lavoratori
Si è
tenuto venerdì 10 novembre, successivamente all’incontro svoltosi con
Ericsson-Marconi sulle conseguenze previste – sito per sito – a
seguito del processo di integrazione, un ulteriore confronto con Come si ricorderà, nel precedente incontro a riguardo tenutosi a Genova, il Coordinamento Nazionale e le segreterie Fim, Fiom e Uilm avevano chiesto di prolungare i termini del confronto (come spesse volte viene fatto in analoghe situazioni) per poter affrontare col tempo necessario tutte le implicazioni – e definire le conseguenti garanzie – a tutela dei lavoratori interessati. Anche
se ciò è consentito dalla Legge che regolamenta le operazioni di
esternalizzazione (essa infatti afferma che il tempo a disposizione per il
confronto non deve essere inferiore ai 25 giorni, ma non pone alcun
termine massimo per la durata del confronto stesso), Da ciò traspare che – per quanto riguarda le relazioni sindacali e il rapporto con i lavoratori – ben poco è rimasto della “cultura Marconi”: ormai le modalità che si vorrebbero imporre sono quelle della casa -madre Ericsson. Le segreterie nazionali Fim, Fiom e Uilm avevano ritenuto molto grave tale atteggiamento aziendale in quanto tendente a impedire – attraverso la negazione di un adeguato confronto preventivo – la possibilità di tutelare gli interessi e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori interessati Perchè
un lavoratore, che aveva “pattuito”, magari tantissimi anni prima, l’assunzione
con Marconi, deve – nel termine perentorio di 25 giorni – e senza
garanzie, accettare di passare in un’altra azienda? I lavoratori
– è sopratutto la loro dignità a pretenderlo – non possono essere
considerati alla stregua di “azioni” o “cose” che passano senza
problemi da una mano aziendale all’altra! Ma
questa è la nuova filosofia di Ericsson/Marconi, secondo la quale –
evidentemente – contano di più i profitti e gli interessi degli
azionisti svedesi che non il rispetto della dignità e delle condizioni
dei lavoratori italiani. Nonostante
ciò, nell’incontro di venerdì 10 novembre, il Coordinamento e le
segreterie nazionali e territoriali Fim, Fiom e Uilm, hanno fino in fondo tentato – anche
se a tempo per l’Azienda “scaduto” – di affrontare con Marconi le
indispensabili garanzie relative al passaggio in Johnson Controls. In
particolare risulta fondamentale definire quella secondo cui – in caso
di perdita di appalto (il contratto di fornitura di servizi a Johnson vale
inizialmente tre anni) – i lavoratori sono comunque tutelati per quanto
riguarda il mantenimento del posto di lavoro e del loro trattamento
economico/normativo, ivi compresa la conferma della sede di lavoro. Oltre
a ciò, le Organizzazioni Sindacali avevano anche espresso dissenso sulle
modalità con le quali era stato “ritagliato” il perimetro del ramo d’azienda
interessato al trasferimento. L’Azienda non è stata disponibile neppure
a mettere in atto conciliazioni individuali con i lavoratori interessati,
con il riconoscimento di un adeguato importo economico. L’Azienda
ha risposto negativamente su tutti i fronti, limitandosi a proporre una
formula di garanzia occupazionale talmente blanda, sfumata, non esigibile
– e per alcuni aspetti addirittura pericolosa – giudicata da tutta la
delegazione sindacale inadeguata e quindi non accettabile. L’incontro si è quindi concluso, nella tarda serata, con un nulla di fatto. Lavoratrici/lavoratori, è evidente a tutti
che la posta in gioco, visto che si parla di garanzie occupazionali, è
alta. Ma è alta anche
perchè dietro c’è il volto di una azienda che ormai tende solo a comunicare
ciò che ha deciso. Per queste ragioni, il Coordinamento Nazionale Marconi ritiene necessario dare risposte forti all’Azienda attraverso adeguate forme di mobilitazione che saranno decise a livello locale, finalizzate all’ottenimento di adeguate garanzie a favore dei lavoratori interessati al trasferimento. Fim, Fiom,
Uilm nazionali
Coordinamento
nazionale Marconi/Ericsson
Roma, 13 novembre 2006 |