Ericsson – Infotel: Il ministero delle Attività produttive si faccia rispettare e chieda alle aziende conto degli impegni

 

Il giudizio di Fim, Fiom, Uilm e dei Coordinamenti sindacali sul progetto industriale allestito dal Gruppo Ericsson con/per il gruppo Infotel è stato ed è chiaro: è un progetto che contraddice gli impegni assunti, solo qualche mese prima, in sede ministeriale; è un progetto grave e pericoloso perché disarticola la catena del valore e la filiera tecnologica “spezzettando” territorialmente e dimensionalmente il gruppo Infotel, fornitore privilegiato prodottosi con le esternalizzazioni da Ericsson, determinando l’indebolimento complessivo di tutte le imprese interessate in particolare nel sud del paese.

La logica ispiratrice è quella di ricercare competitività attraverso la riduzione dei costi, la diminuzione dell’occupazione, la riduzione delle dimensioni occupazionali delle imprese. E’ chiaro che tale scelta di politica industriale non sarebbe praticata se il governo avesse una linea di intervento sulle Tlc ispirata a sostenere gli investimenti in innovazione e qualità. Così come è chiaro che i principali responsabili di tale indirizzo sono i gestori delle Tlc, a partire da Telecom, che aumentano i loro margini prioritariamente riducendo gli investimenti e i prezzi con cui pagare i fornitori.

Sono state quindi motivate le ragioni che ci hanno fatto considerare inaccettabile la prima fase del progetto cioè quella che ha dato luogo al trasferimento di circa 480 lavoratori in Ericsson Nsi. Nel caso di Ericsson e Infotel siamo poi di fronte ad un caso di inaffidabilità e inattendibilità: nel giro di 20 giorni è di nuovo cambiato il progetto: da un’idea di spacchettamento di Infotel in tre aree territoriali, trascurando gli impegni assunti a livello del ministero delle Attività produttive, Ericsson distribuisce contratti in cinque aree territoriali con uno “spacchettamento” che riguarda solo Imt. Una prospettiva industriale e occupazionale ancora più incerta e debole del previsto, che presenta un modo nuovo e fantasioso (per noi politicamente e proceduralmente illegittimo) di segmentare i rami di attività delle sedi direzionali. Un progetto industriale che prefigura esplicitamente una riduzione dei salari dei lavoratori interessati.

Vi è quindi una questione politica che viene prima di ogni altra questione e che riguarda la credibilità dei tavoli ministeriali: come si può permettere a imprese multinazionali e a imprese italiane di considerare i tavoli di confronto tra le parti sociali con il governo tavoli che non contano nulla? Come è possibile che Ericsson e Infotel si facciano beffa delle “formali rassicurazioni sull’occupazione” con le quali hanno inondato i tavoli ministeriali?

Per queste ragioni, chiederemo urgentemente una nuova convocazione del tavolo al ministero delle Attività produttive e porremo in quella sede la richiesta al governo e alle imprese di sospendere le procedure. Contemporaneamente formalizzeremo le prime indicazioni che scaturiranno dall’esame congiunto che stiamo effettuando con i legali.

Perché queste posizioni e questi giudizi vengano seriamente assunti dalle imprese come elementi con cui confrontarsi, abbiamo bisogno di livelli di mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori di tutte le imprese dei gruppi interessati. Abbiamo cioè bisogno di mettere in campo livelli di solidarietà tra le diverse realtà aziendali e tra le diverse aree territoriali: per questo Fim, Fiom, Uilm e i Coordinamenti sindacali dei Gruppi Ericsson e Infotel proclamano, accanto alla conferma dello stato di agitazione e di mobilitazione, un nuovo pacchetto di 8 ore di sciopero da gestire in forma articolata a cominciare dalla effettuazione di assemblee in tutti i siti interessati.

 

Fim, Fiom, Uilm nazionali

Coordinamenti Ericsson-Infotel

 

Roma, 14 maggio 2004