Casse in deroga con accordi separati

 

Le aziende Sielte, Ciet e Valtellina hanno deciso lunedì 22 febbraio di firmare al Ministero del Lavoro l'accordo sulle Casse integrazioni in deroga con altre organizzazioni sindacali e senza la Fiom – Cgil.

Queste imprese hanno deciso di non riconoscere più l'anticipo della Cassa integrazione per i lavoratori, com'era sempre avvenuto in passato. Un precedente molto grave e non accettabile per i lavoratori, e che va contrastato.

L'attuale accordo prevede il pagamento diretto da parte dell'INPS del trattamento economico integrativo. Tale soluzione può avere tempi molto lunghi, a causa dell'iter d'approvazione, prima che le Inps autorizzino l'erogazione della Cassa ai lavoratori. Ora il Ministero rimane in attesa delle lettere d'impegno degli Assessorati regionali competenti che sono chiamati a certificare l'adesione al cofinanziamento come previsto dalla legge, lettere da allegare all'accordo ministeriale.

S'aggrava così il disimpegno sociale di queste imprese del settore delle istallazioni telefoniche, che tra l'altro non avendo più la necessità di recuperare gli anticipi della Cassa, potrebbero non essere così celeri nel completare il loro iter burocratico verso l'Inps. Un trappolone!

È vergognoso, visto che c'era stato un impegno comune per ottenere questo ulteriore anno di Cassa integrazione in deroga, che si aggiunge ai 10 anni già concessi per il passato a queste “imprese” dai vari governi e sempre con l'anticipo.

Fino ad oggi solo le imprese con procedure fallimentari erano state esonerate per accordo, da tutte le organizzazioni sindacali, dall'anticipare i trattamenti di cassa integrazione in deroga. È un grave errore e un favore fatto alle imprese quanto è stato firmato in questa circostanza.

Tenere i lavoratori per diversi mesi senza la garanzia di un sostegno al reddito è la dimostrazione della degenerazione in cui sguazzano tali imprese. L'aver previsto l'uso di 1.000 euro massimi d'anticipo attraverso il TFR dei lavoratori è un ulteriore errore che non fa che aggravare le negatività dell'accordo.

La Fiom-Cgil presenterà una nota dettagliata di protesta al Ministero del Lavoro chiedendo un’attenta valutazione di tali accordi al fine di verificarne i profili di legittimità agli uffici ministeriali preposti ai controlli.

Gli uffici vertenze della Fiom sono a disposizione per gli eventuali ricorsi dei lavoratori.

 

SIELTE

Oltre quanto sopra, l'azienda ha voluto inserire nella premessa dell'accordo sulle Casse in deroga un richiamo ad un altro accordo di cassa per cessata attività del cantiere di Cagliari, non firmato dalla Fiom nazionale, che su base discriminatoria mette 14 lavoratori in cassa integrazione, senza rotazione, in un cantiere che è a tutti gli effetti attivo o dove lavorano decine di altri operai. Un precedente di gravità inaudita e che rischia di travolgere tutti. Riteniamo che entrambi questi accordi, pur firmati al Ministero del Lavoro siano gravemente viziati sia nelle procedure, che nella sostanza e quindi illegittimi.

Ora la direzione aziendale chiede di attivare, tra le altre, un contratto di solidarietà in vari cantieri aperti, oltre ad ulteriore mobilità, al fine di abbattere i propri costi e facendo pagare il conto ai lavoratori e allo stato. L'effetto sarebbe una riduzione di circa il 20% del salario dei lavoratori, per il tempo di minor lavoro che sarebbe previsto nell'eventuale accordo, il tutto mentre la direzione continua ad estendere l'uso del sub appalto e chiede di lavorare su 6 giorni. Per valutare la situazione è convocato un Coordinamento dei delegati RSU della Sielte per i gironi 18 e 19 marzo, nel secondo giorno è in programma un confronto con la Direzione aziendale.

Fiom nazionale

Roma, 24 febbraio 2010