Installazioni. Ammortizzatori sociali

 

Lunedì 22 febbraio è previsto un nuovo incontro presso il Ministero del lavoro per discutere sulle casse in deroga per i cantieri chiusi, di alcune imprese del settore delle istallazioni telefoniche.

Il Ministero dopo diverse verifiche e sollecitazioni, anche sindacali, ha espresso parere favorevole, per un ulteriore e ultimo anno di cassa in deroga per i cantieri chiusi del settore, mentre ha negato la possibilità di accedere a tale ammortizzatore per i cantieri aperti. La eventuale concessione della cassa in deroga è vincolata, oltre che dall'accordo sindacale, anche dall'adesione formale, da comunicare al Ministero del lavoro, da parte dei vari Assessorati del Lavoro delle regioni in cui sono assunti i lavoratori delle singole aziende interessate agli accordi di cassa in deroga. Tenuto conto del periodo elettorale il rischio che i tempi si allunghino c'è.

Le imprese con le quali è aperto il confronto sono Ciet, Valtellina, Icot e Sielte. L'accordo è stato raggiunto il 10 di febbraio con la sola Mazzoni Spa.

 

PROBLEMI

Nel primo incontro tenutosi il 10 febbraio le imprese hanno chiesto di applicare il pagamento diretto al lavoratore, tramite INPS, della cassa integrazione, che evita alle imprese di dare l'anticipo e fa venir meno la garanzia ai lavoratori di avere mese per mese quanto dovuto.

Come sindacato abbiamo chiesto l'anticipazione e espresso parere contrario alla soluzione del pagamento diretto che colpisce pesantemente i lavoratori, rischia di consolidare una prassi nel settore estendibile a tutti i lavoratori e non offre nessuna garanzia di tempi certi nella percezione dell'assegno di cassa, oltre a scaricare sul solo lavoratore eventuali ritardi nella compilazione dei documenti necessari per ottenere la cassa da parte dell'Azienda, dalle Regioni, dell'INPS, del Ministero ecc...

Il pericolo è che possano passare svariati mesi prima che il lavoratore veda riconosciuto quanto dovuto, e se viene meno la pressione delle imprese, per l’interesse a recuperare quanto anticipato, i tempi potrebbero allungarsi nel disinteresse generale.

L'accordo fatto il 10 febbraio con la Mazzoni, che pur sacrifica rispetto al passato i lavoratori, può essere un punto di riferimento. L'accordo prevede che se per aprile l'INPS non paga la cassa integrazione l'azienda si impegna ad anticipare da quel mese al lavatore quanto previsto.

CIET – VALTELLINA- ICOT -SIELTE hanno respinto tale soluzione e non si è giunti a nessun accordo. Il 22 febbraio si riprende da questo punto, con la richiesta non mediabile del sindacato di avere l'anticipo della cassa integrazione.

SIELTE

Per quanto riguarda Sielte la situazione è più complessa.

È l'unica azienda che ha licenziato tutti i lavoratori dei cantieri chiusi e un centinaio di lavoratori dei cantieri aperti e che ora chiede comunque la cassa in deroga. Un atteggiamento, piratesco degenerativo, che ha portato anche a denunce penali e all'impugnazione di tutti i licenziamenti da parte del sindacato.

Nei cantieri aperti i licenziamenti sono stati arbitrari e discriminatori. Sielte è arrivata a licenziare anche lavoratori che avevano accettato i trasferimenti in altre regioni, imposti dalla Direzione. Questi lavoratori proprio perché hanno accettato i trasferimenti sono stati poi licenziati. Inoltre Sielte ha considerato cantieri chiusi dei cantieri aperti dove l'attività c'è (cantiere di Cagliari), licenziando i lavoratori, salvo inventarsi successivamente una cassa per cessata attività che colpisce alcuni lavoratori del cantiere e non altri. Nelle migliore delle ipotesi un vero abuso.

Condizione per aprire qualsiasi trattativa con Sielte è il ritiro di tutti i licenziamenti, senza nessuna eccezione e condizione.

 

OSSERVAZIONI

L'allargamento delle maglie da parte del Ministero del Lavoro, nell’accoglimento della richiesta degli ammortizzatori sociali fatte dalle imprese, se sul piano sociale generale è positivo, con l'allentamento dei controlli e della valutazione degli accordi, può offrire il fianco al rischio abusi. Per talune imprese, invece che essere uno strumento conservativo e di tutela dell'occupazione, da usare con parsimonia, anche a difesa del reddito dei lavoratori, diventa uno strumento di discriminazione e gestione improprio delle proprie flessibilità, non sempre trasparenti.

È per questo che serve ripristinare più forti controlli e sanzioni nel caso di abusi. In caso contrario ad essere penalizzate, oltre ai lavoratori, sono le imprese più serie e rispettose, che si ritrovano nella spirale della concorrenza sleale (dumping) sui prezzi e quindi nella impossibilità di partecipazione e aggiudicazione delle commesse e delle gare di Telecom e degli altri gestori di telefonia (e non solo). Tutto avviene sulla pelle dei lavoratori e con il sostegno involontario dello Stato.

Una spirale, che accompagnata dai mancati investimenti sulla banda larga, è mortale e priva di strategia industriale per il settore e per il Paese.


Fiom nazionale
 

Roma, 17 febbraio 2010