Comunicato delle Segreterie nazionali Fim Fiom Uilm sul settore Installazioni telefoniche 

 

basta con il sub-appalto - basta con il lavoro nero

più investimento più qualità nelle installazioni telefoniche

sciopero nazionale mercoledì 17 dicembre 2003

 

La fine del 2003 rappresenta un passaggio critico per il settore delle INSTALLAZIONI TELEFONICHE: ad un mese dalla fine dell’anno Telecom, il principale soggetto investitore, non ha ancora riassegnato nessuno dei contratti appaltati con le gare svolte nel 2000. Le aziende del settore (quelle che sono rimaste), hanno aperto le procedure di mobilità e le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici dovrebbero “trattare” con aziende che non sanno il volume e i prezzi del lavoro del prossimo anno. Il governo nel frattempo ha rinnovato, con un decreto legge, la Cigs ma si guarda bene, nonostante sia stato sollecitato in più occasioni, di abbozzare qualche scelta di politica industriale del settore.

I pericoli e i problemi che avevamo intravisto e denunciato nel giugno 2000, alla vigilia delle gare Telecom e nel pieno del processo di liberalizzazione del settore, si sono purtroppo puntualmente registrati:

-         Telecom ha bandito gare secondo la logica della riduzione dei costi portando a casa, nel corso di questi anni, una riduzione dei prezzi del 30-35%;

-         si sono ridotti gli investimenti sulla rete fissa con il risultato che essa versa in condizioni pietose;

-         è stato molto più lento del previsto lo sviluppo delle reti di terza generazione;

-         non sono stati effettuati investimenti aggiuntivi nel settore delle telecomunicazioni nel Centro e nel Sud del Paese;

-         non è stato messo a punto un progetto nazionale di formazione-riqualificazione per i lavoratori del settore.

A tutto ciò si è aggiunta una politica di destrutturazione del mercato del lavoro che è stata scandita dai processi di esternalizzazione, di appalto e di sub-appalto spinti e strumentalmente motivati dalla logica della riduzione dei costi.

Oggi siamo di fronte ad un settore profondamente segnato da tali scelte: le aziende da 28 del 1999 si sono ridotte a poco più di una decina, gli occupati sono circa 16 mila di cui oltre 2.300 “esuberi strutturali”, risultato della fase di riorganizzazione territoriale, presenti soprattutto al Centro e al Sud del Paese. La nostra stima è che accanto a tutto ciò ruotino attività legali, semilegali e illegali che interessano altrettanti lavoratori (12-15.000).

Nel corso di questi anni abbiamo perso il conto delle denuncie, ma questi processi non si arrestano se le aziende pensano sempre e solo a come ridurre i costi e a recuperare margini.

Oggi potremmo essere di fronte ad una ulteriore, decisiva fase in tale direzione: i contratti potrebbero essere riassegnati da Telecom a condizione di modificare il capitolato e di avere ulteriori sconti tali da portare nelle casse di Telecom un altro 12-15% di riduzione dei prezzi a volumi di investimento calanti.

Se ciò avverrà siamo certi delle conseguenze: altre 2-3 aziende in capo a 1-2 anni “salterebbero”, di nuovo la Cigs in troppi casi verrebbe utilizzata come volano per aumentare il sub-appalto. Per i lavoratori dei “cantieri chiusi” e per i lavoratori “spintonati” in Cigs (ridotta del 20%), l’unica opportunità visibile sarebbe il lavoro nero anche sull’onda del consiglio che eminenti uomini di governo hanno rivolto, nelle situazioni di crisi ai lavoratori a cercare lavoretti.

Tutto ciò non è più accettabile!

E’ giunto il momento perché:

a)      la presidenza del Consiglio, il Ministro delle Attività Produttive, il Ministro della Comunicazione:

1.      convochino un tavolo sulla situazione del settore;

2.      ricerchino investimenti aggiuntivi a sostegno dello sviluppo delle reti e delle Tlc;

3.      convincano Telecom e gli altri operatori di telecomunicazioni a smettere l’unica politica attuata sino ad oggi cioè quello della riduzione dei costi;

4.      definiscano regole trasparenti nella riassegnazione di contratti tali da non produrre lavoro nero o illegale.

b)      Telecom deve smettere di ricercare i propri margini e di pagare i propri debiti favorendo, nei fatti al di là delle dichiarazioni e delle volontà, la crescita del lavoro nero e la dispersione della conoscenza, del know-how e della professionalità presenti nelle aziende delle installazioni telefoniche.

Le aziende di installazioni telefoniche, a partire dalle principali, smettano di usare più o meno strumentalmente i clienti per esternalizzare e sub-appaltare, smettano di mettere i lavoratori in Cigs dove appunto sub-appaltano.

Per protestare contro tutto ciò e per questi obiettivi le segreterie nazionali Fim, Fiom, Uilm hanno deciso di proclamare 8 ore di sciopero e di indire una giornata nazionale di mobilitazione del settore Mercoledì 17 dicembre 2003.

Nel corso della giornata saranno organizzate manifestazioni nei principali capoluoghi di regione con presidi delle sedi Telecom e con presidi delle istituzioni che saranno sensibilizzate sulla gravità della situazione del settore.

                                                                          fim-fiom-uilm nazionali

 

roma, 10 dicembre 2003