Storia delle cessioni di ramo d’azienda e responsabilità di Ibm
Molte attività di IBM sono state cedute ad altre aziende, spesso costituite appositamente, e, insieme a queste attività, sono stati ceduti anche i rapporti di lavoro, ovvero molti nostri colleghi. Il metodo spesso utilizzato è stato quello della cessione di ramo d’azienda, ma sono state anche effettuate varie forme di pressioni per indurre i lavoratori a dare le proprie dimissioni e ad accettare le successive assunzioni da parte di aziende controllate da IBM medesima. Un po’ di storia. 1991: furono cedute ad ASTRIM (società posseduta da una finanziaria a sua volta posseduta da FIAT) tutte le persone che svolgevano le più svariate attività di manutenzione degli immobili di proprietà IBM; questa società continuò a svolgere attività di manutenzione degli stabili IBM, “liberandosi” progressivamente dei dipendenti ex IBM e assumendone di nuovi ai quali fu applicato il puro Contratto Nazionale di lavoro, finché, recentemente, con la perdita della gara d’appalto per la gestione degli immobili IBM, si è posto il problema di quella che viene asetticamente indicata come “ricollocazione” dei lavoratori. 1992: il Distribution, ovvero tutto il personale che operava nel magazzino automatico di IBM sito in Basiano, fu oggetto di una cessione di ramo d’azienda verso una società totalmente controllata da IBM medesima; la società, dopo qualche tempo, fu riassorbita da IBM per poi essere nuovamente ceduta alla francese Geodis che, successivamente, fu acquisita dal gruppo Zust Ambrosetti; in tutti questi passaggi, naturalmente, si persero occupazione e diritti e fu “distrutto” il magazzino automatico di Basiano che IBM aveva presentato come uno dei suoi fiori all’occhiello. 1993: nacque la Multivendor Service, società totalmente posseduta da IBM, con sedi a Milano e a Roma; la sua missione consisteva nel progettare, integrare e rendere disponibili servizi di manutenzione e servizi professionali in ambienti eterogenei di elaborazione dati, caratterizzati dalla presenza di prodotti non IBM, a completamento di quanto già offerto da IBM attraverso I.T.S.; in questa società furono trasferiti diversi dipendenti IBM e, nel 1998, Multivendor Service incorporò SETIN S.r.L., presso la quale era stato trasferito, personale proveniente da IBM; nella seconda metà del 2002, dopo il trasferimento di numerosi dipendenti convinti a dimettersi per rientrare in IBM, un ramo di Multivendor fu incorporato da Servizi Tecnologici S.r.L. (proprietà 100% IBM), mentre ciò che rimaneva costituì la nuova Multivendor Service (proprietà 49%IBM e 51% Agenzie); successivamente quest’ultima fu acquistata da Bartolini Progetti e, quasi contemporaneamente, IBM non rinnovò i contratti commerciali in essere fino a quel momento per affidarsi ad altre società costituite da ex manager di IBM medesima; si assiste ora all’epilogo costituito dall’annuncio della chiusura della sede di Roma col conseguente prossimo licenziamento di tutti i lavoratori ivi occupati. 1996: furono cedute a Johnson Controls sia le attività di gestione degli immobili IBM e quelle relative ai servizi logistici, sia le persone che le svolgevano; la società continua a gestire, per conto di IBM, i contratti di manutenzione e logistica degli immobili IBM ed è comunque interessata da processi di riduzione occupazionale fra cui una recente procedura di mobilità. 2000: si realizzò la cessione degli stabilimenti IBM di Vimercate e Santa Palomba alla canadese Celestica; dopo qualche anno fu chiuso lo stabilimento di Santa Palomba mentre quello di Vimercate precipitò in una profonda e progressiva crisi; l’epilogo è costituito dal passaggio di proprietà alle società BAMES e SEM dove si susseguono la cassa integrazione e forti riduzioni occupazionali. 2005: la Personal Computer Division è oggetto di una cessione di ramo d’azienda alla cinese Lenovo; nel 2008 Lenovo ha avviato una procedura di licenziamento collettivo che ha visto la chiusura della filiale di Roma e il dimezzamento dell’occupazione nella sede di Milano. La storia di Selfin, società posseduta/acquistata da IBM e poi rivenduta, è caratterizzata da elementi di forte drammatizzazione per le successive vicende della società a cui la medesima fu venduta: la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere procedeva nel luglio 2006 all'arresto per bancarotta fraudolenta del titolare della Metfin sas, presidente del CdA della Selfin, e di due Consiglieri di Amministrazione della Selfin. Una storia che ha visto IBM, a più riprese e anche presso sedi istituzionali come il Ministero dello Sviluppo, assumersi impegni mai mantenuti e promettere commesse, alla nuova proprietà costituita dalla società Comdata, poi rivelatesi non corrispondenti agli accordi stipulati con la citata nuova proprietà. Anche in questo caso la storia finisce male, cioè con il rischio imminente della perdita del posto di lavoro per tanti lavoratori della Selfin. E’ utile ricordare che nel dicembre del 2004, quando IBM decise di vendere Selfin a Metfin, contestualmente formalizzò la cessione del ramo d’azienda “pacchetti” da Sistemi Informativi a Selfin, con l’obiettivo di rendere Selfin più appetibile all’acquirente. I lavoratori di Sistemi Informativi così ceduti, hanno impugnato la cessione del ramo d’azienda e il giudice, in primo grado, con sentenza del 3 aprile 2008, ha dato loro ragione dichiarando illegittima e quindi nulla la cessione di ramo d’azienda da Sistemi Informativi a Selfin.
CONCLUSIONI Sembra, a chi scrive, evidente la responsabilità di IBM nei confronti di tanti lavoratori e lavoratrici ceduti ad altre società sempre presentate come aziende di sicuro futuro successo. La responsabilità non è solamente di tipo etico …. come spesso piace dire a tanti dirigenti di IBM Italia. C’è una responsabilità anche concreta, solida, legata alla sottrazione di commesse o al non rispetto di impegni assunti; responsabilità pratica e concreta che si sostanzia, nel caso di MVS e di Selfin, nell’aver posto in atto azioni che comportano l’insorgere di crisi aziendali la cui logica conclusione può diventare la perdita del posto di lavoro per tante donne e per tanti uomini. C'è, infine, una responsabilità conseguente alle scelte imprenditoriali: invece di considerare la qualità della prestazione professionale fornita, di attribuire un valore alla conoscenza diretta del mercato e di prendere in considerazione eventuali progetti di formazione/riqualificazione del personale, si sceglie la strada della chiusura delle aziende e della “rottamazione” dei lavoratori. In altre parole, secondo la strategia imprenditoriale oggi prevalente, le persone sono problemi e non risorse e la ricerca di un punto di equilibrio fra istanze aziendali e bisogni dei lavoratori non è, in alcun modo, considerata come una delle alternative possibili. Possiamo noi, dipendenti di IBM, sottrarci dal sottolineare queste responsabilità? Possiamo non chiamare i nostri dirigenti a rispondere di scelte imprenditoriali che provocano la rovina di un’azienda e buttano letteralmente in mezzo ad una strada tanti nostri colleghi di lavoro? La risposta è no: dobbiamo comprendere che, accanto alla solidarietà nei confronti dei lavoratori di Selfin e MVS, serve richiamare IBM a capire che l’occupazione in queste aziende è anche un suo problema e che noi continueremo, con forza, a pretendere una sua assunzione di responsabilità.
Gruppo IBM Dicembre 2009 |