Il World Trade Organization e il suo terzo meeting

 

Si chiama World Trade Organization, Organizzazione Mondiale del Commercio, ed è la più potente organizzazione legislativa e giuridica del mondo. Dal 29 novembre al 4 dicembre si terrà il suo terzo meeting ministeriale, a Seattle, USA. I sostenitori del "free trade" stanno preparando un ricco menù per questo incontro; vogliono far passare argomenti su cui ancora non sono riusciti ad ottenere risultati, vogliono imporre le loro regole in settori come l'alimentazione, l'agricoltura, i servizi sanitari, l'istruzione, i diritti di proprietà intellettuale sulle forme di vita. Vogliono recuperare il MAI e liberalizzare il mercato dei prodotti forestali.

Il WTO e la globalizzazione delle multinazionali

Nato nel 1995, il WTO è l'organizzazione mondiale per il commercio che ha ottenuto in dote gli accordi scaturiti dalle varie trattative commerciali svoltesi nel corso degli anni dal 1947 (anno della prima versione del GATT, l' Accordo sulle tariffe e il Commercio) ad oggi. Oltre che custodire questi "testi sacri", il WTO è l'organismo preposto a dirimere le questioni giuridiche fra nazioni, nell'ambito del commercio, e ad essere la sede ufficiale delle trattative mondiali. E' uno degli strumenti principali della globalizzazione attuata dalle multinazionali. Anche se ufficialmente dichiara di basarsi sul "free trade", nei fatti, le oltre 700 pagine di regole che costituiscono gli accordi su cui si basa, creano quello che si definisce come "corporate-managed trade", ovvero, un commercio regolato dalle multinazionali.

Secondo il sistema gestito dal WTO l'efficienza economica, tradotta in profitti per le società, domina qualsiasi altro valore. L'economia è un affare privato, mentre i costi sociali ed ambientali sono pubblici. Qualcuno chiama questo modello neoliberismo, e lo riassume come: trascurare le regole ambientali, la salvaguardia dei diritti dei lavoratori e della salute pubblica in modo da fornire lavoro e materie prime a basso costo alle multinazionali.
Il mito che ogni nazione può esportare più di quanto importi è centrale nel neoliberismo. I suoi propositori sembrano però dimenticare che se un paese esporta un'automobile, qualche altro paese la deve importare.
Si sta rafforzando un sistema mondiale di regole che stabiliscono che le "corporation" hanno solo diritti, i governi hanno solo doveri
… e la democrazia sta finendo nel cestino dei rifiuti.
Ora le società transnazionali vogliono ancor di più, un nuovo "Millenium Round" di trattative per accelerare la corsa all'espansione dei poteri del WTO.
Loro parlano di quello che sta accadendo come se non ci fossero alternative, esprimono questo concetto con la sigla TINA, "There Is No Alternative", ma si tratta di un inganno, quello di presentare un lungo sforzo per mettere in piedi regole per facilitare investitori e società, piuttosto che comunità, lavoratori ed ambiente come frutto di un destino inevitabile e non come il risultato di una precisa strategia. Piccola Guida all'Organizzazione Mondiale del Commercio
Alla fine di novembre a Seattle si riuniranno i tecnocrati del commercio internazionale per il terzo meeting ministeriale del WTO, qui di seguito sono riportati alcuni esempi di come questo organismo abbia sinora difeso i diritti delle società a danno di quelli degli esseri umani.

Cos'è e come opera il WTO

"Sempre più il WTO è sollecitato ad espandere la sua agenda poiché appare sempre più come il punto focale delle sfide e delle preoccupazioni della globalizzazione." - Renato Ruggiero primo Direttore generale del WTO
Il WTO è stato creato nel 1995 al termine dei negoziati noti sotto il nome di Uruguay Round. Questi negoziati portarono in dote oltre al nuovo GATT, l'accordo sui servizi (GATS) e quello relativo ai diritti di Proprietà Intellettuale TRIPS.
Prima, il GATT si occupava di tariffe (dazi doganali) e quote d'importazione. Dal '95 le regole si occupano di quello che in gergo si definiscono come barriere non doganali (non-tariff barriers to trade), in pratica leggi sanitarie, regolamenti sui prodotti, sistemi fiscali interni, politiche d'investimenti e qualsiasi altra legge di un paese che in qualche modo puo' influenzare il commercio di qualche prodotto. L'influenza del WTO nelle legislazioni interne si è fatta perciò pesante. Attualmente sono 134 i paesi che ne fanno parte e 33 sono osservatori. Ufficialmente le decisioni sono prese per consenso ma nella pratica a tirare le fila sono Canada, Giappone , USA ed Unione Europea.
La mancanza di trasparenza e democrazia all'interno del WTO è rappresentata in modo esemplare dal sistema di regolazione delle controversie. Il WTO permette a un paese di chiamarne in giudizio un altro accusandolo di violare le regole del commercio internazionale. Le cause sono risolte da giurie di tre persone che lavorano a porte chiuse. Il Paese che perde la causa ha tre possibilità: - cambiare le proprie leggi per adeguarsi alle regole WTO; - pagare delle compensazioni permanenti al paese vincente o - affrontare sanzioni commerciali. La prima è la strada normalmente percorsa.
Tutti gli accordi firmati hanno in comune alcuni punti, ribaditi e ripetuti come una litania in tutti i documenti del WTO, eccoli:
1. Riduzione delle tasse doganali. Con l'eliminazione o la riduzione dei dazi doganali sui prodotti si riducono le spese di esportazione, creando al contempo, nuovi mercati ai produttori. 2. Trattamento di Nazione più favorita. Obbliga ogni Stato a trattare investitori e compagnie straniere allo stesso modo. Per capirci, uno stato non può bandire le importazioni di un prodotto da uno stato se continua a importare quel prodotto da altri, anche se la motivazione potrebbe essere moralmente giusta (es. regimi oppressivi) 3. Trattamento nazionale. Obbliga i governi a trattare le compagnie straniere almeno allo stesso modo con cui tratta quelle nazionali. Questo principio mira ad eliminare la possibilità di incentivi a produttori locali. 4. Eliminazione di quote restrittive. Proibisce l'uso di restrizioni all'import-export delle merci.
Il problema è che apparentemente possono sembrare dei buoni principi, ma calati nella realtà delineano un formidabile ambiente in cui la sovranità nazionale decade a favore delle società multinazionali che, grazie al loro potere, sono le uniche a poter sfruttare le nuove regole.

Le minacce alla democrazia, all'ambiente e alla salute
Quando nacque, varie organizzazioni non governative espressero le loro preoccupazioni che le nuove regole e il sistema creato per farle rispettare, avrebbero potuto costituire una seria minaccia per gli abitanti del pianeta.. Cinque anni dopo possiamo dire che quei timori erano fondati. Tutte le Cause hanno avuto come risultato finale un verdetto sfavorevole agli interessi pubblici.
 
ARIA PULITA
Per conto di una sua industria petrolifera il Venezuela contestò una legge americana, US Clean Air Act, che chiedeva alle raffinerie di produrre un gas più "pulito", con minori emissioni inquinanti. Il Venezuela sosteneva che le nuove regole di fatto mettevano fuori gioco le raffinerie straniere, che avrebbero avuto bisogno di investimenti e tempo per adeguarsi alla normativa statunitense, mentre la maggioranza di quelle statunitense si erano adeguate alle direttive dell' Environmental Protection Agency, l'agenzia per la protezione dell'ambiente americana. Risultato: Nel 1997 la giuria diede ragione al Venezuela e l'EPA modificò le norme del Clean Air Act.
 
LA CARNE AGLI ORMONI
Gli Stati Uniti chiamarono in giudizio l'Unione Europea poiché questa aveva messo al bando le importazioni di carne trattata con ormoni. Risultato: Nel 1998 il WTO ha accettato la tesi americana, intimando all'UE di eliminare il bando entro il 13 maggio 1999. In seguito alla non eliminazione del bando, il 12 luglio '99 ha stabilito il valore delle sanzioni applicabili annualmente da USA (116,8 milioni di $) e Canada (11,3 milioni). Anche in questo caso, il diritto dei consumatori ad avere cibi sani e sistemi di allevamento più naturali sono stati ignorati.
 
GAMBERETTI E TARTARUGHE
Quattro paesi asiatici citarono gli USA per una loro legge che vietava l'importazione di gamberetti da paesi in cui i metodi di pesca comportavano anche l'uccisione delle tartarughe di mare, specie in via di estinzione. Risultato: nel 1998 una giuria in appello ha stabilito che gli USA hanno il diritto di proteggere le tartarughe ma in modo da non contraddire le regole del WTO e che perciò dovranno modificare la loro attuale normativa. La stessa cosa è successa per una legge che metteva al bando le importazioni di tonno catturato con metodi che uccidevano anche i delfini.
 
LE BANANE DEI CARAIBI
Gli USA accusarono l'Unione Europea (UE) di attuare un trattamento di favore per le banane provenienti dai cosiddetti paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico). Tale comportamento costituiva un atto discriminatorio rispetto alle compagnie americane produttrici di banane in centroamerica. Risultato: Il 9 aprile 1999 la giuria ha stabilito che la normativa UE è illegale e ha quantificato in 191 milioni di dollari le sanzioni applicabili dagli USA fino a che la normativa non sara' modificata. Piccola Guida all'Organizzazione
In questo modo una normativa che dava lavoro a produttori molto piu' piccoli delle varie Chiquita, Dole e Del Monte, contribuendo a stabilizzare le economie e le democrazie di questi paesi è stata condannata a finire per permettere alle società citate di non avere alcun ostacolo nel monopolio del marcato
 
I NUOVI PUNTI NELL'AGENDA DEL WTO
Sono molti i punti che potrebbero entrare nell'agenda del summit di Seattle. Ancora non si è giunti ad un accordo poiché ogni Paese ha differenti obiettivi, possiamo comunque dividerli in tre categorie: innanzitutto alcuni accordi in vigore prevedono già delle revisioni, poi ce' una categoria di punti che sono una eredità del precedente meeting ministeriale e riguardano agricoltura e servizi. Infine ci sono i nuovi temi che permetterebbero al WTO di espandersi anche in questi settori.
 
ACCORDI ESISTENTI. TRIPS
Questo accordo stabilisce regole mondiali per patenti, copyright e marchi registrati. L'industria farmaceutica sta facendo grosse pressioni su questo punto per adottare le regole americane in materia che permettono un allungamento dei tempi che garantiscono il monopolio dei diritti intellettuali. L'accordo TRIPS richiede ad alcune nazioni come l'India e il Brasile o l'Argentina di abbandonare le loro regole che sostengono la produzione farmaceutica nazionale. Le società farmaceutiche sperano che le trattative permettano loro di erodere la già debole fetta di mercato detenuta dai produttori dei paesi meno sviluppati.
 
SPS
L'accordo riguardante gli standard sanitari e fitosanitari stabilisce le regole per la sicurezza alimentare umana, animale e vegetale (contaminazioni batteriche, pesticidi, etichettature). L'SPS stabilisce il grado di sicurezza che un paese puo' chiedere relativamente ai prodotti importati. L'SPS elimina il cosiddetto principio precauzionale applicando il metodo che se non c'e' dimostrazione scientifica non è possibile bandire alcun prodotto sospettato di nuocere alla salute. In pratica bisogna dimostrare che fa male prima di poterlo vietare. Riguardo all'etichettatura dei cibi, il WTO riconosce il Codex Alimentarius, un'agenzia al cui interno vi sono anche rappresentanti di multinazionali, come arbitro degli standard di sicurezza alimentare. Le regole dell'SPS restringono il diritto di un paese ad etichettare i prodotti con informazioni che possono interessare il consumatore, come il metodo di produzione o la presenza di organismi geneticamente manipolati. L'intero SPS andrà rivisto, ma piuttosto che ulteriori liberalizzazioni andrebbe modificato per rispettare la salute di persone, animali ed ambiente.
 
GATS
Col termine di servizi si intende tutto quello che non rientra nella produzione. Gli Stati Uniti chiedono la copertura del settore sanitario e scolastico. Sono in lista anche il settore idrico, comprese le aziende municipali. Spicca la richiesta di ulteriori liberalizzazioni nel settore finanziario (potrebbe essere la cosiddetta porta di servizio per far approvare parte del MAI non approvato all'OCSE).
 
AGRICOLTURA
Anche questo accordo ha accelerato la concentrazione dell'agribusinesses. La tesi è che un paese piuttosto che divenire autosufficiente deve poter acquistare tutto sul mercato internazionale pagando con i proventi delle sue esportazioni. Il problema è che i paesi meno sviluppati esportano per lo più materie prime i cui prezzi sono per lo più in calo. Nei primi quattro anni di applicazione il prezzo dei prodotti agricoli è sceso sempre più mentre sono rimasti alti quelli dei prodotti "lavorati". Le regole vanno modificate per impedire le concentrazioni che stanno portando a condizioni di monopolio. La Cargill ad esempio, controlla il 40% delle esportazioni di grano statunitense e un terzo dei semi di soia.
 
NUOVI PUNTI - IL MAI
L'Accordo Multilaterale sugli Investimenti (MAI) ha rappresentato il tentativo di stabilire regole a livello mondiale riguardo agli investimenti. E' stato segretamente preparato presso l'OCSE, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico che raggruppa i 29 paesi più ricchi del pianeta. Nel dicembre del 1998 le trattative sono terminate senza risultato, anche per la protesta che gli attivisti di tutto il mondo hanno contemporaneamente messo in piedi. Il testo che era stato approntato costituiva una limitazione della sovranità nazionale degli stati che si sarebbero ritrovati senza strumenti legislativi per difendere i propri cittadini e l'ambiente. Ora alcuni paesi dell'OCSE, Unione Europea e Giappone in testa, propongono di inserire questo tema nell'agenda di Seattle. Piccola Guida all'Organizzazione Mondiale del Commercio
 
L'ACCORDO SUI PRODOTTI FORESTALI
L'amministrazione Clinton considera prioritario un accordo su questo punto, sostenuto dai Paesi aderenti all'APEC (Asian Pacific Economic Cooperation Forum). L'obiettivo è la liberalizzazione dei prodotti forestali (principalmente legname e carta) eliminando qualsiasi tassa doganale su questi prodotti. Si tratterebbe di una iniziativa che porterebbe ad un aumento dei consumi di carta e dei prodotti collegati del 3-4%, mentre il problema che dovremmo affrontare è di difendere le foreste, piuttosto che stimolarne la distruzione. Un accordo di questo tipo minaccerebbe anche alcune leggi ambientali che rischierebbero di essere considerate come barriere non-tariffarie.
 
COMPETIZIONE
Le multinazionali accusano i governi di incoraggiare lo sviluppo locale restringendo le loro possibilità di accesso. Pertanto stanno spingendo, sostenuti dall'UE, ad un accordo che impedisca queste "ingerenze". La loro tesi è che in regime di concorrenza anche le piccole società miglioreranno i loro servizi (per sopravvivere). In realtà, anche attraverso mega accorpamenti di società, le multinazionali consolideranno il loro potere eliminando la competizione che predicano.
 
APPALTI GOVERNATIVI
Nell'Uruguay Round c'era anche un accordo con le regole per i governi su come spendere i loro soldi! L'accordo, chiamato Government Procurement, stabilisce che anche i governi nei loro acquisti devono comportarsi come … multinazionali, cioe' ragionare solo in termini economici ! L'accordo venne firmato solo da 26 stati, ora lo si vorrebbe far digerire a tutti. Gli appalti delle amministrazioni, locali e nazionali spesso servono proprio per creare occupazione locale e spesso prevedono regole per favorire minoranze e/o gruppi sociali sfavoriti. Non è possibile che le multinazionali si mangino tutto! La Commissione Europea sostiene anche questo punto, tant'e' che nel suo documento preparatorio afferma: "Il mercato degli appalti pubblici raggiunge circa il 15% del PIL di molti paesi. Le compagnie europee hanno un accesso limitato a questo mercato. Obiettivo di lungo termine della Commissione rimane quello di portare il tema sotto la gestione della WTO".
 
COSA POSSIAMO FARE?
Tanto per cominciare dobbiamo far rumore, perché il silenzio serve solo a loro!
Documentati e fai conoscere quello che sta succedendo al Wto, spiegando che non sono cose lontane dalla vita quotidiana, al contrario anche quello che mangiamo è influenzato direttamente dagli accordi stabiliti e regolati da questo organismo.
In Italia è attiva la Campagna "Dire Mai al MAI", che ha un sito internet: www.promix.it/roba/mai e una mailing list http://antimai_it.listbot.com , (info c/o andbene@tiscalinet.it ).
Sta nascendo anche una rete che italiana di Campagne, associazioni e gruppi locali per una strategia lillipuziana di mobilitazione per riaffermare diritti antichi e nuovi calpestati dalla globalizzazione. Per aderire puoi contattare Fabio Lucchesi (Centro Nuovo Modello di Sviluppo) amfut@tin.it 0583/961368.
Informazioni sul WTO sono disponibili su questi siti: Sito ufficiale WTO: www.wto.org Public Citizen's Global trade Watch, USA www.tradewatch.org Institute for Agricolture and Trade Policy, USA www.iatp.org Third World network, Malesia www.twinside.org.sg Corporate Europe Observatory http://www.xs4all.nl/~ceo/wto/ Council of Canadians http://www.canadians.org/ SEED Europe http://www.antenna.nl/aseed/trade/Friends of the Earth www.foe.org
 
Questo testo è stato prodotto utilizzando come base "A Citizen's Guide to the World Trade Organization", pubblicato nel luglio 1999 dal Gruppo di lavoro sul WTO/MAI, disponibile sul sito: http://www.citizen.org/pctrade/whatsnew/new.htm, traduzione e integrazione di roberto meregalli.