Lettera Fim, Fiom, Uilm al Ministro Emma Bonino su trattative Om
c.a. On. Emma Bonino Ministro per il Commercio Internazionale Viale Boston 25, 00144 Roma E-mail: segreteriaministro@mincomes.it Gentile Ministro, in vista del Consiglio Generale dell’OMC che si
svolgerà a Ginevra il 26 e 27 luglio c.a. intendiamo sottoporle alcune
nostre considerazioni, in particolare in relazione ai negoziati NAMA
relativi alle tariffe industriali. La riteniamo una questione di grande
urgenza, e per questo ci rivolgiamo a Lei. Come sindacati metalmeccanici siamo fortemente preoccupati
per le conseguenze negative che avrebbe in particolare sui paesi in via di
sviluppo la eccessiva liberalizzazione dei mercati a loro richiesta e che
non riteniamo giustificata. I pericoli di danni seri alle economie locali,
ai processi di industrializzazione e posti di lavoro, alle bilance
commerciali e alle entrate degli Stati, sono molto forti, se l’esito dei
negoziati NAMA non terrà conto della loro diversa condizione. Partecipare al commercio
internazionale richiede un livello adeguato di industrializzazione e non
il suo contrario. La progressiva liberalizzazione globale dei mercati della
OMC, che non è condizionata come dovrebbe dal rispetto dei fondamentali
standard di diritti previsti dall’Organizzazione internazionale del
Lavoro, si realizzerà con danni per i lavoratori e le lavoratrici, in
particolare nei paesi in via di sviluppo. Questo è anche il risultato di
studi effettuati dalla CISL internazionale su una serie di paesi in via di
sviluppo, dove i settori a maggior rischio comprendono anche quello dell’auto,
i cui lavoratori sono da noi rappresentati. Per questo La sollecitiamo a fare quanto possibile per
rendere il Doha round un effettivo round di sviluppo e in particolare Le
chiediamo: -
che non vengano adottate le proposte
relative al NAMA recentemente avanzate dagli USA, Svizzera, Hong Kong,
Canada e Nuova Zelanda, e analogamente anche nella Unione Europea, perché
sarebbe di soli 5 punti la differenza tra il coefficiente per i paesi in
via di sviluppo e quello per i paesi industrializzati; -
garantire che le riduzioni tariffarie
per i paesi in via di sviluppo siano considerevolmente più basse che per
i paesi industrializzati; -
contribuire a mantenere la possibilità
per i paesi in via di sviluppo di adottare proprie strategie di sviluppo
basate sul mercato nazionale e una propria politica industriale; i paesi
in via di sviluppo devono poter rivedere impegni precedentemente assunti e
il progetto finale NAMA non deve definire quante tariffe devono essere
limitate e a quale livello si debba fare. Il Doha Round, ormai compromesso nella dichiarazione di
Hong Kong dello scorso dicembre e dal fallimento dell'ultima
mini-misteriale dello scorso fine giugno, dovrebbe essere sostituito da
nuove regole che favoriscano politiche di promozione dei diritti umani e
uno sviluppo centrato sulle persone e sulla sostenibilità ecologica. Nel frattempo auspichiamo che il Governo italiano non
persegua la conclusione del Doha Round a tutti i costi, con gravi
conseguenze per i paesi in via di sviluppo. La preghiamo infine di usare la propria influenza perché non si arrivi ad una risoluzione NAMA basata sull’attuale contenuto del negoziato. L’Organizzazione mondiale del commercio dovrebbe essere riformata avendo alla base l’interesse ad uno sviluppo sostenibile, all’occupazione e alle condizioni di lavoratori e lavoratrici nel mondo. Ci auguriamo che possa aprirsi, su queste questioni così importanti per tutto il movimento sindacale internazionale, un confronto in futuro con il Governo italiano. Cordiali saluti. I Segretari generali
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