Il sindacato iracheno dei lavoratori del petrolio (Iraqi oil union) contro la privatizzazione Appelli
per la cancellazione del debito estero Il 25 e il 26 maggio a Basra (Iraq) la General union of oil employees (Guoe) ha organizzato una storica conferenza sulla privatizzazione del settore pubblico iracheno, con il motto: ”Per far rivivere il settore pubblico e per costruire un Iraq libero dalla privatizzazione”. Hanno
partecipato 150 attivisti dei sindacati, la maggior parte membri del
Guoe e leader sindacali da Nassiriyah, Amara e Basra, oltre a
rappresentanti della Federazione irachena dei sindacati e attivisti dei
partiti politici. C’erano anche delegati internazionali, organizzati
da Iraq occupation focus, e rappresentanti delle organizzazioni della
società civile del Regno Unito e degli Usa, che per 4 giorni hanno
visitato i siti petroliferi, intervistando lavoratori e sindacalisti. Ewa Jasiewicz, coordinatore della delegazione, è intervenuto sul tema “Solidarietà internazionale, la lezione di Solidarnosc in Polonia e progetti per imporre il modello del libero mercato polacco in Iraq”; Greg Muttitt, ricercatore di Platform, ha parlato di “Progetti per aprire le riserve petrolifere irachene alle multinazionali, e come certi contratti di produzione petrolifera privano i governi di entrate e controllo sulle proprie industrie”; Justine Alexander, coordinatore di Jubilee Iraq, organizzazione che si occupa della cancellazione del debito estero dell’Iraq contratto durante il regime, ha affrontato il tema del “Ruolo della Fism nell’utilizzo del debito estero iracheno come leva per aprire l’economia alla privatizzazione, e le ragioni etiche e legali per la cancellazione incondizionata del debito”. David Bacon, giornalista americano in rappresentanza di Us labour against the War (Uslaw), ha parlato di “Esperienze ed effetti della privatizzazione in Messico e come i lavoratori messicani nel settore elettrico e petrolifero hanno impedito la svendita delle loro industrie; è intervenuta anche la dottoressa Martha Mundy, docente di antropologia alla London school of economics e copresidentessa del Comitato britannico delle Università della Palestina (Bricup). Alla conferenza hanno dato il loro contributo anche studiosi e professori dell’Università di Basra sui diversi aspetti della privatizzazione: l’attuale capacità industriale irachena; la necessità di nuova tecnologia, costruzione e capitale; i sistemi azionari; il welfare sociale; il debito iracheno; competitività delle importazioni a basso costo; monopoli e i rischi della corruzione nel settore pubblico e privato. I membri del Guoe e i sindacalisti hanno portato la loro esperienza riguardo agli sforzi per una ricostruzione indipendente, affermando che i lavoratori iracheni hanno difeso e riabilitato l’industria nonostante i saccheggi di massa e il degrado deliberato sotto gli occhi e con il permesso “di fatto” delle forze di occupazione. Inoltre, non c’è stato alcun dibattito democratico sulla privatizzazione all’interno del Parlamento, e non si è insediata alcuna commissione per discutere pubblicamente dell’argomento – in contrasto con le procedure di altri paesi del Medio Oriente. Gi
Stati Uniti nella loro dichiarazione finale alla conferenza hanno
affermato che “L’attuale situazione dell’Iraq è quella di un
paese che difetta di una infrastruttura politica stabile e di un sistema
economico che sia chiaramente definito sul quale la gente possa fare
affidamento. Stando così le cose, i partecipanti alla conferenza
credono che la privatizzazione dei settori petrolifero e industriale, o
di una parte di essi, farà grande danno al popolo iracheno e alla sua
economia”. Numerosi
i messaggi di solidarietà arrivati per questa occasione da parte di
organizzazioni e sindacati da tutto il mondo: oltre a quello inviato
dalla Fiom-Cgil e da altre organizzazioni italiane, è stata
testimoniata solidarietà da Africa del Sud, Argentina, Canada,
Filippine, Francia, Giappone, Grecia, Polonia, Regno Unito, Scozia,
Stati Uniti, Svezia e Venezuela. 6 giugno 2005 |