Metalmeccanici africani ed europei insieme per cambiare la politica commerciale europea verso l'Africa

Concluso il seminario di 3 giorni a Johannesburg (21-23 settembre 2010)

 

I sindacati affiliati alla FISM di Africa, Europa e la FEM hanno analizzato le conseguenze della politica commerciale della Unione Europea sullo sviluppo e valutato il futuro della industrializzazione in Africa.

Hanno partecipato sindacati africani di 14 paesi (di lingua inglese e portoghese), la FEM, FIOM e FIM dall'Italia, FTM-CGT e FO dalla Francia. La discussione si è concentrata sulle ripercussioni degli EPA (accordi di partenariato economico) tra UE e Paesi africani sul lavoro e sulla industrializzazione nei paesi in via di sviluppo ed emergenti.

Hanno inoltre partecipato rappresentanti di Brasile, India, Canada, del gruppo di lavoro su commercio lavoro sviluppo della FISM

E' stato analizzato il ruolo dell'Africa nel commercio mondiale, come fornitore di energia e minerali e in quanto grande mercato per la crescente espansione della Cina. I partecipanti africani hanno fatto sentire le loro preoccupazioni circa la pressione esercitata dalla Unione Europea sui Governi africani negli attuali negoziati per ottenere l'apertura di mercati in settori o ad alta intensità di lavoro o di importanza strategica per le loro politiche sociali e di sviluppo. La prevedibile conseguenza sarebbe una seria perdita di spazio politico per i paesi africani così da minacciare significativamente occupazione e sviluppo industriale.

Interessante che da paesi industrializzati, come il Canada, sia venuta una analoga preoccupazione e una valutazione negativa del sindacato sull'impatto potenziale dell' accordo di Libero Scambio tra UE e il loro paese. E' stata anche analizzata l'esperienza dell'India relativa alla liberalizzazione del commercio e la possibile conclusione di un accordo UE-India, rivelando preoccupazioni analoghe a quelle degli africani e degli europei.

E' stata criticata l'insistenza della UE sulla introduzione negli EPA di clausole quali quella della “nazione più favorita” (MFN), che minaccerebbe seriamente le prospettive dell'Africa per una cooperazione sud-sud e la sua scelta di altri partners commerciali. Inoltre la strategia della UE di negoziare con i paesi africani in modo separato colpisce gli sforzi dell'Africa per una necessaria integrazione regionale che è di grande importanza in particolare per l'integrazione delle catene produttive e per l'industrializzazione. Riguardo a questo tema è stata presentata la esperienza dei sindacati in America Latina con processi di integrazione regionale.

Il Governo Sud Africano è stato protagonista di una tavola rotonda, dove il rappresentante del dipartimento del Commercio e Industria ha presentato il nuovo quadro di politica commerciale che si concentra sulla integrazione tra misure mirate di liberalizzazione con obiettivi di politica industriale. In questo contesto la politica dei dazi diventa uno strumento di politica industriale. Tale quadro è basato sulla salvaguardia dello spazio politico per il Sud Africa nei negoziati per accordi bi e multilaterali, sulle relazioni sud-sud, e sull'obiettivo del lavoro dignitoso ed è ispirato da un modello di integrazione regionale per lo sviluppo. Lo sviluppo di catene del valore regionali con la costruzione di complementarità industriale è ancora possibile per l'Africa nell'epoca della globalizzazione. Si sta predisponendo un nuovo approccio nelle relazioni economiche con la Cina. La rappresentante del dipartimento per lo sviluppo economico ha sottolineato il successo nella creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro; tuttavia questi sono nel settore dei servizi, accessibili ai ricchi, e non nell'industria. Questo riflette una crescente disuguaglianza nei redditi che deve essere con urgenza presa in considerazione. Inoltre, insieme alle misure per lo sviluppo industriale, vanno adottate misure sociali per assicurare un reddito ai disoccupati mentre si creano posti di lavoro industriale, per cui ci vuole tempo. Tutte le misure di politica per lo sviluppo devono essere pensate in modo integrato e nello stesso tempo bisogna considerare questione centrale la disuguaglianza. Gli obiettivi di sviluppo regionale non possono essere trattati con slogans: misure realistiche devono essere adottate per gestire la transizione senza perdere posti di lavoro.

Tutti i partecipanti, in particolare dall'Africa e dall'Europa, hanno concordato di stabilire un dialogo permanente tra i metalmeccanici dei paesi coinvolti nei negoziati EPA per prendere in considerazione e occuparsi con urgenza di tutti quegli aspetti che sono potenzialmente dannosi per i lavoratori e di cercare insieme soluzioni giuste ai possibili conflitti di interesse tra lavoratori dei paesi interessati. Agli organismi regionali e internazionali sindacali è stato chiesto di rendere più facile questa ricerca di solidarietà. I delegati africani hanno chiesto ai loro interlocutori europei di sostenere con iniziative concrete il diritto dei paesi africani alla autodeterminazione e di promuovere azioni congiunte.


 

Fonte: www.imfmetal.org