VERSO UN NUOVO SINDACALISMO MONDIALE? Comitato Centrale della FISM, concluso a Jakarta l'8 dicembre 2011
300 delegati/e metalmeccanici/che di 76 sindacati,provenienti da tutte le parti del mondo si sono ritrovati in Indonesia, a Giacarta, per la riunione del Comitato Centrale della Fism – 7 e 8 dicembre – a distanza di due anni dall'ultima riunione fatta in Brasile nel 2009. Si tratta dell'ultima riunione se, come sembra, si deciderà a giugno la fusione dei tre sindacati industriali, metalmeccanici, tessili, chimici, nel congresso che darà vita ad una nuova Federazione dell'industria, fissato dal 18 al 20 giugno a Copenaghen. Le donne hanno tenuto una propria conferenza, in cui la discussione è stata molto animata, soprattutto sulla presenza negli organismi dirigenti, il giorno 5 dicembre, seguita dalla riunione dell'Esecutivo, in cui si è fatto il punto sullo stato di avanzamento dei gruppi di lavoro incaricati di elaborare lo Statuto e il Piano d'azione della nuova Federazione. I sindacati indonesiani, reduci dal successo seguito ad una lunghissima lotta, per l'ottenimento di una legge sulla sicurezza sociale per tutti, ha accolto i/le partecipanti al CC con canti e balli indonesiani eseguiti nei costumi tradizionali da giovani donne e uomini, attivisti sindacali, e da un gruppo musicale locale. La Segretaria generale della Confederazione internazionale dei sindacati Sharon Barrow è intervenuta con un video messaggio, soffermandosi sulle questioni della crisi e del lavoro, denunciando l'inadeguatezza delle risposte da parte di Governi e Istituzioni internazionali. Il Comitato Centrale aveva due obiettivi: in primo luogo valutare la realizzazione ad oggi del programma di azione uscito dal Congresso 2009 di Goetheborg, e discutere sul processo di costruzione della nuova Federazione dell'industria risultante dalla fusione delle tre Federazioni internazionali di metalmeccanici, chimici e tessili. Cosa non abituale, c'è stata nei due giorni una vera, partecipata discussione. In particolare, nel primo giorno si è concentrata su alcuni temi: la costruzione di sindacati indipendenti in tutto il mondo e i diritti sindacali, l'efficacia delle reti sindacali internazionali nelle imprese transnazionali, il lavoro precario e i diritti sociali. La Turchia, il Messico, la Corea del sud, la Colombia sono stati tra i paesi maggiormente citati per le lotte che i sindacati svolgono contro le violazioni dei diritti; la Fiom ha portato il caso Fiat (vedi intervento di Laura Spezia) e la questione delle libertà sindacali; diversi interventi hanno ricordato le lotte per la democrazia e sindacati indipendenti in Africa del Nord, a cominciare dai rappresentanti sindacali di Tunisia e Marocco. Il sindacato indonesiano (FSPMI, 150.000 iscritti) ha parlato del successo ottenuto ad inizio anno con la nuova legge sulla sicurezza sociale universale, nel settore formale e in quello informale: successo che è stato possibile realizzare grazie alla Coalizione di sindacati e movimenti, ong, guidata dallo stesso FSPMI, sindacato metalmeccanico nato da alcuni anni, in prevalenza composto da giovani. Il processo di fusione delle tre federazioni, che pone interrogativi e sollecita anche aspettative, è stato il tema della seconda giornata, introdotto dal Segretario generale e dal Presidente della Fism. Bertold Huber ha sottolineato la necessità di costituire questa nuova Federazione industriale dato che “molti nostri iscritti lavorano in aziende in cui si incrociano diversi settori industriali. Abbiamo bisogno di unire le forze per parlare con una voce sola dei lavoratori dei settori manifatturieri” Molti interventi hanno sottolineato che in questa nuova Federazione devono avere spazi di partecipazione e ruoli di decisione le donne a tutti i livelli, e che la rappresentanza dei sindacati dei paesi del sud globale deve maggiormente corrispondere alla evoluzione della realtà economica, sociale e sindacale mondiale. (vedi intervento di Alessandra Mecozzi) Sono queste valutazioni e sentimenti, palesemente molto diffusi, che hanno portato il Comitato Centrale a votare a grande maggioranza contro la proposta messa in votazione dalla Presidenza, della lista dei responsabili dei diversi settori industriali all'interno della Fism (6 uomini da 5 paesi del nord e 1 giapponese). La discussione è stata molto vivace, condotta in particolare da Australia, Brasile, Sud Africa e il Presidente ha dovuto ritirare la proposta, che dovrà essere ridiscussa e modificata al prossimo Esecutivo di febbraio. Ma la discussione ha messo in luce le questioni che anche al prossimo Congresso di fusione avranno sicuramente un posto centrale. La domanda di maggior rappresentanza e spazio per donne e paesi del sud indica in realtà quanto già al Congresso del 2009 era venuto alla luce con le due candidature a segretario generale: il finlandese e il brasiliano; ovvero la coesistenza, non sempre pacifica, di due culture e pratiche sindacali diverse. Schematicamente possono riassumersi così: quella maggiormente fondata sulle soggettività, il conflitto e la contrattazione collettiva; quella più orientata alla concertazione e alla codecisione, poco propensa alla estensione della partecipazione. Inoltre, lo squilibrio nord-sud nella rappresentanza degli organismi dirigenti indica anche il prevalere dei sindacati e paesi ricchi rispetto a quelli meno ricchi e l'affermazione di un criterio difficile da accettare: conta di più chi paga di più. Alla fine dei due giorni comunque è stato votata alla unanimità dai delegati e delegate la convocazione del Congresso straordinario (è quello che formalmente deve decidere o meno lo scioglimento della Fism). Come ha detto il Segretario generale Jyrki Raina, “Se le tre Federazioni, metalmeccanica, tessile, chimica, lo decideranno, dal 18 al 20 giugno a Copenaghen sarà fondato un nuovo sindacato globale di 50 milioni di lavoratori e lavoratrici dell'industria in più di 140 paesi”.
8 dicembre 2011 |