- Sabato 10 novembre 2001

- Domenica 11 novembre 2001

- Lunedì 12 novembre 2001

- Martedì 13 novembre 2001

- Risoluzioni

- Sintesi del programma d'azione per il 2002-2005

I testi del congresso in versione integrale si possono trovare sul sito della Fism


da Sydney, Daniela Binello

Sabato 10 novembre 2001

Riunione del Comitato centrale (presenti le delegazioni di 42 paesi)

"Non è tempo di deregulation, il rischio di una recessione devastante è alle porte. Occorre un’azione mondiale per evitarlo". E’ una delle dichiarazioni di Klaus Zwickel, presidente Fism (dell’IG Metal tedesca), nel suo discorso di apertura della riunione del comitato centrale. Zwickel mette in relazione, a titolo d’esempio, l’attuale crisi internazionale e il crollo delle borse del ’29 con le sue conseguenze negative per il mondo del lavoro. "L’attuale situazione è molto critica, crea un clima d’incertezza che si aggiunge ai gravi problemi per i diritti delle lavoratrici/lavoratori che sono e saranno una delle nostre principali problematiche da affrontare nel programma d’azione della Fism per il  2002-2005".

"I crumiri che vogliono distruggere il sindacato esistente o evitare la nascita di nuove organizzazioni dei lavoratori – dichiara Marcello Malentacchi, segretario generale della Fism – sono di nuovo in azione negli Usa e in molti altri paesi americani o filoamericani. Sul portale della Fism aggiorniamo giorno per giorno tutte le segnalazioni e le denunce che ci indirizzano le nostre affiliate".  Poi fa una panoramica sulle gravi violazioni contro i lavoratori e cita la situazione asiatica come quella fra le più gravi (percentuali del 71 per cento di arresti di lavoratrici/lavoratori, 87 per cento di casi d’intimidazioni e molestie contro lavoratrici/lavoratori).     

Mancanza di considerazione per le normative fondamentali Oil (in particolare quelle contro lo sfruttamento del lavoro minorile), verso la materia dei diritti per le lavoratrici/lavoratori, non applicazione dei codici di condotta, inaccessibilità per il sindacato all’interno delle export processing zones (zone franche), carenza di sicurezza sul lavoro. Questi sono i principali problemi che da domenica 11 novembre si affronteranno durante il 30° Congresso mondiale. La Fism che rappresenta “solo” 23 milioni di lavoratori nel mondo (su almeno 70 milioni di metalmeccanici) deve incrementare la sua presenza e rafforzare la sua capacità d’intervenire di fronte agli effetti critici della globalizzazione racchiusi palesemente nel motto adottato dalle multinazionali: “no control or rules”.  

Vengono approvate 15 (su 16) nuove richieste d’affiliazione alla Fism da parte di organizzazioni di 10 paesi. Vengono, invece espulse 6 organizzazioni di 6 paesi, poiché nella la maggior parte dei casi queste sigle o non funzionano o si sono sciolte, mentre sul Turk Metal Sendikasi (Turchia) le informazioni ottenute evidenziano il suo coinvolgimento con componenti del regime militare. Inoltre, con questo sindacato _ inadempiente sotto il profilo dei versamenti delle quote associative nonostante possegga addirittura aerei privati _ non è mai stato possibile avere relazioni dirette o rapporti  di comunicazione.

Kjell Biorndalen (presidente Fellesforbund, Norvegia) è il nuovo presidente del dipartimento costruzioni navali della Fism (sostituisce Max Baehring che passa nel comitato esecutivo Fism).

Peter Tighe, segretario nazionale del settore elettronico e delle telecomunicazioni dell’affiliata australiana (Amwu) segnala che nell’ambito della sua area di rappresentanza si è passati dai 20mila iscritti di vent’anni fa a meno degli attuali 2mila. E’ un segnale d’allarme che pone l’accento sulle due cause principali del problema: la delocalizzazione della produzione di molte imprese australiane, che hanno ridotto notevolmente quella rimasta nel continente, e una politica ferocemente antisindacale da parte del partito liberale alla guida del paese.

Proprio oggi, sabato 10 novembre, i liberali hanno nuovamente vinto le elezioni federali riconfermando ancora una volta il governo guidato dall’avvocato John Howard (primo ministro). Non si è verificato lo swing che auspicavano i laburisti (il passaggio di voti al centrosinistra nei collegi marginali australiani avrebbe rappresentato un elemento strategico, visto il sistema maggioritario definito “puro” che vige soltanto in questo paese, in virtù del quale la differenza non la fanno i voti raccolti in più nei seggi “sicuri”, bensì quelli espressi nei seggi “incerti”).

Il paese, che appoggia in maniera sostenuta la politica britannica e americana, è stato uno dei primi, subito dopo il Regno Unito, a proporre d’inviare un contingente militare esperto in Afghanistan. E’ assai probabile, quindi, che una delle prime azioni del governo in fieri sia quella di dare corso al primo invio effettivo di soldati non appena gli Usa lo richiederanno. 

Sidney: La sede del congresso è a Darling Harbour, la zona avveniristica della città (sulla baia) che ha ospitato le Olimpiadi. L’Opera House è il famoso teatro sulla baia, avente una struttura a forma di vele sovrapposte. Un treno su monorotaia sopraelevata esegue un tour circolare della città passando a pochi metri d’altezza fra case e grattacieli. Non è solo un’attrazione per turisti perché svolge anche un servizio di trasporto pubblico. I pedoni hanno rigorosamente la precedenza e ci sono numerosi ponti pedonali su tutto lo snodo delle strade che raggiungono il centro città. Non sono molti i quartieri dove sono stati conservati palazzi d’epoca, ma in uno di questi (the Rocks) ci sono ancora le tipiche case in stile vittoriano. Per il resto, Sidney è una città molto moderna che riflette in maniera più grandiosa lo stile architettonico tipico anche delle altre più importanti città del paese (l’Australia ha pochi abitanti, 19 milioni, e territori immensi praticamente disabitati e quasi irraggiungibili).


Domenica 11 novembre 2001

Cerimonia di apertura del Congresso

(presenti 800 delegati di circa cento paesi)

 “Affrontare le sfide globali” è lo slogan del congresso che, come specifica Klaus Zwickel, presidente Fism, significa mettere al centro della nostra missione sindacale la solidarietà per l’occupazione dei metalmeccanici e il riequilibrio della situazione economica mondiale.

Ha poi continuato il discorso di apertura riferendosi all’attacco agli Stati Uniti dell’11 settembre, con le conseguenze che tutti conosciamo, concludendo che l’unica strada da percorrere, che vedrà impegnata la Fism e le organizzazioni che ne fanno parte, è quella di chiedere ai governi e alle istituzioni di cambiare l’attuale sistema neoliberista in cui si annidano, senza dubbio, le radici del problema della disuguaglianza sociale e del rischio per la sicurezza di tutti i cittadini.

«Non significa respingere la globalizzazione – ha specificato – ma occorre adottare quelle riforme che invochiamo da molto tempo per Banca mondiale, Fmi, Wto e altri organismi, introducendo misure fiscali adeguate come la Tobin tax e altre». «I sindacati mondiali sono votati a questa causa» ha concluso.

Marcello Malentacchi, segretario generale, ha parlato dell’ondata di licenziamenti che stanno abbattendosi sulle teste dei lavoratori e ha commentato: «Con la scusa del disastro economico intervenuto da settembre, mentre in realtà i segnali della crisi erano evidenti da molto prima, si stanno licenziando migliaia di lavoratrici e lavoratori, mascherando così la totale incompetenza di molte compagnie nell’avere saputo organizzare e gestire bene l’impresa».

Doug Cameron, segretario nazionale Amwu (Australian Manufactoring Workers’ Union), ha dichiarato che per rispondere alla domanda che potrebbe farsi ognuno di noi, oppure che potrebbe farsi ciascun lavoratore, e cioè “Di fronte all’attuale situazione di crisi internazionale e rischio sicurezza cosa deve fare il sindacato?”, bisogna rispondere che il sindacato internazionale deve continuare a combattere per la libertà, contro l’oppressione e il fondamentalismo, contro fame e disuguaglianza, a favore dell’educazione e della salute, dei salari e dei diritti umani.

«Howard (il primo ministro australiano del Partito liberale che ha di nuovo vinto le elezioni) ha sfruttato il senso del razzismo come un “punchingbag” (sacco che i pugili colpiscono per allenarsi). Purtroppo anche il Partito laburista australiano si è adeguato a questa linea, con l’effetto paradossale di alimentare la vittoria dei liberali. E’ da otto anni che i laburisti sono all’opposizione  senza riuscire a mettere a fuoco le differenze con il partito antagonista. Ma i laburisti devono analizzare le ragioni della sconfitta, così come anche il movimento sindacale australiano che non ha saputo rappresentare adeguatamente i lavoratori. Si dovrebbe svolgere un’assemblea speciale per confrontarci su questi problemi. E’ assurdo subire intimidazioni da parte del governo, come sta avvenendo. I nostri politici non devono capitolare di fronte alla sconfitta».

«Inutile negare che anche fra i nostri iscritti – ha continuato Doug – ci sono molti conservatori, persone che nutrono sentimenti antiprofughi (si riferisce, ad esempio, al caso della nave norvegese con 400 profughi che l’Australia si è rifiutata di accogliere nello scorso agosto. “Un imbarazzo internazionale per l’Australia” commentarono i sindacati, n.d.r.) soprattutto per paura. Ma dopo vent’anni di consenso economico in Australia non è poi così evidente che le condizioni siano migliorate per tutti».

Doug ha tracciato in poche linee, ma essenziali, la situazione del sindacato australiano: «Il sindacalismo australiano è molto chiuso nel suo provincialismo Le nuove teorie economiche fondate sul liberismo hanno prodotto licenziamenti, concorrenza selvaggia, privatizzazioni e lavoro precario. Abbiamo 60 miliardi di dollari di deficit all’anno che rappresentano il 9 per cento del pil; ci viene chiesta sempre più flessibilità nel lavoro e siamo arrivati al tasso reale del 9-10 per cento di disoccupazione in un paese popolato da 19 milioni di persone. I nuovi posti di lavoro sono avventizi o part-time. Stiamo vendendo le nostre imprese pubbliche per privatizzarle e il sindacato opera fra mille difficoltà sotto la minaccia di carattere legislativo che vuole imbavagliarci e limitare la nostra autonomia».

Cerimonia: Le tre organizzazioni sindacali australiane di categoria (Amwu, Awu e Cepu) hanno offerto uno spettacolo di benvenuto organizzando una performance a cura della Great Bowing Company di Colin Offord – un famoso artista australiano figlio di un metalmeccanico a cui nel 2000 sono state affidate alcune cerimonie nell’ambito delle Olimpiadi – con strumenti tradizionali più quelli tipici aborigeni come alcuni tamburi e il didgeridoo, un lunga canna di bambù ricoperta di resine dipinte a mano, con colori naturali, nella quale il musicista soffia emettendo dei suoni profondi che ricordano il rumore dell’oceano o dei forti venti tropicali. Poi alcuni danzatori hanno inscenato una performance ispirata al “rap” contemporaneo, utilizzando pezzi metallici in omaggio alla nostra categoria. Raw metal, il nome di questa dance company (significa metalli grezzi, non lavorati).

 

E’ MEGLIO RICORDARE CHE…

– Ogni anno vengono uccisi centinaia di sindacalisti nel mondo (solo in Colombia sono stati uccisi nel 2000 135 sindacalisti)
– Migliaia di lavoratrici e  lavoratori vengono imprigionati ogni anno, picchiati durante le manifestazioni, torturati dalle forze dell’ordine o altre formazioni paramilitari.
– 15 milioni di bambine e bambini lavorano ogni giorno prodotti che entrano nel circuito del commercio mondiale.
– Nel settore tessile, agricolo, dell’oro  e dei diamanti vengono ancora oggi impiegati lavoratori che subiscono un trattamento schiavistico molto simile al lavoro forzato.
– Il potere del Wto è aumentato senza precedenti nei confronti dei governi nazionali, tuttavia non usa questo potere per intervenire adeguatamente su clausole sociali, codici di condotta, politiche di genere e pari opportunità.
  In Cina, appena entrata a far parte del Wto (ratificato a Doha nel Qatar, novembre 2001) esiste un sindacato unico , All China Federation of Trade Unions (Acftu), che opera sotto lo stretto controllo del Partito comunista cinese il quale ne nomina perfino i responsabili e ha il potere (di “ultima parola”) di ratificare o rifiutare gli accordi.
– Negli Usa gli imprenditori utilizzano detective, consulenti e società specializzate nelle ispezioni per lanciare campagne antisindacali e disincentivare l’adesione al sindacato da parte del proprio personale.
– In Indonesia esercito e forze dell’ordine armate sono impiegati per bloccare (sparando sulla folla) le manifestazioni di protesta pacifiste, gli scioperi dei lavoratori, e per   intimidire i  lavoratori.
– 528 sindacalisti sono stati arrestati in Corea non appena ha preso il potere il presidente Kim Dae Jung.
– Nelle università canadesi la legge consente unicamente al Consiglio dei Rettori di eleggere (nomine discrezionali) lo staff che formerà la commissione sindacale interna.
Seminario tematico: “Globalizzazione dal basso”, promosso da sindacati australiani e  Ong

“I do not want my house to walled in on all sides and my windows to be stuffed. I want the culture of all the lands to be blown about my house as freely as possible. But I refuse to be blown off my feet by any”                                                                               (Mahatma Gandhi)   

Silumko Nondwangu è il giovane segretario generale del Numsa (National Union of Metalworkers of South Africa). Da sette anni (dal 1994) in Sudafrica il sindacalismo ha ripreso la sua missione, facilitato dal ripristino di un processo democratico. Tuttavia, come si può intuire, non si può dire che i diritti dei lavoratori siano rispettati in pieno. 

"Le 'meraviglie' promesse dalla globalizzazione non si sono viste, abbiamo sotto gli occhi, invece, le sue contraddizioni e i disagi che provoca soprattutto per le popolazioni del sud del mondo. Penso che sia il caso di fare una distinzione fra l’aspetto ideologico che ebbe la globalizzazione ai suoi inizi, molti decenni fa, e quello sostanziale di oggi. La globalizzazione economica nasce, per noi del sud, con il mercantilismo europeo, il colonialismo, il libero scambio commerciale, l’imperialismo, l’espansione in Africa del 'capitalismo dei bianchi'". Con questa introduzione, Nondwangu apre la sessione tematica dedicata all’impatto della globalizzazione. La globalizzazione è stata perciò legittimata da queste “etichette”, asserendo, continua il segretario, che avrebbe portato benefici a tutti, mentre, dalla guerra fredda in poi, con lo sviluppo del sistema neoliberista, assistiamo a un processo di una elitaria “single world economy”.

Una delle contraddizioni più evidenti sta nel fatto che la globalizzazione chiude le porte ai mercati del sud del mondo, che vorrebbero farne parte, e ne ostacola la crescita mediante un sistema di barriere pressocché invalicabili. Gli interessi che devono pagare i paesi in via di sviluppo sono quattro volte più elevati di quelli che pagano i paesi più industrializzati del pianeta, l’83 per cento degli investimenti stranieri tornano a beneficio dei paesi ricchi, mentre i tre quarti di ciò che rimane va a una decina di paesi in via di sviluppo nel sudest asiatico e in America latina. I paesi dove la povertà è più diffusa ricevono al massimo lo 0,2 per cento dei finanziamenti per lo sviluppo del commercio.  Le quote commerciali consentite per lo sviluppo dei paesi poveri si sono ridotte del 4 per cento fra il 1960 e gli anni ’90, il venti per cento della popolazione più povera del mondo ha visto ridursi dal 2,3 all’1,4 per cento la percentuale del prodotto interno lordo, mentre quella dei paesi più ricchi è salita dal 70 all’85 per cento negli ultimi trent’anni.

Nondwangu aggiunge che la globalizzazione ha accentuato le disuguaglianze sociali, soprattutto a sfavore delle donne, a causa del diverso ruolo e “valore” che giocano in economia uomini e donne. "Le donne pagano cara la loro prerogativa di potere essere madri come se fosse una tassa sulla "riproduzione"; la privatizzazione delle strutture medico-ospedaliere in Africa rende impossibile l’accesso alla maggior parte delle donne povere, costrette a dedicarsi alle attività di cura per la loro famiglia senza alcun aiuto. La maggior parte delle donne è costretta ad accettare condizioni di lavoro discriminanti rispetto agli uomini sia dal punto di vista della paga, sia della sicurezza e igiene sul lavoro, oltre a subire molestie e altre gravi situazioni. Il lavoro femminile è sottovalutato, non riconosciuto, anche per quanto riguarda il lavoro non pagato che le donne devono svolgere all’interno della famiglia per tutta la durata della loro vita".

"Non voler vedere lo stretto collegamento fra la povertà dell’Africa e la globalizzazione dimostra solo la misura della disonestà intellettuale di istituzioni come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale – conclude il segretario –. Anche se l’affermazione è dura, questo è ciò che pensano molti africani, me compreso. Fra i 64 stati della lista dei poveri della Bm, 38 si trovano in Africa; dei 35 stati dove lo sviluppo umano è considerato al minimo livello, 27 sono in Africa. Genocidi, Aids, disastri ambientali, inaccessibilità a risorse come l’acqua, desertificazione, sono arrivati a provocare un tale livello di sofferenza e disperazione che non è solo una tragedia, ma è una vergogna".

Buzz è il soprannome di Basil Hargrove, presidente di Caw Tca (federazione di Auto workers e altri settori, 250mila iscritti, Canada). Ritiene che per fronteggiare i problemi della globalizzazione si debbano adottare forme di lotta su molti livelli e non solo nell’ambito dei propri confini interni. "Negli ultimi dieci anni il governo ha chiesto ai lavoratori molti sacrifici, elargendo a piene mani sovvenzioni e sgravi fiscali alle industrie. Nonostante la Borsa abbia fatto guadagnare alle industrie cifre enormi, si dice ai lavoratori che non ci sono soldi. Questo avviene in tutto il mondo dove, inoltre, a milioni di lavoratori è negato il diritto a organizzarsi sindacalmente e i sindacalisti sono eliminati, anche fisicamente, per il semplice fatto che lottano per migliorare le condizioni dei lavoratori". "E’ inversamente proporzionale che mentre le multinazionali si muovono liberamente in tutto il mondo per fare crescere i loro profitti, dall’altro lato si riducono i diritti fondamentali dei lavoratori aumentando le disuguaglianze".      

Alessandra Mecozzi, responsabile dell’ufficio internazionale Fiom, ha spiegato che “a Roma si è svolta sabato 10 novembre una grande manifestazione contro il WTO e, dato il momento, anche contro la guerra e i bombardamenti che hanno già colpito molti civili in Afghanistan”. Premettendo che la Fiom, che ha partecipato all’iniziativa con una delegazione di dirigenti nazionali, ha condannato energicamente gli attentati terroristici dell’11 settembre, ha aggiunto: "Sappiamo per esperienza diretta quanto sia terribile il terrorismo, che mina alla convivenza civile e alla democrazia, colpendo bersagli innocenti, ma una cosa è bloccare e processare i terroristi, un’altra è scagliare attacchi su una popolazione che ha già sofferto, anche in passato, di stenti e povertà a causa di una lunga guerra civile".  "La Fiom ha aderito alle manifestazioni genovesi del movimento antiliberista contro il G8 a cui hanno partecipato migliaia di lavoratrici e lavoratori. Purtroppo, in risposta alla forte richiesta di democrazia è stata usata la violenza delle forze dell’ordine. Il bilancio è stato di un ragazzo morto e centinaia di feriti. Ma i metalmeccanici restano uniti con il movimento antiliberista perché hanno in comune l’aspirazione a un mondo diverso e più giusto. Per costruirlo, gli strumenti sono la solidarietà internazionale dei sindacati  e le alleanze più ampie con i movimenti della società civile che hanno gli stessi obiettivi. Per realizzare questo occorre attraversare i confini geografici e sindacali".

Ai delegati stranieri, la Mecozzi ha poi illustrato la ragioni dello sciopero nazionale della Fiom del 16 novembre a Roma per difendere il contratto nazionale, attaccato anche dal Governo italiano, e la facoltà di fare accordi nei posti di lavoro. "La contestazione alla globalizzazione liberista sarà tanto più efficace quanto più sarà capace di mettere radici nei luoghi di lavoro, rafforzando quella pratica della solidarietà internazionale che è la sola in grado di fissare dei limiti allo strapotere delle multinazionali attraverso le riforme delle istituzioni mondiali".   

Doug Cameron, segretario generale dell’australiana Amwu, descrive la xenofobia ostentata dal governo australiano di Howard che se, da un lato, parla di “libero mercato e libero commercio” dall’altro lato chiude le porte a profughi e rifugiati. "Abbiamo lottato contro la delocalizzazione delle produzione fuori dall’Australia basata sulla politica delle multinazionali di andare dove per i lavoratori non ci sono ne' diritti ne' condizioni di lavoro decenti. Ma dobbiamo ancora rafforzare il nostro rapporto con il movimento sindacale internazionale e impegnarci nelle iniziative di lotta lanciate da Fism e Icftu contro il dominio che le multinazionali vogliono esercitare nell’ottica a senso unico dei loro esclusivi interessi". "Se dovessimo fallire in questa azione aumenterà la divisione fra i vari paesi e anche all’interno dei vari paesi. Dobbiamo lottare per un nuovo ordine mondiale che metta al centro gli esseri umani, perché non è un segno di progresso se chi ha già molto ottiene sempre di più e nessuno si preoccupa di provvedere per chi ha, invece, così poco".   


Lunedì 12 novembre 2001

Rielezione (rinnovo del mandato) per il 2001-2005 di Klaus Zwickel in qualità di presidente Fism e di Marcello Malentacchi in qualità di segretario generale Fism.  

Il Comitato centrale si riunirà ogni due anni e non più annualmente.

Componenti del nuovo Comitato esecutivo Fism (ampliato a 18 membri):

Africa: Slumko Nondwangu (Sudafrica); Napoleon Kpoh (Ghana); Charles Natili (Kenya).

Asia e Pacifico: Katsutoshi Suzuki (Giappone), Julius Roe (Australia), R.C. Arya (India).

America Latina a Caraibi: Jose Rodriguez (Argentina), Guilba Della Bella Navarro (Brasile), Hernando Velasquez (Colombia).

Nord America: R. Thomas Buffenbarger (Usa), Stephen Yokich (Usa), Leo Gerard (Usa).

Europa occidentale: Klaus Zwickel (Germania), Ken Jackson (Gran Bretagna), Tonino Regazzi (Italia), Max Baehring (Danimarca), Marcel Grignard (Francia).

Est Europa: Aliaksandr Bukhvostau (Bielorussia).

Nota: Come si può osservare il “testimone” per il nuovo esecutivo, per quanto riguarda l’Italia, è passato dalla Fim (Giorgio Caprioli) alla Uilm (Tonino Regazzi).


Diritti e pari opportunità per le donne. Ancora e sempre guerriere?

100 dirigenti sindacali donne, insieme a interpreti e giornaliste, si sono incontrate oggi per festeggiare la nomina di Jenny Holdcroft in qualità di nuova responsabile dell’ufficio per i diritti e le pari opportunità della Fism (sede a Ginevra).

La Holdcroft, nata in Inghilterra 36 anni fa e residente da 13 in Australia, ha un compagno e un bebè di dieci mesi, con i quali si è trasferita a Ginevra dal 1° novembre (sarà il suo compagno ad accudire casa e pupo, avendo deciso di traslocare in Svizzera prendendo un’aspettativa a lungo termine).

La Holdcroft proviene da un’esperienza di ricercatrice nel campo dei diritti delle lavoratrici. Ha collaborato con una Ong di Sidney “Affermative action agency”; per sei anni, dal ’94, ha lavorato nel sindacato australiano della funzione pubblica Cepsu; inoltre, per sei mesi, poi è andata in congedo di maternità, ha lavorato in quello dell’università (Nt Eu).

"In Australia molte leggi federali discriminano le donne nel mondo del lavoro, imponendo salari inferiori a quelli degli uomini e non tutelando in maniera adeguata, né come impartisce l’Ilo, le donne nei periodi di maternità".

Fra le prime iniziative per il suo nuovo incarico, la Holdcroft intende avviare un moderno sistema di networks e disporre in tempi brevi di pagine web all’interno del sito della Fism. "Ho sempre lavorato con le donne - dichiara - e mi sono occupata in particolare di formare e inserire le delegate nelle fasi della contrattazione d’impresa. Se le donne non partecipano a questi processi non saranno mai abbastanza rappresentate nei contratti collettivi di lavoro". Aggiunge anche che, sovente, le donne focalizzano la loro attenzione soprattutto sugli aspetti dell’orario di lavoro. Occorre, però, stimolarle e spingerle a fare passi avanti, come anche quello d’impegnarsi in posizioni di maggiore responsabilità nell’ambito di organismi come la Fism.

Ricordiamo che Carla Coletti, sindacalista della Fiom nazionale per molti anni e ora attiva presso il dipartimento internazionale Cgil, ebbe fino a due anni fa circa l’incarico dal novembre 2001 affidato alla Holdcroft. Incarico che nel frattempo, però, è rimasto vacante. La nuova dirigente dovrà, perciò, rimboccarsi le maniche e riprendere il lavoro della Coletti alla luce delle novità e delle nuove esigenze emergenti. 

"Essere guerriere, questo è quanto mi sento di consigliare, secondo la mia esperienza, alle dirigenti sindacali. Siccome il nostro ambiente è perlopiù composto di uomini, dobbiamo dimostrare di essere capaci di essere forti in ogni occasione (cioè, autorevoli) e tralasciare le nostre momentanee debolezze" afferma Maryline Quaglia, 40 anni (di origine friulana), segretaria generale Cfdt Umml (settore minerario) della regione francese della Lorraine. La Quaglia, occupando un ruolo così raramente affidato a delle donne, indica una linea “dura” adatta a dirigenti del suo rango, del resto la leader della Cfdt nazionale è un’altra donna (Nicole Notat), ma aggiunge anche che "se no gli uomini se ne approfittano ed è peggio per noi".  Insomma, nervi saldi e coraggio.   

Parliamo anche del terrorismo e della guerra. La Quaglia pensa che affrontando il problema del terrorismo con la guerra si finiranno per provocare disastri peggiori. Inoltre, ritiene che la globalizzazione sia una grande opportunità, tuttavia non è giusto che le discriminazioni, anche salariali, fra i lavoratori del nord e del sud del mondo siano così brutali. "Lavoriamo passo dopo passo per abbattere le disuguaglianze, è l’unica alternativa che abbiamo".

Sharan Burrow, presidente dell’Australian Council of Trade Unions (Actu), nonché dirigente dell’Icftu – Apro per l’area asiatica e del pacifico, spiega che in Australia il governo federale di centrodestra vuole abolire i contratti collettivi di lavoro cercando, perciò, di distruggere il sindacato. Il Governo fa pressioni sui lavoratori perché scelgano accordi individuali. "Come Icftu useremo il potere dei consumatori per sostenere le richieste di equità e, se necessario, attiveremo campagne di boicottaggio verso i prodotti realizzati in imprese che rifiutano il sindacato". 

Svetla Shekerdjieva, che dirige l’ufficio Fism di Mosca, dove vive col marito e un figlio, è competente per l’area dei paesi baltici (Lettonia, Estonia, Lituania) e dell’ex Unione sovietica (Ucraina, Bielorussia, etc.). Chiarisce che le donne dei paesi dell’est europeo stanno correndo il rischio di tornare indietro rispetto ai diritti che erano riuscite a conquistare. "Non ho mai voluto, per quanto mi riguarda, fare una separazione troppo marcata fra diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Nella mia carriera sindacale, anche quando ricoprivo il ruolo di segretaria federale nel settore delle costruzioni meccaniche a Budapest, mia città d’origine, ho preferito far lavorare insieme i delegati senza distinzioni di sesso". La Shekerdjieva spiega, però, che quella situazione era giustificata dal fatto che l’appartenenza al Partito comunista rendeva le cose più fluide. La prima domanda che veniva fatta a una lavoratrice o a un lavoratore era, infatti, “sei iscritto al Pcus?”. Da quel momento in poi non c’erano più discriminazioni. "Se la risposta era sì, naturalmente" commenta la dirigente Fism.

"La situazione sindacale nei paesi dell’ex Unione sovietica e nei paesi baltici è completamente diversa. In Russia le organizzazioni sono numerose, alcune anche ricchissime e con patrimoni immobiliari di notevole importanza, mentre in Lituania, Estonia e Lettonia i sindacati o non ci sono o non sono più funzionanti. Gli imprenditori (multinazionali dell’est Europa) intimidiscono i lavoratori per allontanarli dal sindacato, licenziano i meno giovani e i laureati (da qui provengono le famose donne ingegnere che, almeno in minima parte, trovano lavoro alL’estero grazie alla loro specializzazione). Per questo i paesi baltici sono una porta aperta per investitori senza scrupoli. La Fism ha attivato, però, corsi di formazione per dirigenti e delegati sindacali, che selezioniamo, addestriamo e continuiamo ad assistere nel difficile compito che li attende nei loro paesi. Putroppo, però, data la crescente situazione, senza più regole e protezioni sociali, si sta abbassando quello che una volta era il livello culturale (alta scolarizzazione) di questi paesi, riconosciuto come prerogativa da tutto il mondo".

Alessandra Mecozzi, responsabile ufficio internazionale Fiom, ha rilasciato un’intervista a una radio australiana spiegando le conquiste del movimento femminista in Italia, soprattutto negli anni ’70, per conquistare il diritto alla scelta sulla maternità e l’aborto. La giornalista australiana (Clare Curran) è rimasta molto meravigliata che oggi in Italia si possa mettere in discussione, ancora una volta, un diritto che le donne di tutti i paesi emancipati del mondo sono riuscite a conquistare, certo non facilmente, ma attivando un ampio confronto che ha toccato gli aspetti più delicati del problema dell’interruzione volontaria della gravidanza, nei termini consentiti dalla legge, compresi quelli etico- morali, biologici e sociali. 

L’incontro delle donne ha toccato quindi a 360 gradi i temi dei  diritti sindacali, ma non solo. Si è discusso anche, come abbiamo visto, di geopolitica, della guerra, del terrorismo, e dei diritti sociali emergenti per gli effetti della globalizzazione.


Martedì 13 novembre 2001

Marcello Malentacchi, segretario generale Fism, ha inviato oggi da Sidney una lettera a Claudio Sabattini, segretario generale Fiom, per esprimere la solidarietà della Fism per lo sciopero nazionale del 16 novembre.

"In tutto il mondo chi non ha interesse e non vuole cambiare, utilizza lo shock e il dramma dell’11 settembre per fare accettare politiche economiche che aggravano le sperequazioni e le ingiuste differenze. Il vostro Governo è un buon esempio di ciò. Mentre si organizzano, non richieste, manifestazioni con le bandiere di un altro Paese, si perseguono provvedimenti antisindacali". Malentacchi ha aggiunto che oltre ai temi contrattuali, è importante che la lotta della Fiom includa tematiche quali la pace, la solidarietà internazionale e la difesa dei lavoratori immigrati. Il messaggio si chiude con il caloroso saluto della Fism per la nostra giornata di lotta. 


Risoluzioni

1. Scioperi di solidarietà transfrontalieri

I divari delle normative e delle leggi sul lavoro sono un ostacolo al lavoro sindacale. Per risolvere questo problema la solidarietà internazionale è un fattore importante a favore della lotta per i diritti umani e  del lavoro. I sindacati devono avere il diritto, sancito da Oit, di dichiarare scioperi di solidarietà transnazionale.

Dato che il capitale è libero di spostarsi dove vuole, gli scioperi devono divenire uno strumento sempre più importante. La Fism promuove una campagna con il movimento sindacale internazionale per il riconoscimento degli scioperi di solidarietà al di là di ogni frontiera e insieme alla Cisl internazionale eserciterà una pressione su Oil per una convenzione che riconosca questo diritto. La Fism e le sue affiliate intendono lanciare una campagna volta al riconoscimento, da parte delle multinazionali in cui sono organizzate, ad indire scioperi transfrontalieri. 

2. Contro l'embargo su Cuba

Da 41 anni il popolo cubano è sottoposto all’embargo. La prosecuzione del provvedimento americano costituisce una violazione a numerose mozioni Onu approvate a larga maggioranza. L’embargo ostacola lo sviluppo delle relazioni internazionali dei cubani e il loro sviluppo economico, nonché quello delle organizzazioni sindacali e del mondo del lavoro.

La Fism decide di sostenere la lotta per togliere l’embargo a Cuba e di impegnare le affiliate ad agire nei confronti dei rispettivi sindacati nazionali per far sì che la Cisl internazionale  e le altre sigle del sindacato mondiale intensifichino la campagna a favore della cessazione dell’embargo.

3. Pace in Medio Oriente
(questa Risoluzione, votata all’unanimità, è stata presentata unitariamente da Fim, Fiom e
Uilm) 

E’ urgente che si riapra la strada per il dialogo e la pace in Medio Oriente. Devono cessare
l’occupazione dei territori palestinesi, le azioni militari, il blocco economico e gli attacchi terroristici.
La Comunità internazionale deve operare affinché la ripresa dei negoziati porti rapidamente alla
costituzione di uno Stato palestinese sulla base delle Risoluzioni Onu. Le frontiere fra Palestina e
Israele dovranno divenire sicure, riconosciute internazionalmente nel rispetto dei diritti umani, civili e
sociali per entrambi i popoli. 

La Fism chiede: l’invio nei territori occupati di osservatori sotto l’egida dell’Onu per far cessare le
violenze e proteggere i civili; l’invio in Palestina/Israele di missioni di solidarietà, cui la Fism ha già
peraltro contribuito coordinando all’inizio del 2001 una delegazione di sindacati francesi, spagnoli e
italiani. 

4. Dichiarazione Fism contro il terrorismo
Ribadendo la severa condanna degli attacchi terroristici perpetrati negli Usa l’11 settembre 2001,
che hanno provocato la morte di 5mila vittime innocenti e decine di migliaia di feriti, la Fism ritiene
che questo atto senza precedenti sia un attacco contro i diritti umani fondamentali della libertà,
sicurezza e autodeterminazione. Si tratta di un atto contro la dignità umana di tutti i popoli, nonché
contro i valori della pace e della democrazia che il movimento sindacale internazionale difende,
ovunque, da sempre. 

La Fism sostiene gli sforzi globali tesi a combattere il terrorismo ed esorta le nazioni a fare causa
comune per ripristinare la giustizia e punire i colpevoli. Il Congresso ritiene che l’intervento militare,
così come autorizzato dalle leggi internazionali, dovrebbe essere condotto avendo come principale
obiettivo quello di proteggere le vite degli innocenti e dei civili.
Per questo la Fism chiede alla
Comunità internazionale di prendere tutti i provvedimenti possibili per proteggere i diritti e il
benessere dei civili e dei rifugiati. 

Inoltre, la Comunità internazionale deve intervenire sulla cause di fondo che possono allargare le file
del terrorismo. La povertà, l’ingiustizia e le politiche che favoriscono un popolo a scapito dell’altro
alimentano gli eserciti di intolleranti. 

La lotta contro il terrorismo è anche una lotta contro i paradisi fiscali e le regolazioni finanziarie che,
in nome del liberismo, hanno agevolato il finanziamento di queste attività assassine. La Fism lotta a
favore dei provvedimenti adeguati per eliminare le transazioni finanziarie illegittime. 

Una pace durevole può basarsi soltanto sul progresso sociale nel pieno rispetto dei diritti umani. La
Fism esorta i suoi affiliati a fare pressione sui governi nazionali per fare assumere azioni specifiche
tese a combattere le disuguaglianze tra i Paesi, favorire la democrazia e uno sviluppo
socioeconomico per tutti. Per perseguire questo obiettivo si devono anche sviluppare iniziative
politiche nei confronti dell’Onu e di altre istituzioni internazionali di governo mondiale. 

(questa dichiarazione, assunta dal Congresso, ha visto però sette astenuti, fra cui la Fiom e il sindacato belga, sette contrari, tra cui alcuni dell' IG Metall, sindacati che erano già intervenuti nel dibattito sulla  risoluzione, dopo il quale si è arrivati alla formulazione segnalata dal corsivo, per esprimere il proprio parere negativo e la richiesta di immediata cessazione dei bombardamenti).


Sintesi del programma d'azione per il 2002-2005

Mercoledì 14 novembre 2001

AFFRONTARE LE SFIDE GLOBALI

Introduzione

Il Programma d’azione Fism per il 2002-2005 mette al centro di tutto la globalizzazione, che rappresenta la sfida più importante per il movimento sindacale mondiale. Il bastione storico dei sindacati sono i settori manifatturieri dei Paesi industrializzati. Ma questi capisaldi sono ora minacciati dalla globalizzazione del capitale, un sistema che svilisce qualsiasi forma di controllo, di regola, di leggi a tutela del lavoro, dei consumatori e dell’ambiente.

Nel corso del decennio appena trascorso si è assistito allo spostamento dei processi di fabbricazione verso i paesi in fase di sviluppo, dove il livello di sindacalizzazione è molto basso, dove non esistono sindacati democratici o dove i sindacati non esistono affatto.

Le crescenti disparità in seno all’economia globale dimostrano che i lavoratori e le loro comunità, soprattutto quelle maggiormente bisognose di sviluppo industriale, non beneficiano equamente della ricchezza che contribuiscono a creare. In parte, la globalizzazione è promossa dagli intensi sviluppi della tecnologia, delle telecomunicazioni e dell’informazione (ICT), a cui si aggiunge Internet, cancellando le frontiere temporali e spaziali.

Le multinazionali (TNC) soppesano incessantemente le opportunità di ridurre il costo della produzione con l’obiettivo d’incrementare l’utile dei loro azionisti, ostentando poca cura per gli interessi e la sicurezza dei lavoratori.

Un fattore che aggrava questa tendenza è la concorrenza fra il sovvenzionamento degli investimenti e delle esportazioni, un meccanismo in cui sono coinvolti numerosi governi nazionali e locali. Si tratta di concorrenza sleale e la Fism si unisce al coro di proteste rivolte ai governi affinché sia messa fine a questo meccanismo non corretto.

Nel movimento sindacale si sta sviluppando un crescente sostegno verso l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie i cui proventi potrebbero essere utilizzati per promuovere lo sviluppo economico e sociale.

Il movimento sindacale deve divenire un protagonista globale per bilanciare il potere del capitale internazionale.

Dichiarazione di missione

La missione fondamentale del movimento sindacale è il miglioramento dei salari, delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, nonché di garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori. La missione della Fism è di conseguire questi obiettivi nell’industria metalmeccanica e nelle industrie apparentate, operando con i sindacati affiliati a un livello globale.

La sfida che si presenta è di far sì che la globalizzazione economica sia al servizio delle popolazioni del mondo. Di conseguenza i sindacati metalmeccanici devono continuare a costruire organizzazioni che siano in grado di partecipare alle azioni concertate tanto sul piano nazionale che internazionale e abbiano influenza politica e risorse necessarie per apportare contributi significativi al raggiungimento degli obiettivi globali.

La Fism intende: costruire un movimento sindacale più forte; garantire che le normative del lavoro internazionalmente riconosciute siano messe in opera e inserite negli accordi sul commercio e gli investimenti globali in ogni paese; sviluppare un programma di tutela dell’ambiente e di migliori condizioni sociali; garantire che le imprese, i governi e le istituzioni mondiali conferiscano priorità alle tematiche sociali; costruire alleanze con organizzazioni politiche e sociali per conseguire gli obiettivi prefissati e indebolire il potere delle multinazionali; promuovere commercio equo, giustizia sociale ed eliminazione della povertà.

 

1.         Struttura sindacale globale

E’ d’importanza capitale che la Fism costruisca una struttura sindacale globale capace di coordinare azioni in tutto il mondo, in qualsiasi momento le venga richiesto.

 

2.         Cooperazione più stretta con le SPI

La Fism perseguirà una cooperazione più serrata con le Segreterie Professionali Internazionali (SPI) al fine di costruire un’organizzazione sindacale unita a livello internazionale per fronteggiare il potere delle multinazionali.

 

3.         Ristrutturazione dei Consigli mondiali

Sono stati elaborati orientamenti operativi dettagliati per la ristrutturazione dei Consigli mondiali (adottati dal Comitato esecutivo Fism). Saranno applicati a tutti i Consigli esistenti, nonché attuati per quelli da istituire ex novo.

 

4.         Attività intra e infraregionali

La Fism organizzerà attività tanto per l’America del nord che per l’Europa, in cooperazione con le affiliate, per coordinare le attività nelle varie regioni. Saranno avviati seminari interregionali su tematiche sindacali fondamentali e progetti per stabilire legami in seno alla Fism tra l’America del nord e l’Unione europea.

 

5.   Unità sindacale e Consigli per Paese

La Fism incoraggerà le affiliate locali a creare Consigli per Paese per costruire l’unità tra sindacati affiliati. E’ ritenuta attività fondamentale della Fism la costruzione di organizzazioni forti, indipendenti e con una coscienza sindacale globale.

 

6.      Formazione degli istruttori

La Fism, insieme alle affiliate, lavorerà per costruire le competenze e le risorse necessarie per soddisfare le esigenze di formazione offrendo anche il materiale necessario a gruppi di formatori selezionati dai sindacati locali.

 

7.     Sistemi internazionali di dati e comunicazioni

La Fism per soddisfare la crescente domanda d’informazioni, costruirà un sistema di comunicazione che consenta un rapido aggiornamento per l’accesso alle proprie banche dati, come alle notizie provenienti da fonti diverse, quali le sue affiliate, la Cisl internazionale, le Spi, l’Oil, l’Unctad, l’Ocse, etc.

 

8.     Programma di connessione internet tra affiliate  

Oltre agli strumenti già in essere, la Fism lancerà un programma inteso ad aiutare le affiliate a comunicare fra loro via internet.

9.      Contrattazione collettiva

La Fism continuerà a fornire assistenza alle affiliate per il raggiungimento di accordi collettivi che garantiscano salari e condizioni di lavoro tali che il tenore di vita dei loro iscritti sia decente e accettabile.

 

10.    Task force per i non organizzati

Una speciale task force dovrà lavorare con le affiliate, i Consigli mondiali e gli Uffici regionali Fism per individuare e coordinare i progetti in determinati Paesi, con un accento particolare sull’organizzazione dei lavoratori delle EPZ (export processing zones).

 

11.    Gruppo di lavoro per le campagne internazionali

Sarebbe opportuno creare un’opportunità in seno alle strutture della Fism per potenziare le capacità della Segreteria nelle campagne internazionali, inoltre, sarebbe opportuno formare un gruppo di lavoro incaricato di proporre i mezzi più efficaci per portare avanti le campagne internazionali.

 

12.    Alleanza per le campagne pro giustizia sociale

Caso per caso, la Fism cercherà di promuovere il dialogo e stringere alleanze con altri gruppi che condividono le sue aspirazioni verso il progresso e la giustizia sociale.

 

13.    Normative fondamentali del lavoro

La Fism continuerà a promuovere il suo modello di Codice di Condotta per le multinazionali. Saranno portate avanti le Raccomandazioni contenute nel documento “Selezionare le TNC per le attività della Fism”. La negoziazione di almeno un accordo di questo tipo in ogni settore metalmeccanico principale dovrà essere conclusa entro il prossimo intervallo congressuale.

 

14.    Programma economico alternativo  

Insieme ad altre organizzazioni sindacali internazionali e altri gruppi della società civile, la Fism elaborerà un programma economico alternativo e attiverà campagne a favore della sua attuazione, in particolare ogni qual volta siano in discussione accordi economici internazionali (inclusi finanziamenti e prestiti) o legislazioni economiche nazionali.

15.    Riforma dell’OMC e delle BWI

La Fism, insieme a Cisl internazionale e TUAC, attiverà campagne per la riforma dell’OMC e delle Istituzioni di Bretton Woods (BWI), nonché a favore di una tassa sui cambi valutari. Ciò includerà di subordinare le regole commerciali all’attuazione delle normative fondamentali del lavoro.

 

16.    Lotta alla discriminazione

La Fism sosterrà ogni passo concreto intrapreso dalle affiliate per lottare contro la discriminazione, così come definita dall’Oil, e in particolare per migliorare la rappresentatività delle donne nelle azioni della Fism incoraggiandone il coinvolgimento nella contrattazione collettiva.

 

17.    Settore tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (ICT)

Verrà intensificato il lavoro del gruppo speciale sulle ICT. Questo gruppo attingerà le risorse necessarie dai vari dipartimenti della Fism al fine di mettere a punto le risposte alle sfide lanciate ai sindacati dal settore ICT. Il gruppo di lavoro preparerà una Conferenza ad hoc sul settore ICT, nonché una proposta programmatica per la Fism. E’ opportuno garantire una collaborazione con altre organizzazioni internazionali come la FEM.

 

18.    Igiene e sicurezza

Per garantire che i lavoratori non siano esposti a rischi sul lavoro, la Fism lancerà una campagna per sostenere il varo di un progetto di legge che istituisca Commissioni paritetiche per igiene e sicurezza di cui facciano parte rappresentanti sindacali, con la ratifica di tutti governi delle normative Oil in materia (dalla Convenzione n° 155 alla Raccomandazione n° 164).