Uscire dalla guerra pubblicato su Liberazione, 28 giugno 2006 “L’iniziativa e la lotta per la
pace e i diritti umani, per la certezza del diritto internazionale e il
rispetto delle autonome scelte di ciascun popolo, sono e saranno sempre
parte fondante dell’iniziativa dei metalmeccanici”, dicevamo due
anni fa al Congresso nazionale. A questi principi è legato l’impegno
per i diritti fondamentali del popolo palestinese e per la nascita di un
vero Stato Palestinese indipendente a fianco a quello di Israele. Per le
stesse ragioni La natura bellica della missione è oggi evidente, la marginalizzazione dell’ONU, altrettanto. Si estende la guerra scatenata dagli Stati Uniti all’indomani dell’11 settembre 2001, contro cui si erano levate le voci e l’iniziativa del movimento per la pace. Una guerra che, come sempre, non ha portato democrazia e libertà, ma ha favorito strategie, gruppi e attacchi terroristici, mentre il Governo in Afganistan, voluto dagli Stati Uniti, cerca di puntellarsi con i “Signori della guerra” che hanno manolibera in buona parte del paese, le basi militari Usa si moltiplicano, la produzione di oppio aumenta. I problemi economici e sociali dell’Afganistan si aggravano rapidamente. La guerra mostra, ancora una volta, di essere sbagliata in sé, di essere soltanto strumento di distruzione. Per questo è necessario che anche le truppe italiane in Afganistan vengano ritirate e che si avvii un radicale cambiamento della politica estera, a cui il precedente Governo ha rovinosamente impresso un marchio bellicista e totalmente dipendente dalla politica della Amministrazione USA. Non ci sono due tempi: prima quello dell’”ordine” portato dalla guerra e poi la risposta agli enormi bisogni sociali di popolazioni oppresse e poverissime. Prima la guerra, poi il Diritto. C’è un tempo solo per la sicurezza e il diritto a vivere e decidere di sé di quelle popolazioni: il tempo della pace, della giustizia, del rispetto incondizionato del diritto internazionale. Per questo, l’impegno dell’Italia per l’applicazione dell’articolo 11 della nostra costituzione, si deve tradurre ritirando le truppe anche dall’Afganistan e prevedendo invece un forte impegno in campo sociale e civile. L’Italia agisca affinché l’Unione Europea diventi protagonista nel prevenire i conflitti, nell’intervenire per una loro pacifica risoluzione, nello sviluppare una cooperazione paritaria nord-sud, in cui la solidarietà internazionale significhi anche giustizia sociale; operi per la riforma e democratizzazione, urgentissima, delle Nazioni Unite. Un’altra politica estera è possibile e necessaria: l’Italia esca dalla guerra e si impegni a costruire alternative di pace. |