CONTINUIAMO A LOTTARE PER LA PACE, SCIOPERI IMMEDIATI CONTRO LA GUERRA

L’enorme risultato di partecipazione in Italia, Europa e tutto il mondo delle manifestazioni del 15 febbraio ha messo in luce l’opposizione alla guerra e la volontà di pace della grande maggioranza delle popolazioni nel mondo: la società civile globale si è espressa con nettezza contro il prevalere dell’arbitrio del più forte. La grande manifestazione alla base militare di Camp Darby ha mostrato il rifiuto della militarizzazione del territorio italiano, con la richiesta della riconversione civile della base militare, l’Europa del lavoro ha dimostrato unità nell’opposizione alla guerra, diversamente dall’Europa politica, attraverso lo sciopero preventivo del 14 di marzo indetto dalla Ces e grandissima è stata la partecipazione alla manifestazione indetta alla Cgil per la pace e i diritti del 15 marzo.

Ma nell’ultima settimana i segnali dell’avvicinarsi di un attacco da parte degli Stati Uniti, molto impegnati nell’acquisto di voti per “legittimare” da parte del Consiglio di sicurezza il loro intervento, comunque dal governo già deciso, si fanno sempre più forti. L’eventualità di una guerra che farà strage di civili e infiammerà ulteriormente il Medio Oriente annullando qualsiasi possibilità di diritti per il popolo palestinese e di pace giusta tra Palestina e Israele, si fa sempre più vicina. Insieme alle migliaia di vittime che negli ultimi due anni ci sono già state in Palestina e Israele, ricordiamo in questi momenti con dolore la morte della giovane cittadina degli Stati Uniti, uccisa da un bulldozer israeliano, mentre pacificamente, solo con il proprio corpo e volontà, cercava di difendere dalla distruzione una casa palestinese, nelle azioni di interposizione civile che da mesi gruppi di pacifisti da molti paesi del mondo stanno effettuando.

Il governo italiano, mentre non esprime con chiarezza la propria posizione, che la maggioranza dell’opinione pubblica vorrebbe contraria alla guerra, ha continuato ad agire a sostegno di essa, senza alcuna discussione né voto del Parlamento.

Le iniziative pacifiste e di disobbedienza civile realizzate nell’ultima settimana, con il blocco dei treni carichi di materiale bellico, la presenza al porto di Livorno, dove sono state caricate navi militari, al di fuori di tutte le normative, hanno portato alla luce l’illegalità con cui il governo sta agendo, esautorando nei fatti il ruolo del Parlamento, proprio in un momento tanto drammatico e decisivo per le sorti del nostro paese e del mondo.

Il Comitato unitario Fermate la guerra ha scritto a tutti/e i/le parlamentari, ai presidenti di Camera e Senato, ai capigruppo, perché il Parlamento si riunisca per discutere e votare, contro la partecipazione italiana di qualsiasi tipo all’eventuale guerra. Da sabato pomeriggio un presidio di sensibilizzazione e informazione è presente davanti a Montecitorio e un incontro con i parlamentari si terrà nella serata del 18 marzo.

La Fiom, ritiene la lotta per la pace una priorità assoluta e fa appello a tutte le lavoratrici e i lavoratori in queste ore drammatiche di sviluppare il massimo di impegno perché prevalga la pace e vinca quindi la volontà popolare, che in ogni caso ha già raggiunto il risultato di modificare gli equilibri mondiali ed ha fatto emergere anche all’interno dell’Europa posizioni di governi in opposizione alla guerra.

La Fiom non rinuncia a continuare a lottare per la pace: per questo fa appello alla iniziativa di tutte le sue strutture, di lavoratrici e lavoratori perché non ci sia rassegnazione alla guerra!

Assemblee nelle fabbriche, bandiere della pace ai cancelli e nei luoghi di lavoro, ordini del giorno da inviare ai parlamentari dei propri collegi perché votino no alla guerra e alla partecipazione dell’Italia in qualsiasi forma, scioperi immediati e partecipazione alle manifestazioni unitarie nel caso del verificarsi dell’attacco contro l’Iraq.