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MARTEDI' 22 E MERCOLEDI' 23
luglio LA CAMERA DEI DEPUTATI DISCUTERA' L'INVIO DI SOLDATI ITALIANI IN IRAQ
232 milioni di finanziamento per
"proteggere" 22 milioni di aiuti umanitari: queste due cifre,
contenute nel decreto in discussione alla Camera dei deputati, bastano a
chiarire la finalità della cosiddetta "Missione Babilonia": non sono
i soldati a servie da protezione agli aiuti, ma gli aiuti a costituire il
pretesto per inviare 3.000 soldati che, inquadrati sotto il comando britannico,
avranno funzione di controllo territoriale e di ordine pubblico nella regione di
Nassiriya.
L'Italia si aggiunge così agli Usa
e alla Gran Bretagna come potenza occupante, e mentre si inviano soldati che
dovranno fronteggiare il malcontento iracheno, le aziende italiane si mettono in
fila (oltre 200 di cui una dozzina già vincitrici di appalti) per partecipare
alla torta della ricostruzione.
La protezione degli aiuti è un
pretesto, anzi l'invio dei militari può mettere a rischio gli operatori
umanitari italiani.
In Iraq operano da mesi centinaia
di volontari e cooperanti internazionali, delle ONG, della Croce Rossa, delle
agenzie delle Nazioni Unite, senza bisogno di nessuna protezione militare, anzi
è proprio questa indipendenza che ha garantito sinora la loro incolumità.
L'eventuale legame con le forze di occupazione potrebbe compromettere la loro
sicurezza.
Chiediamo che la Camera ritiri
subito la missione militare e che i fondi così risparmiati (232 milioni di
euro) vengano integralmente utilizzati per interventi umanitari e di
cooperazione allo sviluppo.
Via i soldati italiani dall'Iraq
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