| Intervento di John
              Gilbert,
              rappresentante
              degli statunitensi contro la guerra e per la pace e la giustizia.    Oggi
              e domani ci saranno iniziative di resistenza contro le guerre
              e contro le occupazioni in decine di paesi del mondo e in
              centinaia di città, da Londra a Istanbul, da Berlino a Caracas,
              con le parole di ordine di no alla guerra, senza se e senza ma, e
              per l'immediato e incondizionato ritiro di tutte le truppe
              occidentali di occupazione dall'Iraq.
 Negli
              Stati Uniti oggi e domani, come in decine di altri paesi del
              mondo, ci saranno più di 500 iniziative contro la guerra e
              l'occupazione dell'Iraq in tutti i 50 stati dell'Unione con
              manifestazioni a New York, Boston, Washington, Los Angeles,
              Baltimore, Detroit, San Francisco, Atlanta,Denver, Chicago, Seattle e in tante altre città.
 
 In
              tantissime città statunitensi si svolgeranno manifestazioni di
              protesta davanti ai centri di reclutamento militare dove le forze
              armate statunitensi, tramite la cosiddetta "leva militare
              economica",  approfittano regolarmente della
              disperazione della gioventù povera e di colore e degliimmigrati per ingannarli e arruolarli nell'esercito per poi
              mandarli ad uccidere e ad essere uccisi in Iraq e in Afghanistan.
 A
              New York  si terrà anche un corteo fino alle Nazioni Unite
              per contestare la richiesta dell'amministrazione Bush al Consiglio
              di Sicurezza di sanzioni ed altre iniziative di guerra contro il
              popolo dell'Iran e per chiedere invece una condanna del Governo
              Bush per crimini contro lapopolazione povera e afro-americana della città di New Orleans in
              seguito al disastro made in Washington  dell'Uragano Katrina.
 Domani
              infatti centinaia di attivisti afro-americani e pacifisti
              arriveranno a New Orleans dopo una lunga marcia di 5 giorni
              iniziata nella città di Mobile, Alabama, martedì scorso, per
              protestare contro la guerra e l'occupazione dell'Iraq e contro i
              crimini razzisti del governo di Washington nei confronti dei
              poveri e degli afro-americani di Alabama e Mississippi e
              Louisiana, popolazioni abbandonate prima e dopo il vergognoso
              disastro dell'Uragano Katrina.
              
              
              
               Un'altra
              importante iniziativa in questi giorni vede un folto gruppo di
              obiettori di coscienza militari ed attivisti ispanici marciare da
              Tijuana, Messico a San Francisco, California, contro la guerra e
              l'occupazione in Iraq e per i diritti degli immigrati ispanici
              negli Stati Uniti.
              
              
              
               Sempre
              negli Stati Uniti questo fine settimana il movimento pacifista
              ricorderà i più di 8 mila militari che hanno disertato le forze
              armate statunitensi dall'inizio di questa sciagurata guerra. 
              Infatti con ogni giorno che passa i veterani militari delle guerre
              in Iraq e in Afghanistan e le loro famiglie assumono un ruolo più
              importante nel movimento contro la guerra negli Stati Uniti. 
              L'organizzazione pacifista Military Families Speak Out - che oggi
              raggruppa più di 3 mila famiglie di militari statunitensi - ha
              organizzato per oggi e domani più di 50 iniziative in almeno 26
              dei 50 stati e a Puerto Rico contro la guerra e per l'immediato
              incondizionato ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq.
              
              
              
               La
              maggioranza del popolo statunitense oggi è contro Bush e contro
              questa guerra e chiede il ritiro delle truppe statunitensi. 
              Hanno capito che questa guerra è una guerra basata sulle bugie
              del loro presidente e della sua amministrazione.
              
              
              
               George
              Bush aveva mentito, sapendo di mentire, quando diceva che questa
              guerra preventiva era una guerra per togliere le armi di
              distruzione di massa dall'Iraq e oggi sappiamo tutti che quelle
              armi erano inesistenti, un pretesto, e che sono stati gli Stati
              Uniti a portare le vere armi di distruzione di massa in quel paese
              e le hanno usate, spazzando via la città di Faluja, anche con
              l'uso criminale del fosforo bianco, e portando alla distruzione
              innumerevoli altre città e gran parte del paese.
              
              
              
               In
              questo momento le forze armate statunitensi stanno portando avanti
              la loro più grande campagna militare in Iraq dal 2003, la
              cosiddetto campagna "swarming"  ovvero
              "sciame", con una cinquantina di aerei che lanciano
              bombe e morte sulla città di Samarra e altre zone del paese.
              
              
              
               Bush
              ha mentito, sapendo di mentire, quando diceva che questa guerra
              era una guerra contro il terrorismo - invece noi sappiamo che
              questa guerra è terrorismo puro, è una guerra terrorista contro
              il popolo dell'Iraq.  Come si può definire altrimenti se non
              terrorista una guerra che ha provocato la morte di oltre 100.000
              iracheni, secondo una ricerca dell'Università statunitense di
              Johns Hopkins, una guerra che ha visto il bombardamento terrorista
              di città intere, di case e di scuole e di ospedali e di mercati e
              di moschee e di musei e di biblioteche e di un popolo intero? 
              Questo sì che è terrorismo!  
              
               E
              oggi in tutto il mondo si dice: No alla guerra, no al terrorismo
              statunitense!
              
              
              
               Le
              truppe occidentali devono essere ritirate subito, senza
              condizioni, le 12 basi militari statunitensi in Iraq vanno chiuse
              subito e gli Stati Uniti devono pagare riparazioni al popolo
              iracheno per la distruzione del suo paese.
              
              
              
               Solo
              2 giorni fa il Presidente Bush ha rilasciato un documento
              ufficiale che ribadisce la sua dottrina criminale di guerra
              preventiva, indicando nell'Iran la più grande minaccia agli Stati
              Uniti e al mondo. Ma non è l'Iran o l'Iraq o 
              la Siria
              o 
              la Corea
              del Nord che minacciano gli Stati Uniti; è giusto il contrario.
              Bush ha rivendicato il diritto di scatenare un attacco militare
              preventivo contro l'Iran, mentre aumentano di giorno in giorno i
              suoi interventi militari o le sue minacce di intervento contro i
              popoli di Venezuela, Cuba, Colombia, Haiti, Corea del Nord,
              Zimbabwe e le Filippine -  minacce particolarmente pericolose
              nel momento che il governo Bush ha abbandonato gli accordi per il
              disarmo nucleare e sta sviluppando un progetto di riarmo nucleare
              che prevede anche nuove armi nucleari tattiche e la dottrina
              allucinante della legittimità del primo uso di armi nucleari.
              
              
              
               Bisogna
              ricordare che scatenare una guerra di aggressione contro un altro
              popolo fu dichiarato un crimine contro l'umanità dal Tribunale di
              Norimberga dopo 
              la Seconda Guerra
              Mondiale. 
              
               Non
              è l'Iran che minaccia gli Stati Uniti; è l'amministrazione Bush
              con le sue politiche militariste cheminaccia gran parte del mondo. Oggi i militari statunitensi sono
              presenti in oltre 100 paesi del mondo.  Bush ha già sprecato
              più di 250 miliardi di dollari sulla guerra in Iraq e adesso
              chiede altri 72 miliardi mentre viola e annulla i più basilari
              diritti democratici degli Statunitensi.  Oggi gli Stati Uniti
              sono una società in profonda crisi con quasi 40 milioni di
              persone sotto i livelli di povertà, secondo le fonti governative,
              e con quasi 50 milioni di persone senza l'assicurazione per
              l'assistenza sanitaria. Ci sono più di 2 milioni di persone in
              carcere, soprattutto persone povere e delle minoranze etniche: è
              il tasso di incarcerazione più
 alto del mondo intero.  Ci sono più di 4.000 persone nel
              braccio della morte.
 Con
              la sua politica il presidente Bush rende gli Stati Uniti sempre più
              poveri e sempre meno liberi.  L'amministrazione Bush
              rappresenta non solo la più grande minaccia oggi per i popoli del
              mondo, ma anche per lo stesso popolo statunitense!
              
              
              
               Che
              Guevara
              diceva che la solidarietà è la tenerezza fra i popoli.Questo fine settimana di mobilitazione e di resistenza
              internazionale rappresenta una forma concreta di quella solidarietà. 
              Ma nel mondo, e qui in Italia, bisogna fare di più, molto di più.
 Vorrei
              concludere ricordando gli insegnamenti di un grande cittadino
              statunitense, il Reverendo Martin Luther King, Jr., insegnamenti
              che sono ancora attualissimi oggi.  
              
               Martin
              Luther King, nel 1967, giusto un anno prima di essere assassinato,
              disse che si era reso conto che il principale fautore della
              violenza nel mondo era il governo statunitense.  
              
               Questa
              osservazione è ancora tragicamente vera oggi dopo quasi 40 anni
              di altre guerre ed interventi statunitensi nel mondo, dall'11
              settembre 
              1973 in
              Cile al sostegno del regime razzista sudafricano, dalle guerre
              sporche in Nicaragua, El Salvador, Guatemala e Colombia alle
              invasioni di Grenada e Panama, dal sostegno alla repressione
              israeliana contro il popolo palestinese alle guerre in Yugoslavia,
              Afghanistan e in Iraq.
              
              
              
               Martin
              Luther King, durante la storica lotta per i diritti civili degli
              afro-americani negli Stati Uniti, ci ha impartito un'altra lezione
              preziosa: la passività davanti al male è complicità col male,
              chi non resiste al male è colpevole di complicità col male. 
              
              
               In
              Italia questo significa in termini concreti creare un movimento in
              grado di chiudere tutte le basi statunitensi e NATO sul territorio
              italiano ed europeo, basi che sono essenziali per la politica di
              guerra degli Stati Uniti all'estero, basi che contengono armi
              nucleari che rappresentano un pericolo mortale per il popolo
              italiano e per il popolo del Medio Oriente in particolare.
              
              
              
               Inoltre
              bisogna fare pressione per chiudere le carceri statunitensi ad Abu
              Ghraib, a Guantanamo e in Afghanistan, bisogna chiudere tutte le
              carceri segreti degli Stati Uniti nel mondo e mettere fine alla
              pratica di tortura, le detenzioni illegali e la negazione dei
              diritti dei prigionieri.  
              
               Bisogna
              tirare fuori l'Italia dalla sua complicità con i crimini
              statunitensi nel mondo.  
              
              
              
               Questo
              sarebbe il più bel gesto di solidarietà dall'Italia al popolo
              statunitense e al movimento per la pace in quel paese.  
              
               Il
              popolo italiano deve riprendere il proprio paese per poi poter
              aiutare il popolo statunitense a fare lo stesso. 
              
              
               Per
              riprendere l'Italia, il primo passo necessario è mettere fine
              alla brutta anomalia del Governo delle destre di Berlusconi, Bossi
              e Fini in questo paese.  
              
               Come
              diceva la coraggiosa esponente pacifista statunitense Cindy
              Sheehan a Roma circa un mese fa:  "Il vostro governo è
              complice di questa guerra voluta da Bush.  Ricordatevene il 9
              aprile, un occasione per dire non vogliamo più brutalità e
              violenza contro i nostri fratelli e sorelle irachene."
              
               Anch'io
              vorrei farvi lo stesso appello.  
              
               Questo
              paese non può sopravvivere ad altri 5 anni del Governo Berlusconi. 
              
              
               Credo
              di poter parlare a nome di tutto il movimento contro la guerra e
              per la giustizia negli StatiUniti quando vi chiedo di andare e di far andare a votare il 9
              aprile, e di votare a sinistra - contro la guerra e per il ritiro
              immediato delle truppe italiane di occupazione in Iraq.
 Prima
              di tutto, facciamo un regalo a noi stessi e al resto del mondo 
              il 9 aprile mandiamo a casa il governo razzista e guerrafondaio di
              Berlusconi, Bossi e Fini!   |