Diritti, lavoro e libertà per il popolo palestinese
I
SINDACATI METALMECCANICI DI FRANCIA, SPAGNA E ITALIA (FIM FIOM UILM) RISPONDONO
ALL'APPELLO DEI SINDACATI PALESTINESI (PGFTU)
Campagna
di informazione e solidarietà nei luoghi di lavoro
Dopo gli accordi di Oslo del 1993 e il reciproco riconoscimento tra israeliani e palestinesi, abbiamo pensato che si fosse finalmente avviato il cammino verso la pace, con la costituzione, accanto allo Stato di Israele, di uno Stato palestinese indipendente.
Questo non è avvenuto. Molti accordi intermedi sono stati firmati in questo periodo, ma non sono stati applicati:
- l'occupazione militare israeliana di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est, cominciata dopo la guerra del 1967, non è finita, la libertà di movimento dei palestinesi da una città all'altra, è diminuita.
- 3.700.000 profughi, di cui 1.200.000 nei campi- che continuano a vivere in condizioni estremamente penose - senza che sia riconosciuta la loro dignità e il loro diritto al ritorno.
- Gli
insediamenti israeliani sono raddoppiati - in 6 anni il numero dei coloni è
passato da 100.000 a 200.000 circa - il territorio come l'acqua sono
rimasti per la maggior parte sotto controllo israeliano
Dal 29
settembre, giorno della provocatoria presenza di Ariel Sharon sulla spianata
delle moschee i mezzi di informazione continuano a raccontarci
le violenze che hanno prodotto, ad oggi, 390 morti palestinesi (di cui 13
cittadini israeliani), in buona parte giovanissimi e bambini,
una spirale di attentati e scontri, in cui sono morti anche 38
israeliani.
Una
delegazione di sindacati metalmeccanici francesi, spagnoli e italiani,
coordinata dalla Fism, si è recata in Palestina e Israele ed ha visto e sentito
ciò che i mezzi di informazione non dicono sulla durezza della vita quotidiana.
Da oltre 3 mesi
Cisgiordania e Gaza sono diventate prigioni, dove uomini, donne e bambini sono
sottoposti ad un assedio sempre più duro.
Il problema quotidiano delle famiglie è come procurarsi i mezzi di
sostentamento.
120.000 lavoratori pendolari in Israele hanno perso lavoro e salario; la maggior parte dei 180.000 palestinesi che lavorano all'interno dei territori occupati non possono più andare a lavorare, essendo stato bloccato l'accesso alle strade di comunicazione principali, ormai riservate solo a macchine con targa israeliana.
Le importazioni e esportazioni di merci sono bloccate per via di terra, di mare e i confini sono chiusi; l'attività produttiva nei territori occupati è quasi ferma: l'industria alimentare è diminuita dell'80%, quella della plastica e chimica, del 75%, quella metalmeccanica del 50%, quella della costruzione del 90%, quella del legno dell'80%.
Sono state
distrutte infrastrutture in alcuni servizi, come scuole, stazioni radio,
elettricità.
Alcune terre
sono state rioccupate e fattorie distrutte con gravi effetti sull'agricoltura e
il turismo (quasi tutti gli alberghi, compresi quelli di Betlemme e Gerusalemme,
sono vuoti): migliaia di ulivi e
alberi da frutta sono stati sradicati da bulldozer israeliani.
La
disoccupazione a Gaza è passata dal 18 al 60% e in Cisgiordania dall'11 al 35%.
Il numero delle famiglie al di sotto del livello di povertà è passato dal 26
al 40%, ed è tendenzialmente in aumento.
I sindacati palestinesi calcolano le perdite (settore privato e pubblico) in circa 800 milioni di dollari al mese.
La loro
difficile attività è oggi concentrata su: aiuti di emergenza alle famiglie più
povere attraverso la distribuzione di generi di prima necessità e aiuto
economico; una strategia di creazione di impieghi nei diversi settori pubblici
in collaborazione con i diversi ministeri dell'autorità palestinese e di
impieghi nel settore privato attraverso il finanziamento con fondi
internazionali di attività quali: ricostruzione di case, manutenzione di strade
danneggiate, reimpianto di alberi sradicati e rimessa in funzione delle aziende
agricole distrutte.
Per
tutte queste ragioni raccogliamo
l'appello del Sindacato palestinese a Gaza e in Cisgiordania
lanciando una campagna di informazione e solidarietà nei luoghi di
lavoro dei nostri rispettivi paesi. I fondi raccolti saranno inviati
direttamente a lavoratori e lavoratrici palestinesi,
tramite i loro sindacati.
Abbiamo
infine deciso di promuovere
una conferenza dei sindacati metalmeccanici francesi, spagnoli e italiani con i
sindacati palestinese e israeliano per l'inizio della primavera, con l'obiettivo
di contribuire a riannodare un dialogo nell'interesse di lavoratrici e
lavoratori e di una pace che rispetti i loro diritti.
Questa conferenza si terrà probabilmente a Madrid.
Le foto pubblicate sono di Tano D'Amico e fanno parte di una mostra fotografica già predisposta dalla Fiom nazionale
per informazioni tel. 06852621