RESISTERE ALLA DITTATURA
DELLA FINANZA, RICONQUISTARE LA DEMOCRAZIA E I DIRITTI SOCIALI
150 partecipanti, da organizzazioni sindacali, ONG, movimenti sociali,
provenienti da 20 paesi europei, hanno preso parte alla seconda Join
social conference tenutasi a Bruxelles e, in conclusione, hanno
approvato la seguente dichiarazione politica, annunciando il loro
programma di azioni coordinate contro le politiche di austerità imposte
dai Govrni nazionali e dalla Commissione europea, e sottolineando il
ruolo che in questo giocano le imprese multinazionali. Denunciano il
fatto che questo “patto di bilancio” pregiudica la transizione verso un
nuovo modello sociale ed economico ecologicamente e socialmente
sostenibile e attacca profondamente la democrazia.
La lista dei componenti la
JSC e il video degli interventi della conferenza si trovano sul sito
www.jointsocialconference.eu.
Dichiarazione politica e
azioni coordinate
Da dove veniamo
1. Lo scorso anno la Joint social conference ha fatto la sua analisi
della crisi. Metteva in evidenza il suo carattere sistemico:
finanziario, economico, sociale, ecologico e politico. Questa crisi
mostra il fallimento di un modello di sviluppo e di due decenni di
liberismo. La JSC denunciava anche il carattere liberista della risposta
dei Governi. Le manifestazioni europee (come quella del 29 settembre
2010) non sono riuscite a invertire il rapporto di forze: devono dunque
continuare. Non è la nostra crisi: non la pagheremo!
Oggi constatiamo che
2. L'anno che si è concluso ha conosciuto una accelerazione della crisi
in Europa. Si moltiplicano i vertici europei ma falliscono nel
raggiungere gli obiettivi annunciati, come “reinstaurare la fiducia dei
mercati finanziari” e risolvere la crisi della zona euro. Una seconda
crisi bancaria si avvia in Europa; le politiche di austerità condotte
insieme in tutti i paesi vanno verso una recessione generalizzata, vedi
in Grecia e in altri paesi, verso una vera depressione. Il debito
pubblico, la disoccupazione, la povertà e le disuguaglianze aumentano
con una rapidità allarmante.
3. La lezione che ne traggono i dirigenti europei non è che le politiche
di austerità sono socialmente distruttive ed economicamente suicide, ma
è che non si spingono ancora abbastanza lontano. Da un anno, i dirigenti
europei lavorano al cantiere della “governance economica” e danno prova
di un attivismo istituzionale senza precedenti. A strati successivi, i
dirigenti europei vogliono rendere l'austerità più forte e più
irrevocabile. Dopo aver adottato discretamente il “six pack” che
introduce il voto a maggioranza inversa (ovvero la proposta della
Commissione di infliggere sanzioni è adottata automaticamente, tranne
che sia respinta dal Consiglio a maggioranza qualificata, n.d.t) , il
principio della “regola d'oro” di bilancio scritto nel “two pack” è
stato adottato nel massimo silenzio. Due pericolosi trattati, legati
l'uno all'altro, sono in corso di ratifica (il trattato sul meccanismo
europeo di stabilità e il trattato sul bilancio). Quest'ultimo indurisce
le regole e le procedure di bilancio adottate o in corso di adozione e
le rende ancor più vincolanti. A detta della signora Merkel “l'oggetto
del patto di bilancio è inserire freni permanenti all'indebitamento
nelle legislazioni nazionali. Questi freni avranno dunque una validità
obbligatoria ed eterna!”. Il Presidente Barroso parla di una
“rivoluzione silenziosa”!
4. L'accelerazione della agenda europea rivela che la crisi cambia
natura. I Governi e le istanze europee approfittano dello choc della
“crisi del debito sovrano” per ridisegnare la crisi europea secondo una
visione liberista e monetarista radicale. Secondo questa visione le leve
economiche (monetarie, di bilancio, salariali...) dovrebbero essere
sempre più collocate al di fuori dei parlamenti e dei cittadini essendo
questi giudicati a priori incapaci di fare le scelte appropriate; contro
ogni idea di democrazia, vogliono affidare il governo ai tecnocrati
(BCE, Commissione, FMI...) e a regole antisociali cieche (patto di
stabilità, governance economica, regola d'oro, MES, …) Con la governance
economica i liberisti stanno realizzando il loro sogno: una politica
economica radicata nelle Costituzioni e sottomessa alla logica dei
mercati e agli interessi dei detentori dei capitali. In questo quadro,
la Corte Europea di Giustizia che, in diverse sentenze ha già
subordinato i diritti dei lavoratori alle “libertà economiche” è portata
a giocare un ruolo ancor più importante, diventando il giudice supremo
delle politiche di bilancio degli Stati.
5. I cambiamenti descritti qui sopra risultano in particolare dagli
stretti legami che uniscono il potere economico delle Multinazionali ai
poteri finanziari e ai poteri politici della UE e dei Governi nazionali.
Queste multinazionali giocano un ruolo fondamentale nella distruzione
dei diritti sociali e sindacali (contrattazione collettiva, libertà
sindacali, condizioni di lavoro...), nell'abbassamento dei salari e
della parte salariale nel PIL (che il nuovo controllo economico con il
controllo dei costi salariali unitari , aggraverà) e nella
precarizzazione del lavoro (ritorno del lavoro a giornata, esplosione
del lavoro a tempo determinato e interinale, falsi autonomi...)
6. Le politiche di austerità distruggendo i servizi pubblici e sociali,
colpiscono in modo particolare alcune parti di popolazione: le donne,
che hanno lavori sempre più precari e assumono l'essenziale del lavoro
di “riproduzione sociale” che le politiche di austerità ritrasferiscono
massicciamente verso la sfera domestica; i giovani che soffrono d'un
tasso di disoccupazione sempre più alto; i /le migranti che subiscono
razzismo e repressione e i cui diritti umani e del lavoro sono sempre
più minacciati.
7. Nella nostra lotta storica per la democrazia dobbiamo far fronte da
molti anni a un processo di concentrazione e confisca del potere. Le
evoluzioni di questi due ultimi anni precipitano verso l'oligarchia
compresa la nomina di tecnocrati provenienti dal mondo bancario alla
testa di Governi! Noi siamo in favore della unità dei popoli europei. Ma
dobbiamo constatare che il progetto della Unione Europea è sempre più
dominato da un piccolo gruppo di dirigenti nazionali ed europei che
agiscono in funzione degli interessi di una elite finanziaria ed
economica. Denunciamo la corruzione organizzata e l'inerzia volontaria
dei governi di fronte alla frode e ai paradisi fiscali. Quell'Europa non
può che fallire e favorire il risorgere di nazionalismi xenofobi e di
leggi liberticide.
Che fare? Le nostre
alternative
8. La JSC rivendica uno stop alle politiche di austerità – i diritti
sociali e i servizi pubblici devono al contrario servire di base a un
modello di sviluppo – e un diverso approccio alla questione del debito.
L'adozione di politiche di austerità in periodo di grave crisi economica
è la peggior scelta politica. Porta con sé una enorme sofferenza sociale
senza apportare alcuna risposta ai problemi economici che hanno
provocato la crisi.
9. Riteniamo che lo stesso principio del rimborso del debito debba
essere messo in discussione. Questo non può in alcun caso far premio
sulla sovranità degli Stati, il benessere delle popolazioni o la difesa
dell'ambiente, come avviene in questo momento nei paesi sottoposti al
diktat della Troika e del FMI. Rivendichiamo in tutti i paesi europei un
Audit del debito pubblico sotto il controllo dei cittadini per valutare
la parte di debito illegittimo e il cui rimborso e carico non deve
pesare sulle popolazioni. Nei paesi europei più indebitati, chiediamo in
primo luogo di fermare l'emorragia degli interessi del debito, se
necessario con la sospensione dei rimborsi o altra soluzione favorevole
all'interesse dei popoli.
10. La questione del debito pone in modo ancor più acuto quella della
fiscalità. Richiediamo una strategia fiscale concertata a livello
europeo e favorevole ai cittadini/e: aumento delle tasse sulle aziende e
sugli alti redditi; tassa sui patrimoni; tassazione di tutte le
transazioni finanziarie per raccogliere entrate e frenare la
speculazione; lotta coordinata contro la frode e l'evasione fiscale.
11. La politica monetaria dovrà giocare un ruolo essenziale di
protezione degli Stati nei confronti del ricatto dei mercati finanziari
e delle agenzie di rating. Lo statuto e le missioni della BCE devono
essere rivisti. Il sostegno all'occupazione e all'investimento (in
particolare quelli relativi alla transizione ecologica e alla tutela
sociale) il controllo efficace degli operatori finanziari, la protezione
degli Stati contro la speculazione finanziaria...devono rientrare nelle
missioni della BCE, allo stesso titolo che la stabilità dei prezzi. La
BCE e le banche centrali nazionali devono poter prestare agli Stati
sotto controllo democratico europeo (1). L'indipendenza della BCE deve
essere rimessa in discussione. Nell'immediato l'azione della BCE deve
essere orientata alla creazione di lavoro e servizi pubblici.
12. La contrattazione collettiva costituisce un elemento centrale della
democrazia. Da decenni si assiste allo smantellamento della
contrattazione e della azione collettiva. Il dogma della competitività
spinge tutti i paesi a ridurre i diritti sociali e sindacali, a limitare
la libertà di contrattazione e azione collettiva. Il ricatto sul lavoro
di cui si servono e abusano le multinazionali per forzare i lavoratori
ad accettare la riduzione dei loro diritti e il degrado delle condizioni
di lavoro non è più tollerabile. Richiediamo una armonizzazione sociale
verso l'alto di tutti i paesi europei. I paesi che accumulano eccedenze
commerciali con politiche di dumping sociale devono essere richiamati
all'ordine!
13. Storicamente una parte della prosperità europea si è basata sullo
sfruttamento delle ricchezze e del lavoro nel resto del mondo, del sud
in particolare. Le politiche commerciali della UE contribuiscono a
mantenere questo sfruttamento. E' possibile definire un diverso mandato
per la politica del commercio internazionale. Noi sosterremo l'alleanza
che si costituisce in questo senso e noi ci opponiamo agli accordi di
libero scambio in corso di negoziazione che sono favorevoli al grande
“business” non alle popolazioni del sud né ai lavoratori d'Europa.
14. Reclamiamo un nuovo modello di sviluppo ecologico, industriale,
sociale e democratico: nel prossimo decennio le nostre economie e
società saranno obbligate a trasformarsi per adattarsi alla rarefazione
del petrolio, per uscire dal nucleare e per prevenire una catastrofe
climatica. Bisogna approfittare di questa crisi, non per rimettere in
sella un liberismo nocivo e superato, ma per operare un cambiamento
radicale delle nostre strutture economiche e del modo in cui consumiamo;
le tecnologie numeriche che stanno trasformando le nostre società
profondamente, permettono di concepire un nuovo modello di produzione,
che potrebbe essere basato non più sulla competizione e il consumo, ma
su una economia di reciproco contributo di tutti i soggetti; un nuovo
modello sociale deve necessariamente essere fondato sulla soddisfazione
prioritaria dei bisogni sociali, con lo sviluppo di una tutela sociale
di alto profilo e di servizi pubblici (infanzia, salute, casa,
istruzione, non autosufficienza...); vogliamo avviare una riflessione
sulle alternative democratiche a scala europea, esigenze presenti nei
movimenti e nelle lotte oggi in corso; vogliamo opporre questo
rinnovamento democratico al trattato sul “patto di bilancio” e al potere
enorme delle multinazionali e delle loro lobbies sulle istituzioni
europee. Questo nuovo modello democratico deve evidentemente affermare
uguaglianza tra donne e uomini.
Campagne e azioni
15. Con la crisi attuale , il liberismo ha subito una disfatta teorica
ed economica. Questa, fino ad oggi, non si è trasformata in sconfitta
politica. Né la crisi né le mobilitazioni massicce che si sono
sviluppate nei paesi più colpiti non hanno fino ad oggi portato governi
determinati a invertire la rotta di queste politiche; per questo abbiamo
urgente bisogno di una convergenza transnazionale di queste lotte.
16. Non potremo rimettere in discussione questo nuovo pensiero unico che
dando prova della nostra capacità di azione. Lo avevamo già detto lo
scorso anno. …..Passiamo dunque dalle parole ai fatti: l'assemblea della
2à JSC ha deciso di sostenere le seguenti azioni, che siano promosse da
noi o da altri movimenti sociali, e di chiamare altri ad unirsi.
Azioni e campagne
prioritarie per il 2012
1. La gravità della situazione ci porta ad un appello alla convergenza
delle forze europee nelle lotte per il progresso. Abbiamo bisogno di
rifondare un nuovo spazio pubblico europeo. In questo quadro sosterremo
importanti iniziative come il seminario euromed di CADTM del 7 aprile,
l'incontro CEO-TNI del 5 e 6 maggio; Il Subversive Forum di Zagabria
13-19 maggio; la mobilitazione a Francoforte il 17 - 19 maggio; un
possibile incontro ad Atene in settembre; il progetto Firenze 10+10 a
novembre...L'assenza di una alternativa chiara e di uno spazio di
mobilitazione frena le mobilitazioni su scala europea. Per questo oggi
con molte organizzazioni e movimenti sociali, intellettuali,
rappresentanti della sinistra europea, proponiamo alle forze vive
europee di porre i primi passi di un Alter Summit, in un processo aperto
a tutte le forze che vogliono un cambiamento profondo della UE.
2. Saremo attivamente coinvolti in una serie di azioni immediate in
vista di far avanzare gli obiettivi nostri:
aprile, all'incontro euromediterraneo delle campagne per l'audit del
debito
a maggio a Francoforte per reclamare il cambiamento di statuto e
missioni della BCE
nella giornata globale di azione del 20 giugno nel quadro del vertice
Rio+20, per costruire la resistenza al liberismo verde
nella campagna di EPSU (sindacato servizi pubblici europei) che sarà
lanciata ufficialmente il 24 aprile e dei movimenti per l'acqua per fare
dell'acqua un bene comune
3.
Svilupperemo o sosterremo campagne transnazionali sui temi:
audits di cittadini/e sul debito (donne in particolare)
campagne di mobilitazione contro la ratifica del patto di bilancio dai
parlamenti nazionali compreso uso del referendum dove possibile;
campagna sulla distribuzione delle ricchezze (coordinamento europeo dei
salari e instaurazione di un reddito minimo europeo);
trasformazione del ruolo della BCE: prestiti a Stati sotto controllo
democratico europeo per sviluppare lavoro, soddisfare bisogni sociali,
iniziare la transizione ecologica; acquisto da parte BCE sul mercato
secondario a tassi fissi bassi, dello stock del debito non annullato
campagna per la giustizia fiscale e contro le frodi, legata ad una
giornata di azione su questo tema prevista nel 2013;
campagna contro la corruzione (esplorare anche l'idea di un audit della
corruzione)
campagna contro gli accordi di libero scambio e per un diverso mandato
per la politica commerciale UE
campagna in difesa del diritto ai servizi pubblici universali per la
sanità
4. Proponiamo di costruire comitati unitari di cittadini/e in tutte le
città europee, che raggruppino, attivisti femministe giovani
sindacalisti indignati rappresentanti politici, in vista della
resistenza agli attacchi della UE e di costruire un massiccio movimento
di solidarietà con la Grecia e tutti i popoli in lotta contro
l'austerità, compresi i paesi per primi colpiti, dell'Europa centro
orientale.
5. Difenderemo il diritto alla azione collettiva in Europa - Lavoreremo
alla revisione della direttiva “lavoratori distaccati” e ci opporremo
alla adozione della proposta di regolamento Monti 2, che costituisce un
attacco ai diritti sociali e al diritto di sciopero: attraverso una
sensibilizzazione dei parlamentari europei; verificare l'opportunità di
un ricorso legale contro Monti 2 e qualsiasi attacco ai diritti
6. Strumento di comunicazione per preparare l'Alter Summit e informare
sulle varie lotte e per far suonare l'allarme sugli attacchi anti
sociali e anti democratici nei nostri paesi, in particolare la
distruzione della contrattazione collettiva
(1) Questo è possibile da oggi visto che il punto 2 dell'articolo 123
del TFUE permette che gli istituti pubblici di credito siano
rifinanziati dalla BCE o dalle banche centrali nazionali.