Conferenza sociale europea (Joint Social Conference)
Bruxelles, 29-30 marzo 2012
 

RESISTERE ALLA DITTATURA DELLA FINANZA, RICONQUISTARE LA DEMOCRAZIA E I DIRITTI SOCIALI


150 partecipanti, da organizzazioni sindacali, ONG, movimenti sociali, provenienti da 20 paesi europei, hanno preso parte alla seconda Join social conference tenutasi a Bruxelles e, in conclusione, hanno approvato la seguente dichiarazione politica, annunciando il loro programma di azioni coordinate contro le politiche di austerità imposte dai Govrni nazionali e dalla Commissione europea, e sottolineando il ruolo che in questo giocano le imprese multinazionali. Denunciano il fatto che questo “patto di bilancio” pregiudica la transizione verso un nuovo modello sociale ed economico ecologicamente e socialmente sostenibile e attacca profondamente la democrazia.

La lista dei componenti la JSC e il video degli interventi della conferenza si trovano sul sito www.jointsocialconference.eu.
 

Dichiarazione politica e azioni coordinate
 

Da dove veniamo

1. Lo scorso anno la Joint social conference ha fatto la sua analisi della crisi. Metteva in evidenza il suo carattere sistemico: finanziario, economico, sociale, ecologico e politico. Questa crisi mostra il fallimento di un modello di sviluppo e di due decenni di liberismo. La JSC denunciava anche il carattere liberista della risposta dei Governi. Le manifestazioni europee (come quella del 29 settembre 2010) non sono riuscite a invertire il rapporto di forze: devono dunque continuare. Non è la nostra crisi: non la pagheremo!
 

Oggi constatiamo che

2. L'anno che si è concluso ha conosciuto una accelerazione della crisi in Europa. Si moltiplicano i vertici europei ma falliscono nel raggiungere gli obiettivi annunciati, come “reinstaurare la fiducia dei mercati finanziari” e risolvere la crisi della zona euro. Una seconda crisi bancaria si avvia in Europa; le politiche di austerità condotte insieme in tutti i paesi vanno verso una recessione generalizzata, vedi in Grecia e in altri paesi, verso una vera depressione. Il debito pubblico, la disoccupazione, la povertà e le disuguaglianze aumentano con una rapidità allarmante.
3. La lezione che ne traggono i dirigenti europei non è che le politiche di austerità sono socialmente distruttive ed economicamente suicide, ma è che non si spingono ancora abbastanza lontano. Da un anno, i dirigenti europei lavorano al cantiere della “governance economica” e danno prova di un attivismo istituzionale senza precedenti. A strati successivi, i dirigenti europei vogliono rendere l'austerità più forte e più irrevocabile. Dopo aver adottato discretamente il “six pack” che introduce il voto a maggioranza inversa (ovvero la proposta della Commissione di infliggere sanzioni è adottata automaticamente, tranne che sia respinta dal Consiglio a maggioranza qualificata, n.d.t) , il principio della “regola d'oro” di bilancio scritto nel “two pack” è stato adottato nel massimo silenzio. Due pericolosi trattati, legati l'uno all'altro, sono in corso di ratifica (il trattato sul meccanismo europeo di stabilità e il trattato sul bilancio). Quest'ultimo indurisce le regole e le procedure di bilancio adottate o in corso di adozione e le rende ancor più vincolanti. A detta della signora Merkel “l'oggetto del patto di bilancio è inserire freni permanenti all'indebitamento nelle legislazioni nazionali. Questi freni avranno dunque una validità obbligatoria ed eterna!”. Il Presidente Barroso parla di una “rivoluzione silenziosa”!
4. L'accelerazione della agenda europea rivela che la crisi cambia natura. I Governi e le istanze europee approfittano dello choc della “crisi del debito sovrano” per ridisegnare la crisi europea secondo una visione liberista e monetarista radicale. Secondo questa visione le leve economiche (monetarie, di bilancio, salariali...) dovrebbero essere sempre più collocate al di fuori dei parlamenti e dei cittadini essendo questi giudicati a priori incapaci di fare le scelte appropriate; contro ogni idea di democrazia, vogliono affidare il governo ai tecnocrati (BCE, Commissione, FMI...) e a regole antisociali cieche (patto di stabilità, governance economica, regola d'oro, MES, …) Con la governance economica i liberisti stanno realizzando il loro sogno: una politica economica radicata nelle Costituzioni e sottomessa alla logica dei mercati e agli interessi dei detentori dei capitali. In questo quadro, la Corte Europea di Giustizia che, in diverse sentenze ha già subordinato i diritti dei lavoratori alle “libertà economiche” è portata a giocare un ruolo ancor più importante, diventando il giudice supremo delle politiche di bilancio degli Stati.
5. I cambiamenti descritti qui sopra risultano in particolare dagli stretti legami che uniscono il potere economico delle Multinazionali ai poteri finanziari e ai poteri politici della UE e dei Governi nazionali. Queste multinazionali giocano un ruolo fondamentale nella distruzione dei diritti sociali e sindacali (contrattazione collettiva, libertà sindacali, condizioni di lavoro...), nell'abbassamento dei salari e della parte salariale nel PIL (che il nuovo controllo economico con il controllo dei costi salariali unitari , aggraverà) e nella precarizzazione del lavoro (ritorno del lavoro a giornata, esplosione del lavoro a tempo determinato e interinale, falsi autonomi...)
6. Le politiche di austerità distruggendo i servizi pubblici e sociali, colpiscono in modo particolare alcune parti di popolazione: le donne, che hanno lavori sempre più precari e assumono l'essenziale del lavoro di “riproduzione sociale” che le politiche di austerità ritrasferiscono massicciamente verso la sfera domestica; i giovani che soffrono d'un tasso di disoccupazione sempre più alto; i /le migranti che subiscono razzismo e repressione e i cui diritti umani e del lavoro sono sempre più minacciati.
7. Nella nostra lotta storica per la democrazia dobbiamo far fronte da molti anni a un processo di concentrazione e confisca del potere. Le evoluzioni di questi due ultimi anni precipitano verso l'oligarchia compresa la nomina di tecnocrati provenienti dal mondo bancario alla testa di Governi! Noi siamo in favore della unità dei popoli europei. Ma dobbiamo constatare che il progetto della Unione Europea è sempre più dominato da un piccolo gruppo di dirigenti nazionali ed europei che agiscono in funzione degli interessi di una elite finanziaria ed economica. Denunciamo la corruzione organizzata e l'inerzia volontaria dei governi di fronte alla frode e ai paradisi fiscali. Quell'Europa non può che fallire e favorire il risorgere di nazionalismi xenofobi e di leggi liberticide.
 

Che fare? Le nostre alternative

8. La JSC rivendica uno stop alle politiche di austerità – i diritti sociali e i servizi pubblici devono al contrario servire di base a un modello di sviluppo – e un diverso approccio alla questione del debito. L'adozione di politiche di austerità in periodo di grave crisi economica è la peggior scelta politica. Porta con sé una enorme sofferenza sociale senza apportare alcuna risposta ai problemi economici che hanno provocato la crisi.
9. Riteniamo che lo stesso principio del rimborso del debito debba essere messo in discussione. Questo non può in alcun caso far premio sulla sovranità degli Stati, il benessere delle popolazioni o la difesa dell'ambiente, come avviene in questo momento nei paesi sottoposti al diktat della Troika e del FMI. Rivendichiamo in tutti i paesi europei un Audit del debito pubblico sotto il controllo dei cittadini per valutare la parte di debito illegittimo e il cui rimborso e carico non deve pesare sulle popolazioni. Nei paesi europei più indebitati, chiediamo in primo luogo di fermare l'emorragia degli interessi del debito, se necessario con la sospensione dei rimborsi o altra soluzione favorevole all'interesse dei popoli.
10. La questione del debito pone in modo ancor più acuto quella della fiscalità. Richiediamo una strategia fiscale concertata a livello europeo e favorevole ai cittadini/e: aumento delle tasse sulle aziende e sugli alti redditi; tassa sui patrimoni; tassazione di tutte le transazioni finanziarie per raccogliere entrate e frenare la speculazione; lotta coordinata contro la frode e l'evasione fiscale.
11. La politica monetaria dovrà giocare un ruolo essenziale di protezione degli Stati nei confronti del ricatto dei mercati finanziari e delle agenzie di rating. Lo statuto e le missioni della BCE devono essere rivisti. Il sostegno all'occupazione e all'investimento (in particolare quelli relativi alla transizione ecologica e alla tutela sociale) il controllo efficace degli operatori finanziari, la protezione degli Stati contro la speculazione finanziaria...devono rientrare nelle missioni della BCE, allo stesso titolo che la stabilità dei prezzi. La BCE e le banche centrali nazionali devono poter prestare agli Stati sotto controllo democratico europeo (1). L'indipendenza della BCE deve essere rimessa in discussione. Nell'immediato l'azione della BCE deve essere orientata alla creazione di lavoro e servizi pubblici.
12. La contrattazione collettiva costituisce un elemento centrale della democrazia. Da decenni si assiste allo smantellamento della contrattazione e della azione collettiva. Il dogma della competitività spinge tutti i paesi a ridurre i diritti sociali e sindacali, a limitare la libertà di contrattazione e azione collettiva. Il ricatto sul lavoro di cui si servono e abusano le multinazionali per forzare i lavoratori ad accettare la riduzione dei loro diritti e il degrado delle condizioni di lavoro non è più tollerabile. Richiediamo una armonizzazione sociale verso l'alto di tutti i paesi europei. I paesi che accumulano eccedenze commerciali con politiche di dumping sociale devono essere richiamati all'ordine!
13. Storicamente una parte della prosperità europea si è basata sullo sfruttamento delle ricchezze e del lavoro nel resto del mondo, del sud in particolare. Le politiche commerciali della UE contribuiscono a mantenere questo sfruttamento. E' possibile definire un diverso mandato per la politica del commercio internazionale. Noi sosterremo l'alleanza che si costituisce in questo senso e noi ci opponiamo agli accordi di libero scambio in corso di negoziazione che sono favorevoli al grande “business” non alle popolazioni del sud né ai lavoratori d'Europa.
14. Reclamiamo un nuovo modello di sviluppo ecologico, industriale, sociale e democratico: nel prossimo decennio le nostre economie e società saranno obbligate a trasformarsi per adattarsi alla rarefazione del petrolio, per uscire dal nucleare e per prevenire una catastrofe climatica. Bisogna approfittare di questa crisi, non per rimettere in sella un liberismo nocivo e superato, ma per operare un cambiamento radicale delle nostre strutture economiche e del modo in cui consumiamo; le tecnologie numeriche che stanno trasformando le nostre società profondamente, permettono di concepire un nuovo modello di produzione, che potrebbe essere basato non più sulla competizione e il consumo, ma su una economia di reciproco contributo di tutti i soggetti; un nuovo modello sociale deve necessariamente essere fondato sulla soddisfazione prioritaria dei bisogni sociali, con lo sviluppo di una tutela sociale di alto profilo e di servizi pubblici (infanzia, salute, casa, istruzione, non autosufficienza...); vogliamo avviare una riflessione sulle alternative democratiche a scala europea, esigenze presenti nei movimenti e nelle lotte oggi in corso; vogliamo opporre questo rinnovamento democratico al trattato sul “patto di bilancio” e al potere enorme delle multinazionali e delle loro lobbies sulle istituzioni europee. Questo nuovo modello democratico deve evidentemente affermare uguaglianza tra donne e uomini.
 

Campagne e azioni

15. Con la crisi attuale , il liberismo ha subito una disfatta teorica ed economica. Questa, fino ad oggi, non si è trasformata in sconfitta politica. Né la crisi né le mobilitazioni massicce che si sono sviluppate nei paesi più colpiti non hanno fino ad oggi portato governi determinati a invertire la rotta di queste politiche; per questo abbiamo urgente bisogno di una convergenza transnazionale di queste lotte.
16. Non potremo rimettere in discussione questo nuovo pensiero unico che dando prova della nostra capacità di azione. Lo avevamo già detto lo scorso anno. …..Passiamo dunque dalle parole ai fatti: l'assemblea della 2à JSC ha deciso di sostenere le seguenti azioni, che siano promosse da noi o da altri movimenti sociali, e di chiamare altri ad unirsi.
 

Azioni e campagne prioritarie per il 2012

1. La gravità della situazione ci porta ad un appello alla convergenza delle forze europee nelle lotte per il progresso. Abbiamo bisogno di rifondare un nuovo spazio pubblico europeo. In questo quadro sosterremo importanti iniziative come il seminario euromed di CADTM del 7 aprile, l'incontro CEO-TNI del 5 e 6 maggio; Il Subversive Forum di Zagabria 13-19 maggio; la mobilitazione a Francoforte il 17 - 19 maggio; un possibile incontro ad Atene in settembre; il progetto Firenze 10+10 a novembre...L'assenza di una alternativa chiara e di uno spazio di mobilitazione frena le mobilitazioni su scala europea. Per questo oggi con molte organizzazioni e movimenti sociali, intellettuali, rappresentanti della sinistra europea, proponiamo alle forze vive europee di porre i primi passi di un Alter Summit, in un processo aperto a tutte le forze che vogliono un cambiamento profondo della UE.
2. Saremo attivamente coinvolti in una serie di azioni immediate in vista di far avanzare gli obiettivi nostri:
aprile, all'incontro euromediterraneo delle campagne per l'audit del debito
a maggio a Francoforte per reclamare il cambiamento di statuto e missioni della BCE
nella giornata globale di azione del 20 giugno nel quadro del vertice Rio+20, per costruire la resistenza al liberismo verde
nella campagna di EPSU (sindacato servizi pubblici europei) che sarà lanciata ufficialmente il 24 aprile e dei movimenti per l'acqua per fare dell'acqua un bene comune
3. Svilupperemo o sosterremo campagne transnazionali sui temi:
audits di cittadini/e sul debito (donne in particolare)
campagne di mobilitazione contro la ratifica del patto di bilancio dai parlamenti nazionali compreso uso del referendum dove possibile;
campagna sulla distribuzione delle ricchezze (coordinamento europeo dei salari e instaurazione di un reddito minimo europeo);
trasformazione del ruolo della BCE: prestiti a Stati sotto controllo democratico europeo per sviluppare lavoro, soddisfare bisogni sociali, iniziare la transizione ecologica; acquisto da parte BCE sul mercato secondario a tassi fissi bassi, dello stock del debito non annullato
campagna per la giustizia fiscale e contro le frodi, legata ad una giornata di azione su questo tema prevista nel 2013;
campagna contro la corruzione (esplorare anche l'idea di un audit della corruzione)
campagna contro gli accordi di libero scambio e per un diverso mandato per la politica commerciale UE
campagna in difesa del diritto ai servizi pubblici universali per la sanità
4. Proponiamo di costruire comitati unitari di cittadini/e in tutte le città europee, che raggruppino, attivisti femministe giovani sindacalisti indignati rappresentanti politici, in vista della resistenza agli attacchi della UE e di costruire un massiccio movimento di solidarietà con la Grecia e tutti i popoli in lotta contro l'austerità, compresi i paesi per primi colpiti, dell'Europa centro orientale.
5. Difenderemo il diritto alla azione collettiva in Europa - Lavoreremo alla revisione della direttiva “lavoratori distaccati” e ci opporremo alla adozione della proposta di regolamento Monti 2, che costituisce un attacco ai diritti sociali e al diritto di sciopero: attraverso una sensibilizzazione dei parlamentari europei; verificare l'opportunità di un ricorso legale contro Monti 2 e qualsiasi attacco ai diritti
6. Strumento di comunicazione per preparare l'Alter Summit e informare sulle varie lotte e per far suonare l'allarme sugli attacchi anti sociali e anti democratici nei nostri paesi, in particolare la distruzione della contrattazione collettiva


(1) Questo è possibile da oggi visto che il punto 2 dell'articolo 123 del TFUE permette che gli istituti pubblici di credito siano rifinanziati dalla BCE o dalle banche centrali nazionali.