I metalmeccanici di Seattle


Gabriele Polo - Carta cantieri sociali 12/18 luglio 2001 n.4

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Torino , venerdì 6 luglio, piazza Castello: la studentessa del Genoa social forum sta parlando di fronte a 50 mila metalmeccanici in sciopero ed è un po¹ imbarazzata; a toglierla dall¹impaccio ci pensa la piazza, con un
improvviso «A Genova, tutti a Genova». L¹istantanea dice già molto sul rapporto che si è creato tra i metalmeccanici, e il loro più importante sindacato, la Fiom, e il movimento. A voler essere ottimisti, si potrebbe fare un paragone tra oggi e la contaminazione che avvenne più di trent¹anni fa, tra studenti e operai. Allora, era il ¹68, le università esplodevano, mentre la Cgil scioperava da sola, per le pensioni, contro il governo, la Confindustria, e contro Cisl e Uil. Oggi le cose sembrano più «piccole», ma forse non è così, forse sono solo diverse le forme, e persino più moderni i contenuti.
Ciò che sta alla base di questa nuova contaminazione non è tanto l¹adesione di un¹organizzazione sindacale, la Fiom appunto, alle proteste di Genova, quanto il realizzarsi, come nuova cultura politica, di una trasformazione sociale ormai evidente. Chi ha frequentato i giovani metalmeccanici in questi ultimi anni sa che assomigliano molto a quello che i grandi media chiamano «popolo di Seattle». I problemi sono gli stessi [il dominio del capitalismo globalizzato sulle persone], le aspirazioni simili [la libertà, e il bisogno di riappropriarsi del proprio tempo]. Per questo l¹adesione della Fiom al Genoa social forum è stata sì una scelta politica giusta e persino coraggiosa, per un organismo istituzionale come un grande sindacato [scelta che fino a oggi Cgil, Cisl e Uil non hanno fatto], ma è stata soprattutto una conseguenza logica per chi vuole rappresentare la «propria
gente».

È anche questa una forma di modernità che contesta quella del pensiero unico [lo spiegherà il segretario della Fiom, Claudio Sabattini, in un¹intervista, nel prossimo numero di Carta]. Fino a poche settimane fa il movimento antiliberista si sentiva forse privato di una gamba, quella dei soggetti del lavoro. Oggi possiamo dire che quell¹assenza può essere colmata, che i metalmeccanici annunciano una possibilità, ancora tutta da concretizzare, ma già viva nella loro composizione sociale.