DOCUMENTO PRESENTATO DALLA SEGRETERIA NAZIONALE DELLA FIOM E APPROVATO DALLA DIREZIONE

Il 21 Luglio a Genova la Fiom ha partecipato con migliaia di lavoratrici e lavoratori metalmeccanici alla grandissima manifestazione pacifica che ha concluso le iniziative organizzate dal Genoa social Forum in occasione del Summit del G8, a partire dalla importante manifestazione dei Migranti del 19 e alle quali la Fiom era presente.

La Fiom ha scelto di far parte del GSF sulla base di motivazioni precise:

·        La non violenza come scelta costitutiva esplicita della pluralità  dei soggetti che lo compongono;

·        La riapertura di un grande processo democratico fondato sulla responsabilità personale e l’impegno collettivo;

·        L’importanza per noi e per gli altri di essere dentro quel processo di discussione e confronto che pone le questioni della globalizzazione come centrali nel determinare la vita politica e sociale in Italia e nel Mondo;

·        L’interlocuzione e la relazione con un movimento che per tematiche e modalità apre un confronto più generale con le nuove generazioni. A Genova, prima di tutto, sabato si è svolta una grande manifestazione democratica di oltre 200.000 giovani, decisiva testimonianza che manifestare pacificamente è il momento più alto delle garanzie democratiche e della partecipazione personale e collettiva.

A Genova siamo stati testimoni delle gravissime violenze realizzate attraverso l’utilizzo di bande di provocatori e di forze dell'ordine non predisposte ad affrontare i comportamenti in atto. Da una parte infatti i cosiddetti black bloc hanno devastato la città e messo in pratica una tattica che ha spesso finito per scatenare polizia e carabinieri contro i manifestanti; dall’altra, carabinieri e polizia non hanno bloccato preventivamente l’azione dei teppisti ne difeso i manifestanti, contravvenendo così alla ragione stessa dell’esistenza delle forze dell’ordine: la difesa dei cittadini. L’uccisione di Carlo Giuliani è proprio il risultato della violenza e dell’impreparazione delle forze dell’ordine.

E’ gravissima la responsabilità delle istituzioni preposte a dirigere le forze dell’ordine – Ministro degli Interni e Capo della Polizia in primo luogo – per aver provocato estrema confusione nei comportamenti, atti di violenza e soprusi documentati e incontestabili, culminati sabato notte nella brutale irruzione nella sala stampa del GSF e nella scuola adibita ad accoglienza. Pestaggi e arresti di massa, sospensione delle garanzie individuali, la cui legittimità è messa in discussione dalla Magistratura, ne sono la conseguenza drammatica evidente.

Le gravi responsabilità di chi aveva il compito di indirizzo politico e comando operativo, in particolare del Governo e del Ministro degli Interni, vanno riconosciute e attribuite se non si vuole interrompere il processo di democratizzazione delle forze dell’ordine che è prezioso per la salvaguardia delle garanzie costituzionali e per la difesa dello stato di diritto.

Le manifestazioni pacifiche che hanno riempito le strade e le piazze delle più importanti città del Paese martedì 24 luglio sono una netta risposta contro tentazioni di chiusura di spazi di libertà e democrazia, e insieme rappresentano il più chiaro rigetto di ogni tentativo di inquinare il movimento attribuendogli tolleranza verso i gruppi dei violenti che gli sono nemici. Conseguentemente, la Fiom è naturalmente impegnata a garantire le caratteristiche pacifiche di tutte le manifestazioni alle quali partecipa e che promuove.

Alla sconfitta del Governo a Genova, incapace di garantire la libertà di manifestare e di difendere la città da bande violente, si somma il fallimento del vertice del G8; Un vertice che oltre a indebolire ulteriormente l'unica sede internazionale abilitata, che è l'Onu, si dimostra incapace di risolvere alcun problema. Il giudizio negativo della segreteria della Cgil sulla natura e gli esiti del G8 è limpido: l’inefficacia di tale appuntamento, le scelte improntate a una generica solidarietà compassionevole e non all’altezza della drammaticità dei problemi, la necessità della riforma delle sedi e strumenti di regolazione della globalizzazione fondata su criteri rigorosamente democratici.

Non c’è dubbio, infine, che le questioni poste dalla globalizzazione pretendono una dimensione internazionale del sindacato, allo stato delle cose del tutto insufficiente. E’ urgente accelerare la riflessione e le decisioni per mettere in campo un processo di riforma che adegui il sindacato ai compiti che ha di fronte; questo a partire dalla Cisl internazionale e – per quanto ci riguarda come metalmeccanici – dal Fism e dalla stessa Fem.

 

Roma, 26 Luglio 2001