Forum sociale del mediterraneo

16-19 giugno 2005

Fiera di Barcellona


Il Forum sociale mediterraneo: comincia la costruzione di uno spazio di lavoro comune


Nonostante le preoccupazioni e gli ostacoli, nonostante la difficoltà per molti/e di ottenere visti (ne sono stati rilasciati circa 600 su oltre 800 richieste), il primo Forum sociale del Mediterraneo si è svolto a Barcellona dal 16 al 19 giugno, in un'atmosfera di incontro, ricerca e dialogo in comune sui vari temi previsti, con una partecipazione di circa 5000 persone. In attesa di informazioni e resoconti più ampi che verranno pubblicati sul sito, segnalo due incontri di particolare interesse, uno cominciato nel seminario promosso dalla Fiom, con la partecipazione della Fism, sui diritti del lavoro e le libertà sindacali, sul rapporto tra sindacati e associazioni/movimenti. Si tratta del Centro per assistenza e servizi sindacali ai lavoratori in Egitto. Successivamente ha chiesto un incontro con la Fiom una analoga Associazione marocchina, il Centro per la Democrazia e servizi agli operai. Entrambe le Associazioni sono impegnate nella battaglia per la costruzione di sindacati indipendenti e democratici, per i diritti dei lavoratori.

 

Il Ctuws - centro sindacale per l'assistenza e servizi ai lavoratori- Egitto

Una battaglia per i diritti dei lavoratori e le libertà sindacali.

Kamal Abbas è un operaio metalmeccanico, licenziato dalla fabbrica siderurgica pubblica in cui lavorava, nel 1989, in seguito alla organizzazione di uno sciopero a cui parteciparono 18.000 sui 21.000 lavoratori dipendenti. Ha fatto il sindacalista per 12 anni. Nel 1990 fonda il Ctuws, in seguito allo sciopero che sosteneva la richiesta di un pasto al giorno pagato dall'azienda e di un aumento salariale del 35%.

L'intervento della polizia in quella occasione provocò un morto, 15 feriti, 300 in prigione per 4 mesi, e 4 licenziati. Dopo questi avvenimenti, le richieste vennero tuttavia soddisfatte dalla azienda (su indicazione del Governo), ma senza nessuna forma di accordo scritto. Il Centro di cui è Kamal è coordinatore generale,oltre a lavorare in una media azienda metalmeccanica, Metalco di 400 dip., ha 5 sezioni in tutto il paese ed è oggi impegnato in una campagna per il diritto dei lavoratori ad associarsi liberamente ("Spezza le catene, adesso!"), contro la legge esistente del 1976 che vieta la libertà di associazione, attraverso un permanente intervento diretto del Governo sulle scelte relative alla fabbrica e al lavoro. Le stesse elezioni sindacali - dice Kamal Abbas avvengono su indicazioni del Ministero del Lavoro.

Per condurre questa battaglia per la libertà di associazione e contro la legge 35/1976, è stata avviata una mobilitazione nel maggio scorso, con una assemblea di 2500 lavoratori e parlamentari della opposizione; a giugno si è svolto un seminario di formazione per 350 quadri. Il giornale, pubblicato dal Centro si chiama "Kalam sanaiya" (la parola agli operai) è stampato in 600 copie. Il Centro sta attualmente conducendo anche una battaglia contro la decisione del Sindacato metalmeccanico "ufficiale" di sospendere l'attività del comitato sindacale, eletto dai lavoratori, della fabbrica Nasr (tubi di acciaio): questo comitato si è impegnato nel 2004 con diverse manifestazioni, sit in, sciopero della fame di una parte dei suoi componenti, per sostenere la richiesta di un aumento salariale pari a quello di altre aziende pubbliche dello stesso settore, informando sempre delle sue iniziative la Direzione sindacale e chiedendo il suo intervento nella trattativa.

Ma, al contrario, il Presidente del sindacato ha notificato alla direzione aziendale la decisione di sospendere il Comitato di fabbrica, senza dare loro alcuna spiegazione. In sostanza i 20 componenti dell'Esecutivo nazionale del sindacato hanno preso la decisione di sospendere l'attività di 11 sindacalisti eletti dai 2400 lavoratori della fabbrica.

Il Ctuws ha chiesto la immediata revoca del provvedimento, fa appello alla solidarietà internazionale sindacale con questi sindacalisti che si battono per il loro diritto ad esercitare un ruolo sindacale e ritiene che sia giunto il momento di modificare la situazione e eliminare tutti i veti e le restrizioni alle attività sindacali. Il caso è stato anche portato alla attenzione della Fism.

 

Centro per la democrazia e l'assistenza agli operai – Marocco

Una battaglia per riformare il codice del lavoro

Questo Centro è nato quest'anno e collabora con il Ctuws e l'analogo Centro palestinese (Dwrc). La sua prima battaglia importante è stata per difendere i lavoratori di una miniera d'argento, sfruttata da una multinazionale, licenziati e condannati a 10 anni di prigione per aver scioperato. Anche con l'appoggio della solidarietà internazionale sono riusciti a trasformare quei 10 anni di prigione in 2 anni di libertà vigilata. Conduce una campagna sul Codice del lavoro, ecentemente modificato (accettato dai sindacati esistenti, di cui viene denunciata la dipendenza dal sistema politico, governo e partiti ) che non prevede il diritto di sciopero, amplia la flessibilità e precarietà del lavoro. Attraverso riunioni, strumenti audiovisivi, (in ligua amazigh e nei dialetti, non solo in arabo, che non è parlato da una buona parte di lavoratori),informano sia sui diritti contenuti nel Codice, che sugli aspetti negativi e da cambiare. In questo senso, a partire dal mese di dicembre, faranno una consultazione tra i lavoratori su una proposta alternativa e contro la richiesta padronale di "regionalizzare" il salario minimo garantito (smig), cioè la formazione di gabbie salariali. "Uno degli obiettivi del Centro - dice Mohammed Yousfi, uno dei giovani che ci lavora - è quello di affermare il diritto alla contrattazione collettiva, insieme alla costruzione di una forte solidarietà tra i lavoratori". Lavora in particolare con i lavoratori delle multinazionali (prevalentemente spagnole e francesi) dove la contrattazione collettiva non esiste: il Centro si propone appunto, anche attraverso la formazione di quadri sindacali, di iniziarla.

In entrambi i casi, i rappresentanti di questi Centri hanno espresso la loro volontà di rimanere in contatto e di poter realizzare uno scambio di delegazioni, per far conoscere la loro attività e i problemi con cui devono misurarsi, e poter conoscere la realtà di un sindacato, come la Fiom , con una forte esperienza nella contrattazione collettiva e nelle lotte per l'affermazione di diritti e democrazia. Proposte bene accette, dato che l'interesse è reciproco.

Nei prossimi mesi dovremo vedere come realizzarle, cominciando da uno scambio di informazioni continuativo.

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foto Roberta Turi