Il “nostro” Forum sociale europeo 2004di Andrea Provera* e Antonio Olivieri** Dopo i Fse di Firenze e Parigi, abbiamo voluto partecipare anche a quello che si è svolto a Londra dal 15 al 17 ottobre. La struttura che ha ospitato il maggior numero di iniziative è l’Alexandra Palace, una costruzione posta su una collina che da nord domina il centro di Londra. Molte altre iniziative sono state organizzate in altre strutture sparse per la città. L’impostazione dell’Fse è stata di tipo “classico”, incentrata su 6 temi, suddivisi in assemblee plenarie, seminari e gruppi di lavoro. Abbiamo seguito parecchie iniziative, tra le quali vogliamo segnalarne 3 che ci hanno particolarmente colpito. La prima, promossa dall’organizzazione basca Euskal Herrian Euskaraz, “Diritti d’identità e di lingua; costruire l’Europa: difesa della lingua, della diversità e identità contro l’omogeneità e la globalizzazione neoliberale”, alla quale hanno partecipato come relatori i rappresentanti di organizzazioni basche, galiziane, catalane, gallesi e curde. I relatori, partendo dalle proprie lingue parlate considerate “minoritarie” in Europa, hanno sviluppato un discorso identitario molto interessante e istruttivo, relativo a un aspetto a noi praticamente sconosciuto e a una problematica molto poco considerata; tant’è che all’inizio del suo intervento, l’amico Faruk - rappresentante curdo presso la Commissione per i diritti umani del Parlamento europeo - non ha mancato di sottolineare con una perspicace battuta, che questo seminario si è svolto in una struttura a margine di quella “ufficiale”, quasi a voler marcare la distanza da quest’argomento. La seconda, promossa da molte sigle sindacali europee tra le quali la Fiom, “Lavoratori, sindacati, movimenti sociali e rappresentazione politica”, ci ha molto colpito per il differente approccio e linguaggio che è stato usato dai relatori. Per spiegarci meglio, mentre il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, ha spiegato l’esperienza della Fiom nel rapporto democratico e del referendum tra tutti i lavoratori, il dibattito tutto interno alle Trade Union verteva sull’opportunità o meno di fondare un partito politico! Immaginiamoci lo “scandalo” che produrrebbe tra i confederali, ma anche tra i lavoratori, se ciò avvenisse qui da noi. Tutto ciò ci fa riflettere su come sarà lunga e piena d’ostacoli la discussione sul futuro del sindacato europeo. La terza, al sabato mattina, “Sfidare l’imperialismo Usa”, promossa da Stop the war coalition, ha visto le relazioni, tra gli altri, di George Galloway, uno tra i promotori del bus che partito da Londra è arrivato fino a Baghdad, che ha raccontato dell’esperienza avuta con le popolazioni che ha incontrato nei numerosi comizi, organizzati durante tutto il tragitto e di Aleida Guevara, figlia del “Che”, che, dopo aver raccontato come il più che quarantennale bloqquero (embargo) che subisce tuttora il popolo cubano, metta in ginocchio la vita delle persone e malgrado questo l’analfabetismo è stato sconfitto e la mortalità infantile (lei è pediatra) è minore che in molti paesi del “primo mondo”, ha posto un problema fondamentale a noi “occidentali”: “nel corso dei secoli avete sfruttato le risorse delle popolazioni che avete colonizzato, ora è venuto il tempo per pagare quel conto”. Alla domenica si è fatta la manifestazione: veramente brutta, con pezzi di corteo distanti anche alcuni minuti l’uno dall’altro, quasi a voler segnalare ognuno una propria visibilità; meno male che c’erano il gruppo dei Pink che con una splendida e colorata banda hanno aggregato un considerevole numero di persone. Concludendo, non possiamo esimerci dal formulare un giudizio sull’Fse e sul modello col quale viene proposto. L’incommensurabile numero e la contemporaneità delle iniziative, a volte in posti distanti almeno 45 minuti di metropolitana l’uno dall’altro; il fatto che oggettivamente, è sempre più spiccatamente diventata una vetrina, anche commerciale; il fatto che non si riesce ad aprire un vero e proprio laboratorio di elaborazione politica dove mettere insieme tutti i pezzi e le loro proposte, per trovare, al di là degli slogan, una formulazione concreta dell’altro mondo possibile, ci fa dire che questa formula ha fatto il suo tempo, e, forse la decisione di trovarsi nel 2006 ad Atene, ce ne dà la conferma. Un ringraziamento particolare alla comunità curda di Londra che ci ha ospitato fraternamente e ai compagni dei Giovani comunisti che ci hanno fatto pesare meno l’astinenza da buon caffè: se un altro mondo è possibile lo è anche grazie a un buon caffè, meglio se equo e solidale. *Rsu Omg Cerutti di Casale Monferrato (Al) **Segretario provinciale Fiom-Cgil Alessandria |