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novembre 2002 – ore 10/13 – Fortezza da Basso, sala Terra/19 Crisi
ecologica, sistema economico sociale, Europa
Promotori:
Associazione per il rinnovamento della sinistra, Socialismo 2000
Al
seminario era prevista la presenza di Claudio Sabattini, segretario generale
della Fiom Sicilia, rimasto in Sicilia per seguire la mobilitazione dei
lavoratori Fiat di Termini Imerese che ha avuto luogo nella mattinata. Sviluppo sostenibile. Ovvero: come offrire benessere a tutti i popoli senza sfruttare la Terra fino all’irreversibile disastro ecologico. Questo il tema introdotto da Cesare Salvi, con speciale attenzione per il ruolo dell’Europa nella creazione di un modello di sviluppo alternativo a quello attuale. I paesi sviluppati, spiega Carla Ravagnoli, sono schiavi del modello produzione-consumo: unica preoccupazione l’aumento del Pil; mezzo per ottenerlo: la crescita di consumi anche inutili; unico “effetto collaterale” il degrado ambientale, un “eccesso controllabile”. Il neoliberismo ha consentito di aumentare il Pil dei ricchi sfruttando la natura e la disuguaglianza sociale, e ha preteso di curare le distorsioni che creava, fingendo che la maggior ricchezza fosse un bene per tutti, dalla naturale diffusione. Le sinistre non hanno saputo criticare il modello in sé, limitandosi ad attaccarne gli “eccessi”, e perdendo così identità e la visione di un mondo alternativo. Il modello neoliberista è ora in crisi, e l’alternativa quindi è possibile. Sta, ci spiega la Ravagnoli, in un mondo di “beni sociali” che rispondano a bisogni reali, contro un mondo di beni materiali e consumi inutili. I contrasti fra Europa e Usa su politica estera, ambientale, sulla ratifica dei trattati internazionali, fanno ben sperare chi vede nell’ Europa le risorse culturali per un progetto di sviluppo alternativo. Sulla stessa linea Wolfgang Sachs, critico nei confronti della sinistra ma anche del movimento. “Cittadinanza globale”, spiega il professore tedesco, vuol dire accesso di tutti ad acqua, cibo e lavoro. Ma i “new global” per lui hanno una visione della giustizia superata, legata a una visione “sviluppista”. La giustizia esisterà solo nella coscienza della limitatezza delle risorse del pianeta. Sarà il trovare forme nuove di benessere capaci di giustizia, e non potrà prescindere quindi dall’ecologia, dalla capacità cioè di creare valore economico con meno energia: la democrazia ecologica, opposta all’autoritarismo ecologico statunitense, sarà la via verso la quale il movimento dovrà spingere l’Europa. |