7 novembre
2002 – ore 14/17 – Fortezza da Basso, sala Attico/26 Per un’Europa disarmata e
neutrale contro la guerra
Promotori: Convenzione
permanente donne contro le guerre La Convenzione è nata durante la “guerra umanitaria”, all’alba dei bombardamenti Nato nella ex Jugoslavia. Si fa portavoce del progetto di un’Europa neutrale e disarmata di fronte ai conflitti nel mondo. Una neutralità non intesa come chiusura al dialogo, come indifferenza verso i paesi in guerra, ma attiva che si realizza attraverso un rifiuto altrettanto attivo verso ogni genere di guerra. Ci si propone una pratica che Imma Barbarossa definisce come “attraversamento simbolico dei confini e delle frontiere”: è importante realizzare una rilettura della cittadinanza in termini sociali (“Si è cittadini lì dove si approda”) e un’analisi delle origini storiche, sociali e simboliche delle guerre, considerate come prodotto dell’organizzazione neoliberista e dell’ordine patriarcale. La cittadinanza stessa nell’ordine patriarcale è gerarchica, non ammette convivenza e crea il concetto di “straniero”. Nella Ginatempo propone un coordinamento tra i movimenti europei per realizzare politiche attive di disarmo. Un disarmo militare che si realizza prima di tutto partendo dalla distinzione tra guerra e difesa, distinzione oggi sfumata. Si parla di guerra preventiva che attacca minacce solo potenziali. La difesa diventa guerra, quando invece potrebbe venire realizzata attraverso un “movimento popolare non violento” di corpi civili di pace. Un disarmo economico. L’economia è la radice del grande albero della guerra, così come la produzione e il commercio di armi. La Legge 185 che riduceva il commercio delle armi sta per essere abolita del tutto. Molte banche sono “banche armate”. Potremmo disarmare la finanza e l’economia diventando da risparmiatori a risparmi-attori, spostando i nostri conti in banche non coinvolte nel mercato delle armi: metteremmo in atto una rivoluzione non violenta per costruite giustizia. Il disarmo sociale. Lo Stato è una pompa di reddito che se si dirige verso il mercato delle armi togliendo fondi al sociale. Dobbiamo operare per ritornare a uno Stato sociale che oggi appare soffocato da uno Stato militare. |