Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom

Mi pare che sia stato un successo senza precedenti. È inutile sottolineare ulteriormente questo dato, che pure credo sia il più rilevante. E il successo non è solo determinato dal fatto che si è smentito, ma questo ce lo aspettavamo, l'indecente campagna di criminalizzazione, l'annuncio di devastazioni, fatta intorno al Forum e alla manifestazione, ma mi pare che la cosa di fondo sia il fatto che il Forum ha mostrato una grande forza, una grande maturità sul piano della ricerca dei contenuti, dell'analisi, della globalizzazione e anche della scelta di campo.

Credo che sia stato complessivamente la più grande manifestazione contro la guerra d'Europa e sia stata anche la la più grande partecipazione giovanile a una discussione, a un confronto che ha al centro il rifiuto della guerra, il rifiuto del liberismo. Direi che c'è in campo davvero a questo punto una nuova generazione che si fonde, che recupera storie antiche, ma le trasforma in progetti nuovi. Ci si confronta con tutte le tradizioni di lotta democratica, da quella più tradizionale, da quella nostra del movimento operaio a quella dei movimenti pacifisti, a quella dei movimenti non violenti, cattolici, a quella dei movimenti ecologisti: li si riassume, però, li si contamina e li si mescola tra di loro.

Questo mi pare essere ,oltre all'elemento di fondo dei contenuti, cioè il no alla guerra, il no al liberismo, il punto centrale, la caratteristica fondante di questi giorni. Cioè una grande capacità di mescolare culture diverse e produrre allo stesso tempo un linguaggio unitario e radicale. Unitario perché tutto il movimento, mi pare, ha avuto come forte l'idea, la volontà di tenere assieme appunto tutto le diverse anime, radicale perché le scelte di campo sono molto nette. Pensiamo alla guerra, ma anche le scelte sulle questioni della lotta alla precarietà, la grande solidarietà che è stata espressa ai lavoratori della Fiat. Ecco, questa  forse è la cosa che mi ha colpito di più, del movimento. Avevo partecipato a Porto Alegre, già sentivo alcuni segnali di questo, e la cosa che mi ha colpito di più è l'enorme consenso, l'enorme solidarietà e passione che hanno ricevuto le lotte dei lavoratori della Fiat.

Questa è una novità, in fondo gran parte dei giovani di questo movimento sono studenti, sono precari, non sono parte direttamente di quella che è la tradizionale fabbrica metalmeccanica. Quindi credo che questo sia il punto più importante: la possibilità di fusione di culture diverse, pur mantenendo la diversità, diciamo così, di partenza. Per quanto riguarda il sindacato, possiamo essere contenti davvero come Fiom che fin dall'inizio, fin da due anni fa quando abbiamo deciso di partecipare a tutte queste esperienze, noi ci sentiamo parte integrante di questo movimento, la vera novità rispetto a questo è il fatto che questa volta, per la prima volta c'è stata la presenza ufficiale della Ces e la presenza massiccia, sentita e vera della Cgil. Questo cambia il quadro e sottolinea ancora di più, io credo, lo sbandamento moderato di Cisl e Uil, che pur essendo presenti nella Ces non erano presenti come organizzazioni, ma sottolinea il fatto che le cose stanno cambiando e che se due anni fa poteva sembrare visionaria l'idea di una Fiom che partecipasse accanto ai movimenti di non violenti, di movimenti cattolici, ai movimenti radicali ed ecologisti, al movimento dei movimenti, oggi diventa una cosa che tocca la realtà di tutto il movimento operaio.