Comunicato sindacale Fiom ai lavoratori della Antonio Merloni

 

LA DIREZIONE ANNUNCIA CHE IL RISANAMENTO PREVISTO NEL PIANO INDUSTRIALE 2005-2007 NON SI E’ REALIZZATO.

LE BANCHE CREDITRICI INSODDISFATTE E PREOCCUPATE HANNO CHIESTO UN NUOVO PIANO INDUSTRIALE ENTRO APRILE.

Il FORTE AUMENTO DELLA PRODUTTIVITA’ SOPPORTATO DAI LAVORATORI E’ STATO INUTILE

IL SACRIFICIO DELLA CASSA INTEGRAZIONE NON E BASTATO A RISANARE I CONTI.

APPARE EVIDENTE L’INCAPACITA’ DELLA PROPRIETA’ E DEL MANAGEMENT IN PERMANENTE CONTRASTO TRA LORO AD AFFRONTARE LA SITUAZIONE.

SI PROFILA UN 2008 CON ULTERIORE CASSA E FORSE ANCHE LA MOBILITA ’ OBBLIGATORIA.

LA FIOM-CGIL DICE NO E CHIEDE UNA SVOLTA RADICALE NEI COMPORTAMENTI DELLA PROPRIETA’ E DEL MANAGEMENT.

Si è svolto venerdì 23 c.m. presso il Ministero dell’Industria l’incontro tra le Segreterie nazionali Fim, Fiom, Uilm insieme alle strutture territoriali e alle Rsu e la Direzione del gruppo Antonio Merloni, per verificare l’andamento dell’Azienda alla luce dei risultati conseguiti nel 2006 e dell’implementazione delle azioni previste sia nel piano industriale 2005-2007 che nell’accordo con le OO.SS. del dicembre 2005.

L’amministratore delegato ing. Fedeli, ci ha comunicato che non sono stati raggiunti i ricavi previsti per il 2006 pari a 900 milioni di euro e si profila la possibilità di un’ulteriore riduzione dei ricavi nel 2007, per oltre 150 milioni di euro a causa della “necessità” di abbandonare i mercati inglese e spagnolo. Ci pare evidente che in assenza di azioni di recupero su altri mercati si determineranno negative ricadute sulla produzione e sugli occupati negli stabilimenti italiani, messi a rischio anche per l’avvio della produzione dello stabilimento in Ucraina.

Anche sotto il profilo del risanamento finanziario non sono stati raggiunti gli obiettivi indicati e si registrano a causa della forte esposizione debitoria pregressa e degli oneri conseguenti, anche per il 2006 elevate perdite.

Questa negativa situazione si è determinata, pur in presenza di una crescita generale del mercato, sicuramente per l’aumento dei costi dei materiali e della riduzione continua dei prezzi, che come ci è stato dichiarato, non era stato valutato appieno in sede di definizione del piano industriale, ma soprattutto dalla difficoltà di far conoscere e affermare il marchio Ardo nel mercato, anche per i ritardi nella presentazione di nuovi e competitivi prodotti.

La Fiom denuncia come responsabili dei ritardi il Presidente e l’Amministratore Delegato della Antonio Merloni che non hanno ridefinito un nuovo “management” capace di trasformare rapidamente un’azienda tradizionalmente “terzista” in un’azienda capace di competere positivamente nel mercato con propri marchi e prodotti innovativi e competitivi.

Questi ritardi hanno annullato di fatto sia i risparmi sui costi, con il sacrificio sopportato dai lavoratori con la sospensione in Cigs che i risultati derivati dagli elevati aumenti di produttività.

Questa situazione sta pesando non solo sulle tradizionali strutture dell’Antonio Merloni di Fabriano e Gaifana ma anche nella struttura produttiva della Tecnogas di Gualtieri di Reggio Emilia, ove non si sta attivando nessuna azione positiva da parte del management capace di superare quella situazione, che lo stesso Fedeli denuncia, un forte aumento del fatturato ma che non crea utili a causa delle inefficienze gestionali, mettendo cosi a rischio la tenuta occupazionale dei 500 lavoratori. La situazione della Antonio Merloni potrebbe ulteriormente aggravarsi nel 2007 se in assenza di alternative produttive, non venisse modificato il provvedimento che cambia il mercato dei serbatoi per il gas liquido ad uso domestico, determinando  una crisi nella vendita di serbatoi con conseguenze negative per lo stabilimento di Matelica.

La Fiom giudica questa situazione estremamente critica perché ci riporta come in un perverso gioco dell’oca al quadro negativo che era presente nel 2005.

La stessa preoccupazione è presente nel sistema bancario che ha “imposto” l’elaborazione di un nuovo piano industriale che dovrà essere pronto entro aprile e che sicuramente come è già avvenuto in altre storie industriali del nostro paese proporrà drastiche azioni “lacrime e sangue” nei confronti dei lavoratori e cioè licenziamenti e cassa integrazione.

La Fiom dichiara la sua netta contrarietà a queste soluzioni e pur convenendo con il Ministero sulla necessità di rincontrarsi entro l’estate per verificare questo nuovo piano industriale dichiara già fin d’ora che non sarà disponibile a nessuna mobilità e ad un ulteriore cassa integrazione per il 2008 senza che la proprietà faccia effettivamente oggi tutte le azioni che gli sono dovute per salvare l’azienda.

Si deve procedere rapidamente alla separazione netta tra ruoli e funzioni della proprietà da quelli della gestione per accelerare il processo di riposizionamento sul mercato attraverso una forte innovazione dei prodotti ma anche della organizzazione aziendale e nel contempo verificando tutte le possibilità di individuare delle partnership utili a rafforzare il gruppo ma mantenendone l’unitarietà  e nel contempo tutti i siti produttivi esistenti in Italia.

La Fiom chiede a tutti i lavoratori di partecipare alle assemblee informative e di condividere questo giudizio nonché la necessità che se non si verificassero risposte positive e atti che si muovono nella direzione che abbiamo indicato di essere protagonisti dello stato di agitazione e di difesa della propria condizione che sarà necessaria mettere in atto.

 

                                                                               Fiom nazionale

 

Roma, 27 marzo 2007