Erano presenti strutture sindacali della Fim, della
Fiom, della Uilm di Treviso, Belluno, Vicenza, Udine, Prato, delegate e
delegati eletti nella RSU delle aziende De Longhi, Elba, Climaveneta, Di
Radiators, Ariete. E’ stata unanimemente condivisa la scelta compiuta
dalla RSU De Longhi e da Fim, Fiom e Uilm di Treviso di contrastare,
anche con la mobilitazione e la lotta di tutte le lavoratrici ed i
lavoratori, la decisione assunta dalla Direzione del Gruppo De Longhi di
delocalizzare in Cina le attività manifatturiere per la produzione dei
piccoli elettrodomestici, attualmente svolte negli stabilimenti
trevigiani, con conseguente apertura di una procedura, attivata dall’Azienda
il 3 Gennaio 2005, di mobilità/licenziamento per 650 dipendenti. Tutto fino ad ora è avvenuto al di fuori di un
qualsiasi progetto industriale preventivamente discusso e confrontato
con le organizzazioni sindacali e la rappresentanza eletta dai
dipendenti. Le lavoratrici ed i lavoratori dipendenti del Gruppo De
Longhi, in questi anni con la loro intelligenza ed attività lavorativa,
hanno permesso all’Azienda di crescere, fino a farla diventare un
grande ed articolato Gruppo annoverabile tra quelli in posizione di
leadership nel settore. Allo stesso tempo è stata considerata non condivisibile
la scelta di separare nettamente le attività di progettazione e
produzione, perché così si impoverisce il tessuto industriale,
produttivo e sociale del nostro territorio,e si trasforma in semplice
attività commerciale la natura e l’ identità dell’ impresa
disperdendo il saper fare delle persone nel lavoro. C’è una profonda differenza tra un processo teso ad
internazionalizzare una impresa e la sua capacità di competere ed
innovare i prodotti ed un processo di pura delocalizzazione produttiva
tesa semplicemente ad abbassare i costi. Ed in questo ultimo caso non è accettabile che i
finanziamenti pubblici siano in ultima analisi utilizzati a sostenere i
profitti delle imprese danneggiando ed impoverendo il nostro sistema
produttivo ed industriale. Per queste ragioni è stato unanimemente deciso: -
di proclamare per giovedì 10
Febbraio 2005 una giornata nazionale di mobilitazione in tutte le
aziende del Gruppo con 8 ore di sciopero negli stabilimenti di Treviso e
4 ore di sciopero in tutti gli altri stabilimenti. -
Lo sciopero è a sostegno della
richiesta avanzata da Fim, Fiom, Uilm di Treviso di ritiro della
procedura di mobilità, di salvaguardia di tutti i siti produttivi, di
definizione di un vero piano industriale che riguardi tutte le attività
ed i prodotti realizzati nel gruppo, di ricostruzione e qualificazione
di un adeguato sistema di relazioni sindacali ed industriali capace di
dare risposta ai problemi occupazionali in termini di stabilità,
formazione e riqualificazione professionale, miglioramento delle
condizioni di lavoro e dell’organizzazione della produzione. -
Di richiedere l’intervento del
Governo e delle Istituzioni Locali attraverso un intervento del
Ministero dell’Industria e del Commercio Estero che istituisca un
tavolo di confronto e negoziazione per la definizione di un vero piano
industriale di tutte le attività e di tutti i prodotti del Gruppo De
Longhi capace di affrontare l’insieme delle problematiche che
riguardano le lavoratrici ed i lavoratori che operano lungo tutta la
filiera produttiva in un ottica di difesa dell’ occupazione e
qualificazione del nostro sistema industriale. -
Di rendere permanente il
coordinamento della attività sindacale nei vari stabilimenti del gruppo
De Longhi attraverso la circolazione delle informazioni, la discussione
collettiva e l’utilizzo di tutti gli strumenti legislativi e
contrattuali previsti in materia di relazioni sindacali ed industriali. -
Di realizzare in ogni stabilimento e
luogo di lavoro nel Gruppo De Longhi, assemblee con tutti i dipendenti
per discutere della situazione e preparare la giornata di mobilitazione
del 10 Febbraio. Roma, 3 febbraio 2005 |