Posizione della Cgil in merito al Decreto in materia di previdenza complementare

 

 

Pubblichiamo la nuova dura presa di posizione della Cgil in merito all'andamento della vicenda relativa al Decreto in materia di previdenza complementare.

Si avvicina il probabile epilogo dell'iter legislativo (per non decadere il provvedimento deve essere approvato entro il 6 ottobre) ed è sempre più probabile che vengano adottate soluzioni negative, in contrasto con gli impegni presi dal governo con le organizzazioni sindacali e il vasto arco di associazioni che hanno gestito unitariiamente il confronto con il il Ministro del Welfare.

 

(U.S. Cgil) Roma 29 sett – “Il parere espresso dalle Commissioni lavoro di Camera e Senato sul decreto in materia di previdenza complementare ha confermato la piena subalternità politica e culturale della maggioranza a banche e assicurazioni – è quanto afferma in una dichiarazione la segretaria confederale della Cgil Morena Piccinini - 

Non ci sembra un caso, infatti, che nel testo troviamo esattamente tutte le osservazioni e pressioni che in questi mesi Abi e Ania hanno espresso e proprio sui punti più qualificanti delle modifiche che il ministro Maroni si era impegnato ad apportare sul testo originario del decreto. Addirittura, se possibile, vengono peggiorati i contenuti del medesimo decreto originario.

Scandalosa è la motivazione con la quale le commissioni esigono che venga stravolto il ruolo della contrattazione aziendale, legittimando la rappresentanza dei lavoratori anche in capo a soggetti esterni alle organizzazioni sindacali (magari le stesse banche e assicurazioni) con titolarità a istituire forme di previdenza complementare e realizzando uno sgorbio giuridico e un oltraggio alle relazioni sindacali consolidate anche per legge. Ebbene la motivazione di tutto ciò sta nella esigenza “di garantire livelli accettabili di libertà economica sia per i lavoratori che per le aziende”!!!

I lavoratori non hanno alcun bisogno che la loro libertà economica sia garantita da banche e assicurazioni; piuttosto avrebbero bisogno di essere tutelati dalla libertà economica di banche e assicurazioni.

Di conseguenza a queste modifiche sollecitate dalle commissioni, è evidente che tutta la questione del diritto e della portabilità del contributo del datore di lavoro viene subordinata a questo principio, rimettendo in discussione il ruolo della contrattazione e cambiando la natura giuridica del contributo definito contrattualmente, per di più cambiandone per legge finalità e destinazione.

Tante altre sono le enormità inaccettabili contenute nel parere.

Ma ce n’è una che le supera tutte: di fatto si subordina la possibilità per il lavoratore di aderire alla previdenza complementare all’accesso al  credito agevolato da parte dell’impresa da cui dipende. Non è più, di conseguenza, un diritto soggettivo del lavoratore, ma un diritto subordinato al rapporto tra l’impresa e le banche che dovrebbero erogare il credito.

Come Cgil – prosegue Piccinini - continuiamo a sostenere la necessità che le imprese non abbiano aggravi economici per la messa a disposizione del TFR e che le compensazioni siano certe e trasparenti, ma non potremo mai accettare che il diritto del lavoratore sia subordinato dalle condizioni del datore di lavoro nel suo rapporto con il credito.Se il governo non è in grado di trovare le risorse e le modalità adeguate alle esigenze poste e alla normativa europea, lasci perdere, ripensi tutta la materia e si dia il tempo necessario, ma eviti pasticci che renderebbero ancor più negativi i tanti problemi contenuti nella legge di riforma previdenziale.

Ora tutta la responsabilità ricade sul ministro e sul governo. Chi ha preso impegni verso 23 organizzazioni rappresentanti degli interessi dei lavoratori e delle imprese, ora è chiamato ad un atto di responsabilità per corrispondere a quegli impegni formalmente assunti – conclude Piccinini”.