Difetto d'informazione
Rassegna sindacale n.25, del 30 giugno 2006
Il brivido è durato solo 48 ore. Sembrava che sul tormentato cammino della previdenza complementare – da tempo alla ricerca di stabilità, per poter crescere – un nuovo ostacolo sbarrasse la strada al (ri)lancio del secondo pilastro della previdenza. Invece il presidente dell’Abi ha assicurato che l’accordo sul Fondo di garanzia per il credito agevolato c’è. La disdetta dell’accordo era solo una “fermata tecnica”, già risolta. Meno male, perché già così il sistema delle imprese, in particolare quello delle pmi, manifesta un’ampia dose di riserve a favorire in concreto il processo di adesione dei lavoratori ai fondi negoziali. E ciò nonostante che la legge n. 252 prescriva le misure di compensazione a favore delle imprese (deduzioni dal reddito d’impresa, eliminazione del Fondo di garanzia presso l’Inps per le imprese che invieranno i flussi del tfr ai fondi pensione e istituzione del Fondo per il credito). Il dibattito negli ultimi mesi si è prevalentemente concentrato attorno alla discutibile equiparazione tra fondi negoziali di categoria, fondi aperti, e polizze previdenziali: il mercato assicurativo spinge per partecipare alla spartizione con i propri prodotti; i fondi negoziali vogliono salvaguardare le prerogative di strumenti solidali, privi di fini di lucro. Ma il problema principale, da tempo un pò in ombra, è quello delle adesioni. Le aziende, in particolare le piccole e piccolissime, più che guardare al significato della nuova riforma (impostata ben 13 anni fa), si concentrano sempre più sui costi a loro carico, punto e basta. Le parti istitutive, che qua e là hanno mantenuto riserve sull’intero percorso di riforma, faticano (salvo lodevoli eccezioni) a distribuire un’adeguata informazione ai lavoratori, aiutate in questo dalle ripetute incertezze legislative e dalla mancanza di una campagna d’informazione istituzionale. I lavoratori dal canto loro, in particolare i più giovani, hanno, come si sa, più di un motivo per non volersi separare dal tfr; ma così facendo peggiorano il loro futuro previdenziale. Sarà il caso di fare uno sforzo politico, ognuno per la propria parte, per mettere al centro il diritto dei lavoratori alla tutela previdenziale e quindi il diritto all’informazione.
Gianni Ferrante Coordinatore nazionale Fiom Fondi pensione Roma, 26 giugno 06 |