UN PASTICCIO? NO, GRAZIE!

SI ALLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE NEGOZIALE, SI ALLA LIBERTA’ DI SCELTA SUL TFR

 

E’ dell’agosto 2004 l’approvazione della legge delega per la riforma del sistema previdenziale: una legge fortemente avversata da Cgil, Cisl e Uil sia nel metodo che nei contenuti.

Dopo tre anni di gestazione della legge, il governo sta ora cercando di dare alla luce, senza un reale confronto con i sindacati, i decreti attuativi che dovrebbero fornire a quel provvedimento gli strumenti per funzionare.

Tra questi decreti è di particolare gravità quello relativo alla destinazione del Trattamento di fine rapporto (Tfr). Il rischio concreto è di veder stravolti i principi su cui si sono costruite le riforme previdenziali degli anni ’90, ovvero un sistema previdenziale fondato su due pilastri: la previdenza pubblica (che deve restare punto di riferimento principale), e la previdenza integrativa di tipo collettivo e contrattuale.

Le scelte del governo stanno tentando di imporre soluzioni che da un lato indeboliscono i diritti collettivi e la contrattazione nazionale, dall’altro allargano gli spazi a prodotti finanziari e assicurativi che rispondono solo a logiche di mercato (a cominciare dalle polizze individuali).

In questa logica il governo propone di equiparare tra loro strumenti che oggi non sono uguali. Ad esempio, si vogliono equiparare ai Fondi contrattuali, tipo Cometa, quelli regionali, che, invece, sono una realtà sostanzialmente inesistente; oppure i cosiddetti fondi aperti, promossi da banche e assicurazioni, che, a oggi, non sono in grado di offrire quei costi, quella trasparenza di funzionamento, quell’assoggettamento a controlli sociali e giuridici che invece sono garantiti dai fondi complementari negoziali.

COMETA e FONDAPI, per limitarci ai Fondi dei metalmeccanici, sono associazioni senza fini di lucro, hanno costi per l’iscritto più bassi di altri strumenti similari, vedono i lavoratori e le organizzazioni sindacali nei propri organismi di decisione.

 

Per riaffermare la validità dei principi che hanno regolato fin qui la previdenza complementare, Cgil, Cisl e Uil, insieme a Confindustria, Confapi e altre sigle, hanno inviato al governo, a metà febbraio ’05, una “Intesa comune” per chiarire i loro orientamenti:

1.         priorità ai fondi negoziali nel collocamento del Tfr (in particolare nel caso di tacito assenso, ovvero quando il lavoratore non avesse esplicitato per iscritto la propria volontà);

2.         priorità della contrattazione collettiva nel decidere la collocazione (“portabilità”) del Tfr tra le diverse forme previdenziali disponibili;

3.         diritto dei lavoratori di essere informati sulle scelte che li riguardano (Pubblicità Progresso);

4.         la necessità di avere un quadro completo e definito delle regole e degli ambiti di utilizzo dei diversi strumenti, evitando di varare prima l’equiparazione tra le diverse forme di previdenza e poi, in un secondo momento, le regole sul trasferimento del Tfr;

5.         il Fondo da istituire presso l’Inps (ai fini della devoluzione del Tfr non altrimenti destinato) deve avere un chiaro carattere residuale, (ad esempio, vi potranno devolvere il Tfr i lavoratori appartenenti a categorie sprovviste di un fondo negoziale) e dovrà rispettare le stesse regole che valgono per la previdenza complementare negoziale.

Ad oggi il governo non ha dato segni di voler tenere conto degli orientamenti di un così vasto schieramento, contribuendo ad alimentare un clima di disaccordo e di rinvii. Non solo, ai problemi precedenti si è aggiunto da ultimo uno scontro interno al governo stesso per cui si vorrebbe sottrarre all’autorità della Covip (creata a suo tempo per vigilare sulla previdenza complementare) l’attività delle assicurazioni che, invece, vogliono occuparsi di previdenza complementare.

La FIOM ha da tempo espresso il suo punto di vista. Partendo dal fatto che il Tfr è salario (differito) dei lavoratori, deve esistere un’effettiva libertà di scelta del lavoratore su dove collocarlo.

Deve esistere quindi la possibilità di lasciare il Tfr in azienda. La FIOM ritiene comunque importante e conveniente per il loro futuro pensionistico che i lavoratori metalmeccanici, soprattutto i più giovani, aderiscano alla previdenza complementare di tipo negoziale (Cometa, Fondapi, Artifond).

E’ inaccettabile che si metta sullo stesso piano – come il governo insiste a voler fare – la previdenza complementare negoziale (frutto della contrattazione sindacale) o i fondi aperti ad adesione collettiva (quando questi saranno in grado di offrire garanzie di costo, trasparenza e controllo sociale) con le polizze assicurative individuali, che sono un puro strumento finanziario, non sono soggette al alcun controllo e hanno costi elevati.

La parità di diritti ha senso solo tra soggetti economici che hanno le stesse finalità e gli stessi obblighi.

La previdenza deve continuare a mantenere il suo pilastro principale nel sistema pubblico e quella integrativa, volontaria, deve conservare il suo carattere collettivo e contrattuale!

Libertà di scelta nella destinazione del Tfr e sviluppo della previdenza complementare negoziale!

 

Marzo 2005